MILANO – Mattinata da brivido per le banche a Piazza Affari. A fronte di un comparto europeo che accusa ribassi limitati, gli istituti italiani sono venduti pesantemente in Borsa, su voci di ogni tipo, e tutte negative. A livello continentale il sottoindice di comparto segna -0,37%, a Milano a metà mattinata le banche sono andate a picco, con più sospensioni al ribasso, anche per i big Unicredit e Intesa Sanpaolo. L’indice Ftse Mib aveav toccato il 2% al ribasso, poi ha dimezzato le perdite. Gli investitori sono molto spaventati, sembra che il via al movimento sia originato da enormi ordini di vendita dei grossi clienti esteri su Unicredit, cui tutti, prima di conoscere i motivi, si sono accodati temendo problemi di rischio paese per i maggiori istituti. Nelle ultime battute c’è stato un piccolo recupero, anche se Unicredit continua a non fare prezzo per troppo ribasso, con un calo teorico dell’8% a 1,327 euro, Intesa Sanpaolo -2,8%, Mps -3%, Bpm -3,7%.
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La sofferenza delle banche italiane, molte delle quali alle prese con ricapitalizzazioni delicate per adeguarsi ai nuovi criteri di Basilea 3, è stata grande sui mercati nelle ultime settimane, con altissima volatilità e prezzi in ribasso che hanno riavvicinato ai minimi storici del 2008-2009, ben inferiori al valore di libro degli istituti. In uno scenario più che incerto, a pochi giorni da voto decisivo sul nuovo piano di austerità della Grecia, timori e voci speculative si fondono.
Tra gli operatori principali c’è chi dice, citando un blog del Financial Times, che gli stress test sulle banche di tutta Europa saranno piu severi, mettendo in difficoltà gli istituti meno capitalizzati. Chi poi parla delle probabilità che Unicredit debba fare un terzo aumento di capitale, probabilità in aumento data la situazione. Unicredit è un istituto “scoperto” anche sul fronte della ricapitalizzazione di Fondiaria-Sai, che parte lunedì e la banca di Piazza Cordusio si è impegnata a sottoscrivere, per salvaguardare il gruppo in crisi verso cui è molto esposta. Tra i desk, poi, c’è chi teme che, dopo l’avvio di revisione al ribasso del rating di Moody’s 2sui principali istituti del paese, anche Standard & Poor’s possa fare altrettanto. Entrambe le agenzie americane hanno messo, giorni fa, il merito di credito dell’Italia sotto osservazione per un possibile taglio. Già, perchè poi ci sono anche i problemi dell’italia, costretta tra un debito pubblico elevato, una crescita sempre modesta, una manovra da 40 miliardi tutta da inventare. E con i rumori di fondo delle intercettazioni emerse dall’inchiesta P4, che affrescano un paese in cui il governo e le classi dirigenti – anche bancarie, in qualche occasione – sono poco incisivi e alla mercé dei consigli e desiderata del faccendiere Luigi Bisignani.
Le banche in Europa. L’ondata di vendite che sta spingendo in profondo rosso le banche italiane al momento risparmia i big europei, che in gran parte fanno segnare cali limitati. A livello continentale il sottoindice di comparto segna -0,37%. La peggiore è Natixis (-4,02%) a Parigi, mentre sul listino francese il Credit Agricole segna -0,69% e Bnp Paribas -0,62%. A Londra Lloyds cede l’1,15% e Barclays l’1,13%, mentre a Zurigo il Credit Suisse scivola dello 0,93%. Addirittura positiva Ubs (+0,12%). Le Borse europee proseguono la seduta in rialzo Londra, Francoforte e Parigi guadagnano quasi un punto percentuale.
Wall Street apre debole. Apertura debole per Wall Street. Il Dow Jones sale dello 0,03% a 12.051,96 punti, il Nasdaq avanza dello 0,02% a 2.681,44 punti mentre lo S&P 500 lascia sul terreno lo 0,20% a 2.680,92 punti