Luigi Giampaolino, Presidente della Corte dei conti, è stato sentito in audizione dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, sul Documento di economia e finanza 2011. La Corte ha valutato positivamente il Documento, che recepisce le nuove regole europee, innovando significativamente l’impianto della documentazione che sorregge la prossima sessione di bilancio. In particolare, è stata apprezzata l’alta qualità delle informazioni tecniche e metodologiche alla base delle proiezioni tendenziali e programmatiche relative al periodo 2011-2014, che ha consentito di colmare una delle carenze che più volte anche la Corte aveva evidenziato negli anni precedenti, con riferimento ai principali documenti programmatici. Non mancano, tuttavia, alcune perplessità. In particolare, è stato evidenziato come sia assunto un andamento tendenziale del bilancio pubblico meno favorevole di quello adottato nella Decisione di finanza pubblica dello scorso settembre, nonostante che il consuntivo per il 2010, diffuso dall’Istat lo scorso 1° marzo, presenti risultati migliori di quelli preventivati nella Decisione di finanza pubblica (DFP) 2011- 2013. Tale scenario parrebbe comportare, al fine di conseguire l’obiettivo di sostanziale pareggio di bilancio, fissato dal Programma di stabilità per il 2014, una manovra correttiva, ipotesi che, ad avviso della Corte, desta qualche perplessità, anche alla luce degli andamenti della finanza pubblica influenzati dal permanere di condizioni di crescita lenta, che riducono la dinamica del gettito e rendono più difficile sostenere i costi di un programma di riduzione della spesa pubblica. Il problema irrisolto nel nuovo scenario, sempre ad avviso della Corte, appare dunque quello legato alla perdurante difficoltà dell’economia italiana a recuperare ritmi di sviluppo in linea con quelli prevalenti negli altri Paesi europei che sono più speditamente avviati a recuperare i tassi di crescita pre-crisi. Ad avviso della Corte, infatti, se da un lato il documento adotta un approccio pienamente coerente con le raccomandazioni europee e con gli obiettivi di ripristino della stabilità finanziaria, prevedendo numerose misure con un impatto basso o nullo sui conti pubblici, ma con significativi effetti sull’economia, dall’altro l’impostazione ha solo in parte natura programmatica essendo prevalentemente orientato a consolidare ex-post, all’interno di un organico programma di riforme, le azioni già intraprese. Condivisibile, peraltro, è la decisione di non sovraccaricare gli scenari con provvedimenti sui quali il Parlamento non ha ancora dato il suo assenso. Ciò nondimeno, la Corte rileva come l’impulso espansivo del programma di riforme fin qui attuato risulti limitato, non essendo sufficiente a condurre i valori di crescita in prossimità di quel 2% che rappresenterebbe il valore in grado di conciliare l’obiettivo di riduzione congiunta dell’indebitamento e del debito pubblico, come richiesto dalle nuove regole europee.