Pareri “estivi” arrivano dal Comitato economico e sociale che si è espresso, su richiesta della Commissione europea, sulla revisione del sistema Iva e sull’eliminazione degli ostacoli fiscali alle attività transfrontaliere. Entrambi gli argomenti, sui quali già da tempo gli organi comunitari sono impegnati, rappresentano elementi nevralgici per la politica fiscale europea e per il funzionamento del mercato unico.
Verso una nuova Iva europea
Sul fronte Iva, il Cese ha ampiamente condiviso la decisione dell’esecutivo comunitario di avviare, attraverso la consultazione pubblica del Libro verde lanciata nel dicembre 2010, una sostanziale revisione del sistema vigente in Europa. I cambiamenti da apportare alle regole sull’Iva, secondo quanto indicato dal Cese, dovranno muoversi lungo tre traiettorie principali: diminuzione dei costi operativi per contribuenti e imprese, semplificazione degli adempimenti per le Amministrazioni finanziarie e intensificazione della lotta alle frodi.
Il Comitato sottolinea che, nonostante le entrate provenienti dalla riscossione dell’Iva siano in costante aumento, non è auspicabile un incremento delle aliquote. Dovrebbero, invece, essere eliminate le troppe esenzioni e applicazioni di aliquote ridotte esistenti che, dati alla mano, fanno diminuire del 45% le entrate rispetto a quelle che si potrebbero riscuotere se venisse applicata in tutti i casi l’aliquota normale.
Un altro aspetto affrontato nel parere è costituito dalle operazioni transfrontaliere. In tale ambito, gli esperti del Cese suggeriscono di adottare in modo sempre più generalizzato il meccanismo dell’inversione contabile e di creare uno sportello unico per le imprese.
Inoltre, ampia attenzione è data all’applicazione dell’imposta sui servizi finanziari. Il Comitato, come già espresso nel parere riguardante la Comunicazione della Commissione sulla tassazione del sistema finanziario, ritiene che sia necessario una sostanziale modifica dell’Iva in tale settore.
Fisco europeo: sempre meno confini
Prevenire le discriminazioni tra cittadini di differenti Paesi Ue ed eliminare gli ostacoli alla libera circolazione di persone, beni, servizi e capitali. Questi, secondo il Cese, devono essere gli obiettivi della politica fiscale comunitaria, che dovrebbe in questo momento concentrare i propri sforzi non sull’armonizzazione delle diverse legislazioni tributarie ma sull’eliminazione delle barriere di carattere fiscale. Un obiettivo, quest’ultimo, che la strategia Europa 2020 ha individuato come condizione essenziale per il corretto funzionamento del Mercato unico.
Per il Comitato economico e sociale è necessario intervenire in modo incisivo sul problema della doppia tassazione e sulla sovrapposizione degli adempimenti amministrativi richiesti per lo svolgimento di attività transfrontaliere. Semplificazione delle procedure anche attraverso accordi multi e bilaterali tra i Paesi membri, creazione di sportelli unici presso i quali cittadini e imprese possono pagare le tasse, acquisire informazioni e ricevere la documentazione necessaria per svolgere la propria attività. Questi i punti chiave della proposta del Cese, a cui si aggiunge l’idea di creare un Osservatorio indipendente sulla tassazione transfrontaliera che lavori per i primi tre anni sotto la supervisione della Commissione europea, per poi diventare un’agenzia indipendente. Tra i compiti ad esso assegnati, lo studio delle barriere fiscali alle attività cross-border e la stesura di report periodici che forniscano agli organi Ue consigli su come rimuoverle.
Fonti:
http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.opinions-search
http://www.eesc.europa.eu/
Alessandra Gambadoro
Fisco Oggi