Frodi sanitarie, costi stratosferici ed in aumento, a danno dei bilanci degli stati e della collettività

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Mentre l’Italia è persino fuori dall’”European Healthcare Fraud and Corruption Network” (EHFCN), organizzazione belga che coordina organizzazioni pubbliche e private della sanità impegnate nella lotta contro le frodi sanitarie in 10 Paesi.

I costi della sanità aumentano a dismisura a livello globale ed incidono pesantemente nei bilanci di tutte le organizzazioni che si occupano di assistenza sanitaria a partire dalle Nostre regioni, tanto da costituire la maggiore voce di spesa di questi enti. Da tempo però alcuni stati hanno deciso di indagare sulle ragioni della lievitazione di questa voce dei propri bilanci comprendendo che nessuna nazione è immune da un male: le frodi al sistema sanitario.

Per questa ragione e per avviare pratiche virtuose al fine di debellare questa piaga che succhia linfa al bilancio degli stati e delle regioni indebolendo lo stesso concetto di assistenza sanitaria e la loro capacità di fornire le cure essenziali, è stata creata un’organizzazione l’”European Healthcare Fraud and Corruption Network” (EHFCN) con sede in Belgio, che si occupa principalmente di coordinare 23 organizzazioni pubbliche e private nella sanità impegnate nella lotta contro le frodi sanitarie in 10 diversi Paesi al fine di fornire consulenza e coordinamento negli sforzi antifrode alle organizzazioni che le fanno riferimento, dalla Commissione Europa, all’Organizzazione Mondiale della Sanità, dalle Nazioni Unite alle associazioni antifrode nella sanità del Canada, del Sud Africa e della Banca Mondiale.

L’EHFCN unitamente al Centre for Counter Fraud Services (CCFS) – dell’Università di Portsmouth, in Gran Bretagna e da Maclntyre Hudson LLP, ha stilato persino un rapporto il “Financial Cost of Healthcare Fraud Report” – primo rapporto sui costi globali delle frodi in sanità – che è riuscito a stimare i costi globali delle frodi nella sanità. Secondo quanto rilevato, sarebbero ben 180 miliardi gli euro che verrebbero sottratti per il tramite dei vari tipi di frode nei sistemi sanitari di tutto il mondo, ovvero una media del 5,59% della spesa dedicata all’assistenza sanitaria.

L’analisi sviluppata ha documentato una serie di classificazioni di frode: dai farmacisti che dividono una prescrizione di farmaci in più ricette per ottenere soldi extra, alle società farmaceutiche che organizzano cartelli, ai dottori che aumentano i costi di viaggio e abusano dei fondi pubblici, ad esempio con truffe assicurative.

Risulta quindi evidente che il problema delle frodi e della corruzione non ha solo implicazioni etiche, ma anche ingentissime ripercussioni finanziarie che determinano pesanti effetti non solo sui bilanci, ma inevitabilmente anche sui singoli cittadini, poiché ogni euro perso determina conseguenze sulla possibilità di curare chi ne ha bisogno. È stato dimostrato, infatti, che una volta che le perdite sono state individuate e le organizzazioni interessate sono in possesso di dati accurati, le stesse possono essere ridotte fino al 40% in un anno. Il denaro che non viene perso a causa delle frodi può essere impiegato per una migliore cura del paziente e i benefici potenziali per il miglioramento della qualità della vita umana sono pacifici.

Tale rapporto ha avuto senz’alcun dubbio l’utilità di verificare che è possibile misurare la natura e l’estensione delle perdite dovute a comportamenti fraudolenti al fine di porre i relativi rimedi, sempre che tra gli enti che gestiscono la funzione sanitaria vi sia un’assunzione di responsabilità che passi attraverso l’ammissione dell’esistenza di questo tipo di problema.

Cosa che pare non accada in Italia, sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, secondo cui sono centinaia le indagini penali e della Corte dei Conti che riguardano le frodi e la corruzione nella sanità, mentre ancora sino ad oggi non si è affrontato globalmente la questione tant’è che non risulta che alcun ente italiano, di diritto pubblico o privato, né tantomeno il Ministero della Sanità abbia aderito all’”European Healthcare Fraud and Corruption Network” (EHFCN) mentre appare del tutto evidente che nel Belpaese le organizzazioni che si occupano di assistenza sanitaria a partire dalle regioni sino al citato dicastero, non sembra che siano particolarmente concentrate in migliori e più capillari misure anti-frode.

Ed allora nasce il sospetto che in Italia questo sistema che fa acqua da tutte le parti vada ancora bene, nonostante i fatti dimostrino il contrario anche perché, purtroppo la sanità rappresenta un fiorente bacino per la politica dove attingere risorse e consensi.

Siamo certi però che qualche amministratore illuminato voglia invertire la rotta e cercare di porre un argine a questa piaga foriera di danni per tutta la collettività, avviando tutte le misure necessarie per monitorare e cercare di debellare il fenomeno prendendo spunto da quanto si sta già facendo in altri paesi ove si è presa contezza della dimensione del problema e si è deciso, anche attraverso il coordinamento effettuato dalla citata organizzazione internazionale, di mettere in comune gli sforzi e le conoscenze in materia di lotta alle frodi.

Giovanni D’Agata