Inps: in Italia erogati 16 milioni di pensioni. Una su due è sotto i 500 euro

0
447

Illustrato a Montecitorio il Rapporto annuale 2010 dell’Istituto. Alle donne, pur titolari del 54% degli “assegni”, va il 45% dei redditi complessivi. Il presidente Mastrapasqua: “Il sistema tiene, ma bisognerà lavorare più a lungo”. Sacconi esclude futuri interventi sul fronte delle riforme.

Una pensione su tre è erogata dall’Inps, cui fa riferimento il 23% della popolazione italiana. Il numero complessivo degli “assegni” staccati per chi si è ritirato dal lavoro al 31 dicembre 2009 è pari a 16.042.360, cui si aggiungono oltre 2,7 milioni di prestazioni erogate agli invalidi civili. Il 78% delle pensioni erogate dall’Istituto è di natura previdenziale, il restante 22% è di tipo assistenziale. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale 2010 dell’Inps, presentato a Roma, dal presidente, Antonio Mastrapasqua, a Montecitorio. Tra le pensioni vigenti, 10.176.818 sono le pensioni ai lavoratori dipendenti, 4.145.300 a quelli autonomi, 245.220 a quelli iscritti alla Gestione separata. In termini di categoria di pensione, il 65,6% è costituito da trattamenti di vecchiaia e anzianità, il 9,2% da pensioni di invalidità e inabilità e il 25,2% da pensioni ai superstiti.

Meno pensionati maschi, ma a loro il 55% dei redditi. I pensionati Inps sono 13.846.138, il 54% donne e il 46% uomini ai quali – per il maggiore importo medio dei trattamenti percepiti – è destinato il 55% dei redditi pensionistici. Il 74% dei titolari ha più di 64 anni e il 23% presenta un’età compresa tra 40 e 64 anni. I percettori di una sola pensione a carico dell’Istituto sono il 74% del totale: 7,2 milioni ricevono sole pensioni di vecchiaia; 1,3 milioni sole pensioni ai superstiti e 717mila sole pensioni di invalidità previdenziale. I beneficiari di sole pensioni assistenziali sono 1,5 milioni mentre 1,4 milioni sono i percettori di prestazioni assistenziali associate a quelle di tipo previdenziale.

Una pensione su due è sotto i 500 euro. Per quanto riguarda gli importi, una pensione su due è sotto i 500 euro: cifra che, inoltre, riguarda anche il 61% delle pensioni erogate dall’Inps alle donne a fronte del 36% per gli uomini. Il rapporto evidenzia, così, come dall’esame per classe e sesso emergano notevoli differenze nella distribuzione. Nella classe di importo immediatamente successiva – da 500 a mille euro mensili – continuano a prevalere le pensioni femminili con il 30,5% rispetto al 24,9% delle pensioni maschili. L’andamento si inverte nelle classi di importo più elevato, laddove le pensioni dei titolari maschi presentano pesi percentuali nettamente più significativi: il 18,9% tra i mille e i 1.500 euro mensili (contro il 5,6% per le donne) e il 20,2% con importi superiori ai 1.500 euro mensili (a fronte di appena il 2,6% per le pensioni erogate alle donne).

Utilizzata meno della metà delle ore di Cig autorizzate. Le ore autorizzate nel 2010 per le prestazioni di cassa integrazione guadagni ordinaria, straordinaria e straordinaria in deroga, sono state 1.203,6 milioni con una variazione del 31,7% rispetto ai 914 milioni di ore autorizzate nel 2009. Il livello di utilizzo reale dello strumento è stato nel 2010 del 49,1% (pari a 590,8 mln di ore) a fronte del 65,4% registrato nell’anno precedente. L’importo totale erogato per il sostegno al reddito, comprensivo della disoccupazione, è stato di 19,7 mld di euro. Per quanto riguarda i trattamenti economici di malattia la spesa nel 2010 risulta pari a 2.003 milioni di euro, con un numero totale di beneficiari che si attesta su un valore prossimo a 1,9 milioni di unità. Per i trattamenti economici di maternità, la spesa totale è stata pari a 2.626 milioni di euro. La spesa per gli interventi a sostegno della famiglia ammonta a 5.226 milioni di euro, di cui la quota maggiore – pari a 3.967 milioni – riguarda gli assegni al nucleo familiare per i lavoratori dipendenti.

Recuperati 670 milioni di contributi evasi. Le attività dell’Inps finalizzate alle riscossioni derivanti dal recupero crediti hanno consentito di incassare nel 2010 circa 6,4 miliardi di euro, in crescita dell’11% rispetto al 2009 e in crescita del 72% nell’ultimo quinquennio. Nel corso del 2010, ancora, l’Istituto ha effettuato 88.123 accertamenti ispettivi di cui 67.955 hanno dato esito irregolare. Le imprese in nero e i lavoratori autonomi non iscritti sono risultati 16.670 e 77.636 i lavoratori irregolari e in nero. Sono stati accertati 669 milioni di euro di contributi evasi, di cui 377 milioni per lavoro nero.

Mastrapasqua: “Il sistema tiene, ma bisogna lavorare più a lungo”. “La pensione ci sarà. Anche per i giovani”, ha commentato, riferendosi al rapporto, Mastrapasqua. “Ma la qualità della loro pensione di domani si costruisce oggi, agganciata sempre di più al destino del sistema Paese. Accanto alla necessità della crescita economica del sistema, c’è una necessità che deve essere ribadita ai giovani e ai meno giovani: bisogna lavorare più a lungo. La fuga dal lavoro è un approccio incompatibile con l’allungamento dell’età anagrafica”. Secondo Mastrapasqua – che ha ricordato che, nel 2010, attraverso l’Inps sono stati erogati quasi 20 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali – “la riforma delle pensioni definita poco meno di un anno fa ha chiuso un cantiere, avendo costruito un edificio solido, stabile, indicato ormai dall’Europa come un modello”.

Sacconi: “Nessun nuovo intervento sulle pensioni”. “Il sistema previdenziale è stabile e non ci sono ragioni” per nuovi interventi: questo il commento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, in merito ai dati enunciati dall’Inps. Sacconi ha sottolineato, così, che la stabilità del sistema è riconosciuta da tutte le istituzioni e che non ci sarà “nessun nuovo intervento nel settore pensionistico”. Se il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ha valutato i risultati del rapporto come effetto diretto della riforma introdotta dal ministero, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha rimarcato il ruolo del welfare come uno dei motori per il superamento della crisi.

“In questa fase occorrono, pertanto, politiche lungimiranti in grado di garantire la piena sostenibilità del modello sociale”, ha detto Fini, “attraverso misure orientate a favorire sia l’incremento della natalità, dal momento che la demografia è il fattore di cambiamento più importante dei prossimi decenni, sia l’incremento dei tassi di occupazione regolare”.