Moody’s non si ferma: dopo aver avvisato, venerdì scorso, di un possibile taglio del rating del debito italiano, l’agenzia ha messo sotto osservazioni le principali società partecipate (Enel, Eni, Finmeccanica, Poste e Terna) nonché 23 tra città, province, regioni ed enti. La decisione dell’agenzia di rating, si legge in un comunicato, è una diretta conseguenza dell’annuncio di venerdì scorso.
A rischio downgrade – fa sapere ancora Moody’s – le province autonome di Trento e Bolzano, la Basilicata, l’Emilia Romagna, la Liguria, la Lombardia, le Marche, la Sicilia, la Toscana, l’Umbria e il Veneto; le province di Arezzo, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Torino; le città di Bologna, Firenze, Milano, Siena, Venezia; la Cassa del Trentino e Finlombarda.
“Per le province autonome di Trento e Bolzano e per la regione Lombardia, la revisione si focalizzerà sui fattori istituzionali che hanno consentito ai loro rating di restare sopra al livello nazionale”, mette in evidenza Moody’s, ricordando che Trento e Bolzano hanno un rating Aaa e la regione Lombardia Aa1. “Per Trento e Bolzano questo include lo status costituzionale unico che consente loro un grado di isolamento dai fattori macroeconomici e finanziari che impattano sul rating sovrano. La Lombardia non ha uno status costituzionale speciale di provincia autonoma, è la maggiore regione italiana e rappresenta il 20% della produzione economica nazionale. Ha mantenuto una perfomance finanziaria molto forte negli
ultimi anni”.
Per quanto riguarda le società partecipate, i rating attuali sono A2 per Enel, Aa3 per Eni, A3 per Finmeccanica, Aa2 per Poste e A2 per Terna. Oltre che sulle caratteristiche specifiche di ogni società, nella propria valutazione Moody’s, in generale, “si concentrerà sui singoli profili di liquidità e sull’esposizione al contesto macroeconomico italiano”.
Venerdì scorso, Moody’s ha confermato per l’Italia l’attuale valutazione ad Aa2, ma ha avvisato di un possibile taglio in futuro 1 nel caso in cui il Paese non riesca a far fronte ai principali profili di rischio citati dagli analisti dell’agenzia: in particolare le sfide sul fronte della crescita, dovute a debolezze strutturali e una probabile crescita dei tassi di interesse nel prossimo futuro; i rischi collegati all’attuazione dei piani di consolidamento dei conti pubblici che sono richiesti per ridurre l’indebitamento e mantenerlo a livelli sostenibili; e quelli collegati al cambiamento delle condizioni di finanziamento per i Paesi europei con alti livelli di debito. A scontare, oggi, la decisione dell’agenzia, è stata la Borsa di Milano 2, che ha lasciato sul terreno un sostanzioso 2%.
Un mese fa, il 20 maggio, la seconda agenzia internazionale, Standard&Poor’s, aveva tagliato da stabile a negativo l’outlook sul debito dell’Italia, citando le attuali deboli prospettive di crescita e l’incerto impegno politico per attuare riforme che stimolino la produttività. Di sviluppo ha parlato anche Moody’s, sottolineando che la “revisione del rating si concentrerà soprattutto sulle prospettive di crescita per l’economia italiana nei prossimi anni, ed in particolare sulla rimozione di importanti e strutturali colli di bottiglia che possono frenare la ripresa economica nel medio termine”. Sotto il faro dell’agenzia di rating finirà anche “l’abilità del governo nel raggiungere ambiziosi obiettivi di consolidamento dei conti pubblici”, anche alla luce del possibile aumento dei tassi di interesse. Nel caso dovesse arrivare un taglio, sarebbe il primo per l’Italia da parte di Moody’s da oltre quindici anni, visto che le ultime due azioni (nel 1996 e nel 2002) avevano portato ad un aumento del rating.