“La giustizia civile deve essere inserita nel pacchetto di misure per fronteggiare la crisi: il fatto che non ci sia e’ una grave e preoccupante carenza”. Queste le parole del vicepresidente del Csm, Michele Vietti in un’intervista al ‘Corriere della sera’ sul decreto anti-crisi. “La giustizia non e’ una variabile indipendente rispetto al sistema economico; il mercato prima che un luogo economico e’ un luogo giuridico”. La proposta di Vietti è l’introduzione del processo breve “anche per la giustizia civile” in quanto potrebbero sussistere le medesime condizioni di necessità e urgenza richieste per un decreto-legge. Il vicepresidente del CSM individua “tre fronti da aggredire”, tre aspetti che secondo Vietti dovrebbero essere rivisti . Innanzitutto cita “l’abnorme accesso alla giustizia civile” che, mediante un intervento sull’articolo 24 della Costituzione “che impone una tutela unicamente giurisdizionale dei diritti”, dovrebbe essere oggetto di una modifica tesa ad “una scrematura preventiva dei giudizi civili, dirottando su binari alternativi le questioni di tipo bagattellare e previdenziale, che costituiscono la gran parte delle cause civili”. Vietti sostiene inoltre che “ci vuole un robusto filtro pre-contenzioso” ed, ancora, evidenzia la necessità di “un processo breve civile, questo si’ urgente, con durata massima di tre anni per giungere al giudicato, con dei termini rigorosi che rispettino il principio di ragionevole durata fissato dalla Costituzione”. Per Vietti tale proposta potrebbe agganciarsi alla manovra anti-crisi, “nella parte del decreto in cui si riduce il numero delle Province”, così come potrebbe entrare a far parte del decreto “anche quella parte del disegno di legge del governo sullo smaltimento dell’arretrato civile, su cui il Csm ha espresso parere favorevole”.
Nadia F. Poli
Studio Cataldi