Reggio Emilia merita di essere considerata come sede per la Borsa del Parmigiano Reggiano. Il Consiglio provinciale, presieduto da Gianluca Chierici, ha approvato all’unanimità un ordine del giorno presentato dai consiglieri del Pd Paolo Croci, Umberto Beltrami, Andrea Zini, Dumas Iori, Vera Romiti e da Rudy Baccarani (Idv) e discusso con urgenza perché anche l’opzione di Reggio Emilia sia valutata come – si legge nel documento – “concreta opportunità per l’insediamento della Commissione Unica per la Quotazione del Parmigiano Reggiano, soluzione che potrebbe garantire una maggior coesione nell’ambito del sistema produttivo comprensoriale ed una maggior aderenza dell’operato della borsa del Parmigiano Reggiano alle esigenze degli allevatori”.
Nell’ordine del giorno, che ha avuto il sostegno di tutto il Consiglio provinciale, si è chiesto alla Giunta di presentare ai soggetti interessati una serie di considerazioni.
“Il Parmigiano Reggiano, prodotto nel comprensorio costituito dalle province di Reggio Emilia, Parma, Modena, e parte di Mantova e Bologna, è stato finora quotato nelle Camere di Commercio di Reggio, Parma, Mantova, Modena e Milano; la situazione nelle diverse province non è omogenea e registra differenze di valutazione tra le diverse aree con quotazioni spesso maggiori sulle piazze emiliane, dove viene realizzata la gran parte della produzione, rispetto a quelle lombarde; si è ravvisata da tempo la necessità di far convergere in un’unica piazza del comprensorio emiliano la contrattazione del prezzo in modo da garantire maggiore trasparenza e permettere ai caseifici di affrontare con maggior potere contrattuale una domanda sempre più concentrata ed agguerrita”.
“Le Camere di Commercio emiliane avrebbero già trovato un accordo finalizzato a insediare a Parma la Borsa Unica. A Parma operano già l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), il comitato Europass, e in quella città è già insediata la Borsa unica per la quotazione delle carni. La gestione di problematiche che interessano un’area vasta come quella del comprensorio di produzione del Parmigiano Reggiano può essere garantita meglio con il più ampio coinvolgimento dei territori interessati, operando secondo il principio di una larga condivisione delle scelte strategiche tra le istituzioni, piuttosto che secondo quello di una semplice concentrazione delle funzioni”.
Nell’ordine del giorno, quindi, si specifica che “Reggio Emilia, anche sede del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano e con una maggiore consistenza numerica di caseifici cooperativi, partecipati e gestiti dagli stessi produttori, rispetto a Parma presenta tutti i requisiti per essere considerata idonea ad ospitare la Borsa Unica”.
Nel corso del dibattito, Romano Albertini della Lega Nord ha fatto notare che “la Provincia si scopre con nervi scoperti in un ambito in cui credevo fosse più forte visto che è il nostro territorio è il maggiore produttore di Parmigiano Reggiano. Nonostante mi pare che Reggio arrivi sempre dopo, mi sento di appoggiare il contenuto e le intenzioni di questo ordine del giorno”. Albertini ha aggiunto di non capire “perché la Provincia di Parma ha tutte queste considerazioni nel settore agricoltura” ed ha aggiunto di sperare che “non ci sia la chiusura totale della Camera di Commercio, anche se la scelta di Parma sembra una delle tante decisioni prese dall’alto”.
Anche Giuseppe Pagliani, capogruppo del Pdl, ritiene “giusta” la richiesta dell’assessore provinciale all’agricoltura Roberta Rivi, “una sollecitazione da fare, opportuna e gradita”. “Ho vissuto male che Parma abbia ricevuto la borsa merci delle carni, benché non sia capitale in questo settore rispetto a Reggio – ha detto Pagliani – Credo che mantenere nel nostro territorio il prezzo di riferimento di un prodotto che è realizzato qui per la maggior parte e che non è commercializzato solo da noi, è di centralità assoluta”.
L’assessore Roberta Rivi ha espresso “piacere che il Consiglio si possa esprimere positivamente sul tema. A Reggio c’è la maggioranza delle latterie, è prima nelle produzioni e qui sono stati votati i prezzi più alti. Mesi fa Parma è diventata borsa per le carni, secondo le modalità con cui è stata scelta anche per il Parmigiano Reggiano. Tuttavia, in questo ambito, Parma è meno strutturata”.
L’assessore Rivi ha chiarito che “in un discorso di area vasta, concentrare tutto a Parma non mi pare sia di tutela e di vantaggio per gli altri territori. Dobbiamo fare, piuttosto, sistema. Il Parmigiano Reggiano è da vedersi non solo nella parte economica, ma anche in quella culturale. Oggi ho inviato una lettera per chiedere un incontro tra associazioni di categoria, Centrali operative, Camera di Commercio e Consorzio di tutela, per una verifica. Perdere le battaglie si può, ma bisogna combatterle”.