Secondo l’ultima indagine di Euler Hermes il colosso dell’assicurazione crediti del gruppo Allianz SpA nel 2010 i casi di crediti commerciali non riscossi nel mondo sono diminuiti del 5% dopo che tra il 2007 ed il 2009 si era registrato un incremento globale del 64%. Secondo gli analisti il trend rispecchia un miglioramento della situazione finanziaria delle imprese tranne che in Italia. Infatti nel Belpaese le cose sono andate meno bene in quanto i casi di crediti non riscossi sono aumentati del 21%.
Anche l’Osservatorio di CRIBIS D&B lancia l’allarme. Il 10% delle imprese italiane presenta una elevata probabilita’ di generare insoluti commerciali nei prossimi 12 mesi. E’ questo quanto emerso dall’analisi sul livello di rischiosita’ delle imprese italiane realizzata a novembre dall’ Osservatorio. Quelle con un basso indice sono poche e in forte calo (meno della meta’ rispetto allo scorso anno): appena il 5,66%.
Negli ultimi due mesi del 2010 infatti, sono ritornati a crescere i casi di insolvenza tra le aziende del nostro paese. L’inversione di tendenza ha iniziato a manifestarsi dopo il periodo estivo vanificando cosi’ il buon andamento che aveva caratterizzato i mesi precedenti, quando il circolo virtuoso dei pagamenti puntuali aveva fatto ben sperare in un rafforzamento della ripresa.
Come sottolineato dalla stessa indagine e come Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, intende ribadire, non sorprende che le grandi aziende presentino rischi di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi al periodo di osservazione piu’ bassi (6% alto rischio, 28% basso) rispetto alle piccole imprese (rischio elevato per il 9% e basso per il 5,04%).
Allo stesso modo non e’ una novita’ che al Nord Italia sia presente una concentrazione maggiore di imprese a bassa rischiosita’ (8%, due punti in piu’ della media nazionale) ma anche una percentuale minore di imprese con rischiosita’ elevata: 6,16% al Nord Est e 7,93% al Nord Ovest.
Tutto l’opposto del Sud e Isole, dove sono ad alto rischio il 13,70% delle imprese e a basso rischio solo il 3,17%.
Bene, a livello settoriale, l’industria estrattiva e il comparto dei servizi finanziari, con il maggior numero di imprese a rischiosita’ bassa (oltre il 16%); il numero minore e’ presente nell’edilizia, con appena l’1,25% del totale. Male anche il commercio all’ingrosso con il 17% di imprese ad alta rischiosita’, bene l’agricoltura con il 4,3%.
Secondo Giovanni D’Agata cifre che fotografano l’allarme nazionale. Ecco l’Italia senza soldi che non riesce più a pagare le rate. L’impresa vive con l’angoscia di trovarsi spalle al muro oramai una condizione sempre più diffusa. Gli italiani stanno soffocando o meglio si aggrappano ai soldi altrui in mano agli strozzini.