Nasce Consulta Uffici Stampa, Asr: “migliorare la figura dell’ufficio stampa in Italia”

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Addetto Stampa. Un giornalista, un portavoce o un ruolo inqualificabile? Questo è l’intrigo. Sembra quasi una barzelletta, ma molti uomini della strada non conoscono a fondo il vero ruolo dell’addetto stampa all’interno di un ente privato o pubblico.La maggior parte dei luoghi di lavoro disconosce per poca conoscenza del tipo di lavoro o per sua spontanea volontà, l’addetto stampa nel suo effettivo ruolo giornalistico. Chi lavora in un ufficio stampa, sia esso presente all’interno di un’azienda privata o una pubblica amministrazione è un giornalista a tutti gli effetti che funge da organo d’informazione fra l’ente stesso e gli organi istituzionali e, come tale, dovrebbe essere iscritto all’ordine dei giornalisti e avere un contratto di lavoro di tipo giornalistico con tanto di piano contributivo gestito dall’Inpgi. Undici anni fa entro in vigore la legge 250/2000 che purtroppo, pur essendo una legge dello stato, è disattesa. Si dice che le leggi siano un insieme di norme scritte, nate per essere applicate e rispettate, ma da un bel po’ di anni in Italia il concetto di applicazione lascia molto a desiderare. Chi è il vero responsabile di questa situazione anomala e umiliante per gli addetti stampa? L’ordine nazionale dei giornalisti e le sue sedi regionali, la FNSI e l’Associazione Stampa Romana da tempo cercano di capire le cause del problema, ma soprattutto di studiare insieme un lavoro collettivo per presentare delle proposte che, se accolte, un domani potrebbe migliorare la situazione all’interno dei vari uffici stampa. L’importante convegno di ieri mattina, presso la sede della FNSI a Roma, in Corso Vittorio Emanuele, ha visto nascere la prima Consulta degli Uffici Stampa. Un nuovo organo dell’Associazione Stampa Romana che sorge con un unico scopo, restituire l’onore alla figura dell’ufficio stampa e dei suoi dipendenti, denigrato per troppo tempo.

Il problema che ruota attorno alla figura degli uffici stampa non nasce con la mancata applicazione della legge 250/2000, ma dallo storico convegno di Salerno del 1970 che segnò il cambio di un’era per gli uffici stampa nel nostro paese”. E’ quanto ha dichiarato Gino Falleri, vice presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Presidente della Commissione Uffici Stampa della FNSI, intervenuto ieri a questo importante dibattito insieme al segretario generale FNSI, Giovanni Rossi, al Consigliere Nazionale della stessa FNSI, Beatrice Curci, al responsabile della Consulta Uffici Stampa- Asr, Giuseppe Cesaro e al Segretario Generale dell’Associazione Stampa Romana, Paolo Butturini che ha diretto e coordinato gli interventi dei presenti. I dati parlano chiaro: 1 addetto stampa su 5 non è iscritto all’ordine, il 56% ha un semplice contratto di pubblico impiego, il 10% ha un contratto FNSI- FIEG e solo il 6,8% ha un rapporto di lavoro disciplinato dalle norme contenute nella legge 250/2000. Senza tralasciare i numerosi colleghi che lavorano con contratti a progetto, co. co. co o a parita iva e i tanti giovani aspiranti giornalisti d’oggi che hanno difficoltà abnormi per accedere alla professione. Bisogna abbattere le forche “gaudine” e fondamentale è stato il questionario al quale hanno risposto molti responsabili di uffici stampa delle varie zone d’Italia che vogliono contratti migliori e un trattamento economico degno della professione che svolgono. L’Associazione Stampa Romana ha dato il via a questo lavoro con l’obiettivo di portare una nuova era dentro gli uffici stampa. Il motto è chiaro, “chi nasce giornalista deve crescere professionalmente e morire giornalista”. Il desiderio di una riqualificazione della professione non deve rimanere un’utopia.

Marco Chinicò
Fonte: Corriere Informazione