Stresa: un convegno sul ruolo centrale degli anziani nella società

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Chi sono gli anziani oggi? Soggetti di assistenza? Cittadini che sostengono le generazioni più giovani? Persone coinvolte nella comunità in attività di volontariato?
Queste alcune delle domande a cui si è cercato di dare una risposta con il convegno tenutosi a Stresa e promosso dalla Provincia del Verbano Cusio Ossola e dal Centro Maderna, unico centro di documentazione sulla condizione anziana esistente in Italia, in collaborazione con la Regione Piemonte, la Città di Stresa, l’ASL del VCO, l’Ordine dei Medici del VCO, Anni Azzurri, Avenance, InterFarmaci Italia, la Casa dell’Anziano Massimo Lagostina e Hartmann.

“Essere anziani oggi significa avere una prospettiva di vita di alcune decine di anni, anni nei quali è sempre più probabile godere di buona salute grazie ai progressi della medicina e all’innalzamento del livello culturale e di informazione della popolazione. Lo scenario che si prospetta andando in pensione offre nuovi ruoli da ricoprire e nuove opportunità di impegno e svago” ha evidenziato nel suo intervento il Presidente della Provincia del Verbano Cusio Ossola Massimo Nobili.

“Come amministratori – ha aggiunto Nobili – dobbiamo anche chiederci se le politiche locali sanno dare spazio al potenziale espresso da questa nuova generazione e se esistono percorsi che consentano di arrivare preparati al pensionamento. Questo in particolare in un territorio come il VCO, che, stando ha dati recenti, ha un indice di vecchiaia di quasi il 193%. Ogni cento under 14 ci sono circa il doppio di persone entrate nella terza età. Un dato nettamente superiore sia al 178% piemontese sia al 144% italiano”.
“Televisione e carta stampata ci trasmettono un’immagine secondo cui gli anziani sono tutte persone da assistere o, all’opposto, giovanilisti super attivi: in ciascuna di queste due fotografie per gli anziani può essere difficile riconoscersi. E’ per questo che abbiamo voluto lanciare un concorso nazionale di cortometraggi Il vecchio corto, la cui premiazione è prevista il prossimo dicembre. La partecipazione al concorso è gratuita ed è aperta a scuole, università, enti non profit, associazioni di volontariato e singoli autori” ha spiegato Anna Maria Melloni, direttrice del Centro Maderna e con Maurizio De Paoli, caporedattore di Famiglia Cristiana, moderatrice del convegno stresiano.

Tutte le informazioni sul concorso cinematografico Il vecchio corto sono reperibili sul sito www.anzianioggi.org. La durata del video non deve superare i 7 minuti e la scadenza per il loro invio è il prossimo 7 ottobre. Al primo classificato verrà riconosciuto un premio in denaro di 3.000 euro, 1.500 al secondo e 500 al terzo.

Intervenuti in qualità di relatori sono stati: Giuseppe Altamore, Direttore del mensile Club3 Vivere in armonia; Dante Bellamio, Formatore esperto di Pre Retirement Education – membro del Comitato Scientifico Associazione Nestore; Francesco Belletti, Direttore Cisf Centro Internazionale Studi Famiglia – Presidente Forum delle Associazioni Familiari; Cristiana Bianchi, Responsabile Ufficio Salute Comune di Torino – Coordinatore Tecnico Progetto Europeo RING – TransferRING Supports for Caregivers; Fabio Di Stefano, Direttore S.O.C. Geriatria VCO, Giordana Ferri, Responsabile area progettazione e ricerca di Fondazione HousingSociale; Romano Madera, Professore di Filosofia Morale e di Pratiche Filosofiche all’Università di Milano Bicocca; Domitilla Melloni, Centro Maderna – Analista filosofa e pedagogista, docente di Philo, Scuola superiore di pratiche filosofiche Milano, membro della Società di Analisi Biografica a Orientamento Filosofico Sabof; Nicoletta Nicoletti, Responsabile Infermieristico Dipartimento Salute Anziani Azienda Sanitaria Locale Torino 2; Marco Trabucchi, Università degli studi di Roma “Tor Vergata” e direttore scientifico Gruppo di Ricerca Geriatrica di Brescia; Silvia Vegetti Finzi, Psicologa psicoterapeuta – Scrittrice.

Tra gli interventi anche quello di Guidina Dal Sasso, olimpionica di sci di fondo e attuale Assessore allo Sport e Politiche Sociale della Provincia del Verbano Cusio Ossola, affiancata dalle testimonianze del cusiano Alberto Peretti, plurimedagliato nella categoria sci alpino master over 86, e del verbanese Enzo Azzoni, ottantenne campione di atletica. “Due meravigliosi atleti – afferma Dal Sasso – che ai più giovani hanno da insegnare in fatto di tecnica, di segreti del mestiere, ma ancora di più hanno tanto da dire riguardo ai valori autentici dello sport. Forza fisica mai disgiunta da forza interiore, una passione che non ti lascia mai solo, che nella sua pratica crea legami e amicizie. Sport quindi per contrastare i processi di invecchiamento psico-fisico e arma contro la solitudine”.

Nell’intervento di apertura il Dottor Trabucchi ha sottolineato come le attuali tendenze della medicina non considerino il processo d’invecchiamento come una malattia e lo sforzo della società di oggi debba essere quella di aiutare a vivere bene una fase della vita caratterizzata dalla cronicizzazione di patologie. L’intervento di Trabucchi si è focalizzato sulle ‘storture’ di una società liquida, colpita dalla mancanza di speranza collettiva, dalla crisi dell’approccio religioso all’esistenza, dal crollo delle grandi ideologie. Tutto ciò non favorisce un approccio all’anzianità in grado di dare risposte alla domanda ‘che senso ha invecchiare?’. L’ascolto e la relazione – al di là di tutte le risposte concrete che possono dare medicina e sistema sociale – sono indispensabili. Questo compito va svolto dalla politica che deve restituire al mondo una società in cui l’anziano non deve sentirsi estraneo, che non capisce e dalla quale viene indirettamente allontanato, estromesso.

Qui di seguito alcuni ‘abstract’ del convegno.

Francesco Belletti – IL RUOLO DEGLI ANZIANI NELLA SOCIETA’ E NELLA FAMIGLIA
Il discorso pubblico sugli anziani oggi è ambivalente; da un lato si sottolineano nuovi modi, attivi, di essere anziani, dall’altro emerge con frequenza una sorta di “allarme” per la presenza di persone che, uscite dalla “vita attiva” (quella lavorativa, beninteso), realisticamente chiedono e chiederanno crescente aiuto, solidarietà, servizi.
Occorre quindi chiarire se e quanto esiste una “emergenza anziani”, e se e quanto, sul versante opposto, una crescente presenza di anziani sia una “buona notizia”.
1. Un grande assente nelle politiche del Paese: la solidarietà tra le generazioni
La riflessione sulla condizione e sul ruolo degli anziani non può considerarli come “categoria isolata”, ma deve qualificarne il loro legame con le altre generazioni. Qui emerge una paradossale dinamica di contrapposizione tra legami e relazioni intergenerazionali privati (familiari) e pubblici: i primi sono prevalentemente segnati da forti circuiti solidaristici pluridirezionali, i secondo appaiono fortemente definiti da una “competizione/contrapposizione” tra le generazioni nell’accesso ai “sempre più scarsi” beni pubblici.
2. Quale nuovo welfare per il benessere degli anziani: sfide e possibilità
I sistemi di protezione sociale di welfare (almeno europeo) prevedono forti azioni di sostegno per gli anziani; negli ultimi decenni questo “impegno solidaristico” è in progressiva crisi, e alla ricerca di nuove formule operative, con un duplice obiettivo:
· ricercare la sostenibilità economica di modelli di aiuto sempre più costosi, a fronte di risorse sempre più scarse;
· ricercare una migliore “qualità della vita”, anche attraverso la tutela e il mantenimento dell’autonomia delle persone.
Questo genera una forte domanda di “creatività progettuale”, alla ricerca di maggiore sussidiarietà (protagonismo delle persone, delle famiglie e delle reti sociali) e di maggiore domiciliarità degli interventi.

Silvia Vegetti Finzi – IL RUOLO DEI NONNI NELLA FAMIGLIA DI OGGI
Non esistono più i nonni vecchi di una volta. Quelli di oggi sono per lo più “giovani anziani” attivi, aggiornati, spesso impegnati.
Nel frattempo anche i nipoti sono cambiati e gli elementi di novità si colgono soprattutto nel loro rapporto che è diventato assiduo e amichevole, caratterizzato più dal piacere che dal dovere.
Vera e propria risorsa sociale, i nonni sostengono economicamente le giovani famiglie, si prendono cura dei nipoti piccoli e seguono quelli grandi. In caso di separazione coniugale, costituiscono il principale fattore di stabilità, tanto che spesso si sente dire : “ guai se non ci fossero i miei!”.
Disponibili e presenti, ma anche autonomi e indipendenti, sanno trarre dalla loro funzione un supplemento di gioventù.
E’ indubbio che, aumentando il coinvolgimento, sorgono anche i motivi di attrito ma, in generale, le famiglie riescono a gestire piuttosto bene l’alleanza tra generazioni. Proprio per questo vale la pena di ascoltare le testimonianze dirette dei nonni per conoscere e riflettere su quanto vi è di positivo nei cambiamenti in atto.
Infine i nonni possono aprire, attraverso la trasmissione di ricordi personali e collettivi, nuovi orizzonti di fiducia e di speranza.

Cristiana Bianchi e Nicoletta Nicoletti – QUANDO I GENITORI INVECCHIANO …E SIAMO GIA’ ANZIANI
Il perdurante allungamento della vita che si riscontra ormai da tempo nei paesi più sviluppati porta inevitabilmente con sé alcune criticità. Un ruolo particolare rivestono, per diffusione e onere sociale, le varie forme di demenza: in Italia si contano circa un milione di anziani affetti da queste patologie. In questo scenario la famiglia rappresenta il cardine principale: il caregiver familiare è risorsa e interlocutore principale. I dati indicano che il carico è assunto maggiormente dalle donne, l’età si aggira tra i 50 e i 65 anni. Un terzo dei caregiver familiari è pensionato, il numero è destinato a salire proporzionalmente con il fenomeno dell’aumento dell’invecchiamento. Sorge quindi il problema del prendersi cura di sé e degli altri. E la necessità di modulare il tempo, l’assistenza, il lavoro in modo proporzionale, perché uno sbilanciamento sul prendersi cura del genitore, provoca fenomeni di stress, depressione e restrizione del tempo libero.
Il progetto RING ha individuato un punto nevralgico del problema-demenza: il
caregiver come variabile cruciale del percorso di cura, e gli ha  confezionato un’anima duttile. Un KIT RING composto da strumenti informativi, psicoeducazionali e multimediali sono stati teatro di una estesa sperimentazione. Tutto il percorso educativo ha puntato sulla relazione d’aiuto allestendo un percorso formativo duttile e flessibile. In particolare la Guida di chi si prende cura è un supporto informativo per i caregiver di persone con varie forme di demenza che tratta il decorso della malattia fornendo anche indicazioni pratiche per la cura e per l’accompagnamento alla fine della vita. Molti familiari hanno partecipato ai corsi formativi, e hanno mantenuto contatti nel tempo, creando gruppi spontanei di auto-aiuto per sostenersi e confrontarsi nel complesso percorso di cura.

Fabio Di Stefano – IL SOSTEGNO AI FAMILIARI DEI MALATI DI ALZHEIMER
La famiglia ha un ruolo centrale nella cura e nell’assistenza dei malati affetti da demenza. In particolare, nella programmazione di interventi domiciliari, non si può non riconoscere come l’esistenza di una famiglia efficiente sia indispensabile per realizzare un progetto di cure di qualità superiore. La famiglia è quindi un bene prezioso che va sostenuto e supportato.
La SOC di Geriatria dell’ASL VCO ha sempre avuto particolare attenzione ai familiari dei malati affetti da demenza, prevedendo, fin dal primo contatto ospedaliero con il paziente, una quota di tempo per il colloquio proprio con i familiari e istituendo una linea telefonica diretta di contatto, cosicché il familiare che necessiti di indicazioni circa un problema del proprio parente malato può rapidamente mettersi in contatto con un infermiere con esperienza nel settore o con il geriatra che ha in cura il paziente. Nel 2005 si è dato inizio a dei corsi definiti di “informazione” per i familiari: una serie di incontri durante i quali vengono fornite informazioni sulla demenze, sulle sue complicanze, sulle migliori strategie per farsi carico dei malati al domicilio e sulla rete dei servizi domiciliari e residenziali presenti nel territorio. Ad oggi sono stati effettuati oltre 10 corsi, sempre con il coinvolgimento dei Servizi Sociali.
Nel 2008 è stato organizzato un convegno con il duplice obiettivo di accendere i riflettori sul problema della demenza e di promuovere, allo stesso tempo, la costituzione di un’associazione dei familiari. L’associazione si è costituita e rappresenta oggi un’importante riferimento sul territorio, promuovendo molte iniziative in favore dei malati e dei familiari, tra cui degli incontri periodici di gruppi di auto-mutuo aiuto, coordinati da una psicologa, programmi TV sul tema delle demenze, ecc.. Assieme all’associazione è stato redatto inoltre un opuscolo informativo che viene rilasciato ai familiari al momento della visita specialistica del proprio caro. Nel corso del 2010 è stata effettuata una ricerca che ha verificato le ricadute di questo opuscolo sui familiari. L’esito è solo in parte soddisfacente, in quanto le persone coinvolte, dopo aver letto l’opuscolo hanno sensibilmente migliorato le proprie conoscenze sulla malattia e sulle proprie complicanze ma questo non è stato sufficiente a ridurre lo stress elevato derivante dall’assistenza diretta ai malati.
Lo stress del caregiver si riduce efficacemente quando lo si solleva dai compiti assistenziali. A tal fine l’ASL VCO ha istituito, oltre a 35 posti di ricovero presso i NAT (Nuclei Alzheimer Temporanei) distribuiti su tutta la provincia, anche dei posti di centro diurno Alzheimer e, da meno di un anno, 3 posti per “ricovero breve Alzheimer” (RBA). Questi ultimi vengono utilizzati per accogliere i malati sia per attuare in ambiente protetto modifiche terapeutiche per le alterazioni del comportamento che per aiutare i caregiver a proseguire nell’accudimento al domicilio dei propri cari fornendo periodi di sollievo e di sospensione della loro attività di assistenza.
Anni fa, su iniziativa della Casa dell’Anziano Massimo Lagostina di Omegna, fu attuato per un anno un progetto sperimentale di assistenza domiciliare e presa in carico, sostenuto da una fondazione, rivolto non solo al malato ma anche ai familiari, con il coinvolgimento di varie figure professionali: infermiere, operatore socio-assistenziale, psicologa e un geriatra dell’ASL VCO. il progetto ebbe un ottimo successo anche come gradimento da parte dei familiari.
In conclusione, possiamo affermare come molte cose siano state realizzate nel VCO e che l’attenzione sul tema delle demenze e dei familiari coinvolti sia molto vivo, tuttavia non bisogna perdere di vista le molte cose che ancora rimangono da fare poiché il peso della cura dei malati ricade ancora prevalentemente sulle famiglie.

Romano Madera – NON E’ MAI TROPPO PRESTO NE’ TROPPO TARDI PER COMINCIARE A FILOSOFARE
Non è mai troppo presto né mai troppo tardi per filosofare, così disse Epicuro. La pur bella frase ha senso solo se concepiamo la filosofia non come una attività per specialisti del pensiero logico, ma come attività generalmente umana, come scelta critica di un modo di vivere. Una pratica, un insieme di esercizi, volti a cambiare radicalmente le gerarchie di valore che di fatto guidano le nostre scelte e il nostro sentimento della vita. Proprio da Epicuro abbiamo da imparare che se un vantaggio c’è a distinguere il giovane dal vecchio, è quello che favorisce il vecchio se impara a diventare più saggio, cioè a dirsi la verità, a dirigere i suoi desideri verso ciò che non delude, ad apprezzare l’esistenza, la vita, nel suo semplice darsi.

Dante Bellamio e Domitilla Melloni – PREPARARSI AL PENSIONAMENTO. DALLA STORIA DI VITA AL PROGETTO DI VITA
D. Bellamio
Andare in pensione, uscire dall’età dedicata al lavoro: una transizione spesso auspicata, comunque inevitabile, a cui molti giungono ancora carichi di vigore, ricchi di sapere e di esperienza, e con la prospettiva – quanto meno statistica – di lunghi anni di vita. Una nuova età che si presenta come un cambiamento radicale della propria esistenza: e da un lato ispira preoccupazioni, dall’altro apre occasioni e nuove opportunità. Alle une e alle altre è importante arrivare preparati.

A questa transizione si è sinora prestata in Italia scarsa attenzione. Eppure, via via che aumenta il numero di individui – donne e uomini – ritirati dal lavoro e tuttavia potenzialmente attivi, ci si rende conto che essi costituiscono un patrimonio importante per la società; e che l’abbandono del tradizionale ruolo lavorativo può permettere a gran parte delle persone di indirizzare la propria potenzialità verso obiettivi, finalità e progetti di vita nuovi e diversi, prima impensati, talvolta accantonati.
Quanto più le persone saranno preparate ad affrontare nel modo migliore sia gli ineluttabili disagi dell’età, sia le nuove opportunità del tempo libero, tanto più saranno capaci di tutelare il proprio benessere e costruirsi un periodo di vita sereno e utile a sé, alla società e al contesto in cui vivono.

L’associazione Nestore, ispirandosi a esperienze già da tempo in atto in altri paesi, offre alle persone in procinto di ritirarsi dalla vita di lavoro un apposito programma di formazione, mirato a sviluppare le capacità di:
· affrontare consapevolmente le nuove molteplici opportunità che il passaggio dalla vita lavorata al pensiona mento può presentare;
· riconoscere e valorizzare le proprie risorse personali e professionali, utilizzando l’analisi della propria storia come scoperta di risorse di cui non sempre si è consapevoli;
· costruire progetti di vita a tutela del proprio benessere individuale e come contributo al benessere collettivo.

L’intervento si conclude discutendo due orientamenti che si confrontano in Europa: active ageing, invechiamento attivo vs. happy ageing, invecchiare felicemente.

D. Melloni
I percorsi di preparazione all’invecchiamento e alla vecchiaia non coincidono, se non in parte, con i percorsi di preparazione al pensionamento.
Si tratta di veri e propri percorsi di pratiche filosofiche, finalizzati all’aumento della consapevolezza e sono destinati a persone di qualunque età (alcune esperienze interessantissime e di grande successo furono realizzate dal Centro Maderna negli anni ’90 ed erano destinate ad adolescenti).

Un primo passo nella preparazione all’invecchiamento consiste in un esame approfondito degli stereotipi, dei luoghi comuni, delle narrazioni culturali che descrivono la vecchiaia, per individuarli, riconoscerli spesso come stereotipi condivisi in prima persona e per prepararsi ad affrontarne il peso nel momento dell’invecchiamento. Tali narrazioni sono spesso poco elaborate e rozze: l’invecchiamento di massa della popolazione, infatti, è un fenomeno troppo recente per aver già dato luogo ad elaborazioni culturali complesse. Esse sembrano, inoltre, essere costruite per confronto con la cosiddetta “età di mezzo”.
Eppure, dal confronto tra le narrazioni culturalmente condivise e la storia di vita dell’individuo scaturisce la possibilità di riconoscere un senso alla propria esperienza: narrazioni troppo generiche e soprattutto troppo separate le une dalle altre rischiano di provocare uno smarrimento del filo conduttore dell’esistenza.

Per prepararsi alla vecchiaia è fondamentale riconoscere e integrare tra loro le paure (raccolte nelle narrazioni di solitudine, dipendenza, malattia, perdita…) e i desideri (raccolti nelle narrazioni di vecchiaia attiva, appagata, autonoma, ben inserita socialmente…). Imprescindibile, dunque, un lavoro di profonda consapevolezza del corpo, con i suoi cambiamenti, i suoi limiti ma anche le aperture verso un nuovo modo di sentire e di mettersi in relazione. Il limite, cercato e sfidato nelle età precedenti come via per arrivare alla conoscenza di sé, può ora essere accolto e integrato e condurre a una consapevolezza altrettanto o addirittura maggiormente profonda.

Per accogliere la vecchiaia in modo aperto e senza rassegnazione è necessario non confonderla con una finta prosecuzione della giovinezza, che al contrario provocherebbe nascondimenti e senso di sconfitta. Solo così si potrà raggiungere una serenità in grado di affrontare due delle grandi paure che sembrano connotare la vecchiaia non preparata: la paura della morte e la paura della vita vuota di significato.

Assumere serenamente e con gradualità il senso dei propri limiti è un passaggio fondamentale nella capacità di accettare l’ultimo limite della vita, la morte, che potrà giungere allora come compimento dell’esistenza e non come sua brusca, inaccettabile interruzione. Su questo senso di pienezza e completezza di vita si basa qualunque possibilità dell’uomo di trascendere se stesso per andare solidalmente incontro al mondo, agli altri, ai propri progetti, ai propri desideri.

Giuseppe Altamore – IL VALORE ECONOMICO DEL LAVORO DEGLI ANZIANI
Ci sono milioni di ultra-sessantacinquenni, nonni e nonne delle nostre città e dei nostri paesi, che non si rassegnano ad andare “in pensione”, nel senso tradizionale del termine. Attivi più che mai, con uno spirito decisamente meno competitivo dei tempi della prestazione professionale, questi esponenti della “terza età”, ma è un termine ormai desueto, rappresentano ormai un anello indispensabile dell’organizzazione sociale: sono loro il nuovo welfare. Soprattutto verso le nuove famiglie, che trovano nei genitori un sostegno umano e a tante volte anche esplicitamente finanziario, senza il quale le coppie non si arrischierebbero forse a metter su casa.
Molti di loro non ci pensano due volte a mettere mano ai risparmi di una vita per ristrutturare casa e dare il primo appartamento ai figli prossimi alle nozze o per fargli spiccare il volo verso mete lontane dove frequentare prestigiose università o fare le prime esperienze professionali.
Il “lavoro” degli anziani, che dalla “terza” ormai si allungano sulla “quarta” età, fino alla soglia dei novant’anni, rappresenta così uno spaccato interessante del modo di funzionare della nostra società.
Lo rivela chiaramente la ricerca commissionata recentemente dalla rivista Club3-Vivere in armonia alla società Coesis Research, dal titolo “Il tesoretto degli anziani”. Dalla ricerca risulta che il 59% degli over 55 hanno dato una mano ai figli che hanno “messo su famiglia”. Si tratta di soldi sborsati soprattutto per sostenere le spese del matrimonio (nel 61% dei casi) o per contribuire all’acquisto della prima casa (47%). Un altro 50%, poi, rivela di aver dato aiuti concreti alle nuove famiglie dedicando loro parte del proprio tempo, soprattutto nel momento dell’arrivo dei figli: il 75% dei nonni si è preso cura dei piccoli durante l’orario di lavoro dei genitori e un altro 35% se ne è occupato in caso di malattia, quando i bambini dovevano restare a casa da scuola.
A quantificare il “lavoro” dei nonni italiani ha contribuito recentemente uno studio dell’Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali) su dati Istat non recentissimi ma comunque significativi. Ne è risultata una cifra da capogiro: 18,3 miliardi di euro l’anno. A tanto ammonta, secondo lo studio “Il capitale sociale degli anziani. Stime sul valore dell’attività non retribuita”, il valore delle attività di aiuto informale da parte dei nonni, soprattutto nel sostegno ai carichi familiari e nelle organizzazioni di volontariato. Espresso in termini economico-monetari assoluti, il valore del lavoro degli anziani equivarrebbe dunque all’1,2% del Pil.
Solo per la cura dei nipoti, calcola l’istituto di ricerche, l’impegno dei nonni può arrivare a essere paragonato a un monte retribuzioni di 13,8 miliardi di euro l’anno.
Dei quasi sette milioni di nonni italiani, oltre cinque milioni e novecentomila si prende cura dei propri nipoti, in misura e modalità diverse: parliamo di un impegno che va da 103 a 194 milioni di ore ogni quattro settimane. Il valore del “lavoro dei nonni” – in termini di equivalente retributivo – potrebbe dunque ammontare a una cifra compresa tra 566.600.094 (minimo) e 1.063.541.378 di euro (massimo) per quattro settimane. Se si considera il risparmio assicurato dal lavoro dei nonni nella cura dei nipoti, esso si può quantificare in una cifra compresa tra i 495.600.000 euro e i 1.321.600.000 euro annui.