Andria, Miscioscia: “Tutelare la qualità del nostro olio”

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“Sono diverse le riviste e le guide che descrivono oli extravergine di qualità che consentono di soddisfare le esigenze ed i gusti più disparati dei consumatori, rappresentando nel contempo, la storia e la tradizione olivicola sia culturale che paesaggistica di un territorio. Per questo è apprezzabile lo sforzo che diverse aziende olivicole di Andria profondono per far conoscere ed apprezzare il nostro ottimo olio di qualità assoluta da cultivar “Coratina”, come di recente riconosciuto dalla guida agli oli extravergini 2011 di Slow Food con la menzione tra le altre, delle tre olive all’Azienda Agrolio dei f.lli Agresti.

Andria è una delle realtà produttive tra le più importanti nel panorama olivicolo nazionale caratterizzato da un territorio tra i più olivetati d’Europa, che pian piano, grazie all’impegno di diverse aziende che producono olio extravergine di cultivar “Coratina”, incomincia a ritagliarsi il meritato ruolo che gli compete. Un ruolo che si sta tentando di migliorare sia con la costituzione di un grande consorzio di produttori sia con una con una incisiva politica di marketing che punti sulla qualità garantita e costante, sulla diffusione e la conoscenza del suo territorio e delle caratteristiche chimico-organolettiche dell’olio extravergine della nostra cultivar “Coratina”.

Tutelare e garantire la qualità del nostro olio dovrebbe essere il vero obiettivo della DOP Terra di Bari e la rivisitazione del nuovo disciplinare, fatto salva la giusta introduzione della valutazione organolettica e della quantità di Metil ed Etil esteri degli acidi grassi ammissibili, non mi sembra vada nella direzione auspicata a cominciare dall’incremento del numero delle piante per ettaro – elevato a 300 piante – e dalla contemporanea, quanto paradossale, riduzione della quantità di olive prodotte a 80 q.li seguito da “salvo annate eccezionali di produzione”. In pratica si riducono i tradizionali sesti d’impianto determinando l’aumento del numero delle piante per ettaro, snaturando e ridimensionando il valore tradizionale dei nostri oliveti sia sotto il profilo paesaggistico che agro-ambientale. Senza parlare delle caratteristiche che l’olio deve possedere al momento del confezionamento: ha ancora senso parlare di DOP quando il disciplinare prevede parametri quasi identici tra le varie sottozone, nonostante l’evidente differenza chimica ed organolettica tra un olio composto da 80% di coratina che andrebbe incrementato almeno al 90% ed un altro composto da 80% in miscela di coratina e ogliarola? Come si fa a stabilire per la sottozona “Bitonto” una miscela di olio composta da 80% di coratina e ogliarola in modo generico lasciando la discrezione di aggiungervi altro? Chiariamolo una volta per tutte: se l’obiettivo è quello di difendere veramente il valore e la qualità della nostra produzione dalla speculazione di lobby industriali e commerciali garantendo quel valore aggiunto che oggi non è riconosciuto, si abbia il coraggio di cambiare ripensando al ruolo che ha svolto e che dovrebbe svolgere la DOP Terra di Bari con le sue tre sottozone tra le quali spicca quella di Castel del Monte per conquistare nuovi mercati e garantirsi nuovi spazi commerciali.

Allo stato, non mi sembra che la rivisitazione del disciplinare della DOP Terra di Bari vada nella direzione di garantire quella “tutela” e quella “protezione” che i nostri produttori chiedono. Stiamo parlando di garantire e tutelare i “veri” produttori o le imprese commerciali olearie?
Per queste ragioni l’Amministrazione Comunale di Andria, nella qualità di ente esponenziale degli interessi della collettività e, quindi, anche di quelli dei nostri produttori olivicoli ed oleari, con Delibera di Giunta ha approvato l’atto di indirizzo con il quale si costituirà parte civile nei procedimenti penali per reati di frode e sofisticazione che dovessero riguardare il settore della produzione e commercializzazione degli oli extravergini consumati e/o commercializzati sul nostro territorio comunale o che vedano coinvolte anche aziende locali. Una misura necessaria per tutelare e garantire concretamente la reputazione e la credibilità dei nostri produttori di olio, la nostra economia e, soprattutto, l’immagine e gli interessi economici della nostra città”.