Con il Decreto omnibus, il Governo abroga le norme per la realizzazione delle centrali nucleari in Italia e fa marcia indietro sul piano energetico basato sull’atomo. O almeno così sembrerebbe. Il disastro di Fukushima, infatti, ha definitivamente segnato le sorti del referendum che, il 12 giugno, avrebbe portato gli italiani a dire la propria su acqua, legittimo impedimento e, appunto, nucleare. Un referendum decisamente scomodo se si considera che si posiziona tra le elezioni provinciali a maggio e le regionali a ottobre e che, ora come ora, rischia di non poter essere portato avanti. Sarà la Cassazione, infatti, che dovrà decidere se quanto abrogato sarà sufficiente per cancellare il quesito dal referendum. Intanto, l’Idv, promotore della consultazione diretta del popolo, promette battaglia e chiede al presidente Napolitano di non promulgare il decreto. Sul tema abbiamo ascoltato proprio il leader del partito, Antonio Di Pietro.
Onorevole Di Pietro, a seguito del decreto, la Cassazione potrebbe non ritenere più opportuno chiamare gli italiani a dare il proprio parere sul nucleare. Questa decisione influirà anche sui restanti quesiti?
“Il 12 e il 13 giugno si voterà comunque per i due quesiti fondamentali che sono, il primo, per dire no alla privatizzazione dell’acqua e il secondo, ancora più importante, per dire no ad una legge che non sia uguale per tutti, no ad un Governo che fa leggi ad personam, no ad una giustizia solo a favore dei delinquenti e dei poteri. Tutto questo accadrà tra il 12 e il 13 giugno quando tutti saranno chiamati a votare anche con riferimento al nucleare perché, vede, superando il quorum si manda un messaggio forte e chiaro ovvero che il cittadino non vuole il nucleare mai. Invece, questa legge è posta in modo tale che da un lato apre all’abrogazione del nucleare ma, dall’altro, si riserva di ripristinarlo entro un anno. Lo scopo è soltanto quello di abrogare il referendum”.
In quanto promotori del referendum, come si muoverà l’Idv?
“L’Italia del Valori sta cercando, prima di tutto, di intervenire sull’emendamento governativo per fare in modo che non sia solo una interruzione temporanea, come è previsto adesso, della costruzione delle centrali nucleari, ma che divenga una interruzione definitiva. Vorrei segnalare ai lettori il trucco di questa proposta governativa. Il Governo ha sempre detto che vuole fare 13 centrali. Noi dell’Idv abbiamo chiesto ai cittadini se vogliono effettivamente realizzarle. Il Governo ha fatto un emendamento in cui ha detto, in due articoli, che, preso atto che c’è un referendum abrogativo, questo lo si elimina in modo che non c’è il referendum. Poi, c’è un secondo articolo che dice che entro un anno, il Governo si riserva, tramite l’Agenzia per il nucleare, di ripresentare il progetto addirittura sentiti solo Parlamento e Regioni. È chiaro che in questa situazione, noi cerchiamo di far revocare questo articolo che fa rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta e, in secondo luogo, in Cassazione faremo presente che è una legge truffa. Ci stiamo rivolgendo anche al Capo dello Stato affinchè egli, ultimo e supremo garante della Costituzione, non firmi una legge contraddittoria in cui, da una parte dà e dall’altra prende”.
Come lei ben sa, il progetto sul nucleare è partito nel 2009 quando fu sottoscritto il primo accordo con la Francia per la realizzazione di quattro centrali. Con questo dietro front del Governo, che ripercussioni ci saranno per l’Italia?
“Non succederà niente con la Francia perché il Governo non ha fatto nessun passo indietro. Semplicemente prenderanno accordi tra di loro per far passare l’estate e continuare a fare i loro intrallazzi. Il grave non sta nel non aver rispettato gli accordi con la Francia. Il grave sta nel fare accordi sottobanco con le ditte francesi che fanno nucleare alla faccia degli italiani che volevano esprimersi”.
Questo tema porta all’attenzione anche la questione dei finanziamenti alle rinnovabili di cui le associazioni di categoria non sono soddisfatte, tanto che manifestano contro il IV Conto energia. Se il Governo ha effettivamente scelto di non portare avanti il nucleare allora non crede che il disincentivo alle fonti pulite sia una contraddizione?
“Al Governo non interessano le rinnovabili. lo si evidenzia soprattutto dal fatto che hanno tolto gli incentivi ma soprattutto li hanno tolti con effetto retroattivo, il che è più grave perché sta mettendo in ginocchio moltissime ditte. L’obiettivo è il nucleare dove a lavorare saranno in pochi e a guadagnare sempre gli stessi. Per questo noi dell’Idv abbiamo fatto sinergia con il settore delle energie rinnovabili perché, in questo modo, facciamo sapere al cittadino che non è che dobbiamo morire solo di nucleare ma ci sono altre soluzioni meno costose, più pulite e immediatamente utilizzabili”.
Il problema dell’approvvigionamento energetico è strettamente legato anche alle guerre in atto. Si veda la Libia a cui noi siamo molto legati da questo punto di vista. In un momento di crisi economica, gli immigrati che stanno giungendo sulle nostre coste potrebbero essere un’ottima forza lavoro e di sviluppo del Paese. Crede che il Governo la stia sfruttando adeguatamente?
“Noi abbiamo innanzitutto bisogno di dare una speranza di occupazione e lavoro ai quattro milioni di giovani italiani che non hanno alcun futuro perché non c’è lacuna politica governativa che si sta portando avanti. Anche nel settore energetico, l’unica branca in grado di produrre occupazione e lavoro ovvero quello delle rinnovabili, è stato disincentivato. Certamente, con queste politiche governative, non ci sarà spazio né per gli italiani per gli stranieri. Stiamo all’anticamera della rivolta sociale. Questo Governo continua a suonare l’arpa mentre il Paese brucia”.
Se si vogliono raggiungere degli obiettivi di sviluppo, si rende necessaria anche l’integrazione sociale di queste persone. Una integrazione, però, messa da parte in favore di un dialogo con l’Europa teso piuttosto a spalmare i migranti non solo sul nostro territorio. A cosa sta portando la politica sugli immigrati scelta dal Governo?
“Non c’è alcuna politica tesa ad integrare l’immigrato in quanto tale. Tant’è vero che il Governo Berlusconi ha previsto che l’immigrato, solo perché irregolare e non perché ha commesso reato, venga considerato un criminale. Noi siamo convinti che gli italiani e gli immigrati dobbiamo distinguerli dal colore della pelle o dalla provenienza ma se sono persone per bene o disoneste”.
Carmela Mariano