Il procuratore capo della Corte penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, ha chiesto oggi ai giudici del tribunale di emettere un mandato di cattura internazionale per crimini contro l’umanità nei confronti del leader libico Muammar Gheddafi, del figlio Saif al Islam e del capo dei servizi segreti libici Abdullah al Senoussi. “Abbiamo prove enormi: siamo praticamente pronti ad andare al processo”, ha detto il procuratore, secondo cui le evidenze raccolte dimostrano che i tre si incontravano per pianificare le operazioni di repressione. Ocampo ha poi riferito che “tutti i paesi hanno cooperato” con l’inchiesta condotta dall’ufficio del procuratore della Corte. Ora i giudici della Cpi dovranno decidere se accogliere o meno la richiesta del pubblico ministero. Il procuratore il 26 febbraio era stato chiamato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e aveva annunciato il 3 marzo l’apertura di una inchiesta per crimini contro l’umanità commessi in Libia dalla metà di febbraio a carico di otto persone in totale fra cui il colonnello Gheddafi e tre dei suoi figli.
Le accuse al Rais. Secondo il procuratore, le prove raccolte dimostrano che il Rais ha “personalmente ordinato” attacchi contro civili libici disarmati, nelle loro case e negli uffici pubblici, e che ha sparato usando l’artiglieria pesante. Moreno Ocampo ha citato episodi precisi di violenza commessi contro partecipanti a funerali o persone che uscivano dalla moschee. Violenze che – ha detto – “vengono pianificate in appositeriunioni” e compiute anche contro presunti colpevoli – le cui liste vengono preparate su ordine di Gheddafi – che vengono “arrestati, imprigionati e torturati e poi spariscono nel nulla”. Per il procuratore il colonnello ha compiuto e sta tuttora compiendo questi crimini “per preservare il suo potere assoluto”, che esercita ricorrendo “sistematicamente” alla paura. A sostegno delle prove, l’ufficio del procuratore può portare “molti testimoni”, che al momento sono sotto protezione. I libici che sono fuori dalla Libia “hanno paura, ma è il momento di fermare i crimini e parlare”, ha esortato il procuratore. Se i giudici accoglieranno la richiesta della procura, dovranno essere “le autorità libiche” ad eseguire il mandato di cattura perché “sono loro che hanno la responsabilità di catturare i responsabili che si trovano su territorio libico”. L’applicazione dell’ordine di arresto “è un segnale contro chi continua a compiere crimini”, ha concluso Moreno Ocampo.
Frattini: “regime con le ore contate”. Intanto il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenuto a Mattino Cinque, è tornato a parlare delle sorti del leader libico. “Il regime di Ghieddafi ha le ore contate: non è solo quello che noi speriamo, ma ci sono messaggi che cominciano ad arrivare dal cerchio ristretto dei suoi fedelissimi. Alcuni di loro”, ha aggiunto il ministro, “hanno parlato sotto copertura e cominciano a dire che il colonnello cerca una via d’uscita onorevole: non essere ucciso e trovare un luogo dove ritirarsi e scomparire per sempre”. Frattini ha detto che la comunità internazionale lavora con le Nazioni Unite per cercare un esilio al colonnello: “Lavoriamo affinché si trovi una via d’uscita politica che tolga di scena il dittatore e la sua famiglia e permetta la costituzione di un governo di riconciliazione nazionale”. Il ministro ha poi rassicurato che il nuovo governo libico garantirà un freno all’ondata migratoria verso l’Italia. “Il presidente del Consiglio nazionale di Bengasi ha già detto sia al presidente Napolitano che al presidente Berlusconi che, nel momento in cui assumessero il governo dell’intera Libia, gli sbarchi saranno bloccati”, ha spiegato Frattini. “E’ loro interesse mostrare alla Comunità internazionale che la collaborazione sarà addirittura migliore di quella che c’era con Gheddafi”.
Fonte: La Repubblica