Vibo Valentia: adesione senza precedenti contro l’abolizione dei confini vibonesi

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La sala consiliare gremita, i sindaci vibonesi con la fascia tricolore seduti nelle prime file, il presidente della Provincia di Crotone, gli ex presidenti di quella di Vibo, parlamentari e consiglieri regionali, il vescovo, sindacalisti e rappresentanze del mondo produttivo.
C’erano tutti, o quasi, al Consiglio provinciale di Vibo Valentia, convocato in sessione straordinaria e aperta per approvare un documento di censura contro la norma inserita nella manovra economica di Ferragosto che prevede l’abolizione delle province con meno di 300mila abitanti o con un superficie inferiore a 3mila chilometri quadrati.
Promossa dal presidente della giunta Francesco De Nisi e condivisa da tutti i gruppi consiliari, la seduta aveva lo stesso ordine del giorno del Consiglio provinciale tenutosi ieri a Crotone, l’altra provincia calabrese che rischia la cancellazione.
In apertura del lavori il presidente dell’Assemblea, Giuseppe Barilaro, ha letto il documento sottoscritto insieme a De Nisi e poi approvato all’unanimità dall’Assemblea dopo circa 4 ore di confronto, caratterizzato da toni bipartisan e orientato verso una sonora bocciatura del provvedimento deciso dal governo e attualmente all’attenzione delle commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato, che si riuniranno lunedì per il primo esame della manovra.

Nella sua esposizione, Barilaro ha prima ricordato le motivazioni che hanno portato nel ’92 alla costituzione della Provincia di Vibo Valentia, per poi mettere l’accento sugli effetti negativi che la soppressione dell’Ente potrebbe innescare: «Se ciò si verificasse, il nostro territorio, che conta circa 170.000 abitanti, tornerebbe nei confini provinciali di Catanzaro, riportando indietro il calendario a un’epoca in cui il Vibonese viveva una condizione di forte marginalità istituzionale, aggravata da un’annosa carenza di servizi primari, dalla precarietà della rete viaria e dalla lontananza logistica dal capoluogo calabrese, di cui era in sostanza l’estrema e dimenticata periferia».
La cancellazione, è stato ricordato, comporterebbe anche la contestuale soppressione di presìdi istituzionali che sussistono soltanto su base provinciale – come Prefettura, Questura, Comandi provinciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza, del Corpo forestale, dei Vigili del fuoco, Agenzia delle entrate e Azienda sanitaria provinciale – innescando così inevitabili «effetti depressivi sull’economia locale e sull’occupazione, colpendo in particolar modo il mercato immobiliare e il commercio».
Da qui, la decisione del Consiglio di impegnarsi «a promuovere e adottare tutte le iniziative che verranno ritenute opportune per salvaguardare l’Ente e le sue prerogative amministrative».
Concetti ribaditi nel corso dei vari interventi, a cominciare da quello del presidente De Nisi, che ha sottolineato come la soppressione delle Province «pregiudichi nei territorio più piccoli e marginalizzati ogni prospettiva di sviluppo». «Cancellare questi Enti non significa fare la guerra alla casta – ha continuato -, ma annientare l’identità dei territori, assecondando una spinta populista e demagogica che non si traduce in un reale risparmio per lo Stato, bensì soltanto in gravi disagi per i cittadini». De Nisi, dunque, ha auspicato una sollevazione unanime da parte delle province a rischio di soppressione, «affinché si possa agire insieme contro questo provvedimento». Parole confermate a margine del Consiglio provinciale, quando il presidente vibonese ha annunciato l’intenzione di promuovere la costituzione di un coordinamento nazionale delle Province a rischio soppressione. «Mi sono già attivato per contattare tutti i presidenti delle Amministrazioni coinvolte – ha spiegato al termine della seduta – al fine di organizzare un’incontro a Roma, nella sede dell’Upi, nei primi giorni della prossima settimana».
Dopo De Nisi è stata la volta del presidente della Provincia di Crotone, Stanislao Zurlo, che ha sottolineato innanzitutto la massiccia partecipazione all’Assemblea, lodando in particolare i sindaci che ha definito «veri eroi, antitesi dell’antipolitica, per le enormi difficoltà che quotidianamente devono affrontare». «Questa non è una battaglia ideologica – ha continuato Zurlo -, perché sebbene sia di centrodestra, non posso condividere una politica fatta a colpi di spot che non affronta la sostanza delle cose. Le Province possono anche essere abolite, come chiedono tutti i partiti dell’arco parlamentare, ma non in questo modo, senza cioè una riforma costituzionale che ristrutturi l’articolazione dello Stato».
Di necessarie modifiche alla Costituzione ha parlato anche l’ex senatore Antonino Murmura, padre fondatore della Provincia di Vibo Valentia, tra i più conviti oppositori alla sua cancellazione. «Ancora una volta la legalità costituzionale viene stuprata e calpesta – ha affermato -, perché le Province non possono essere eliminate con legge ordinaria». Murmura ha quindi esortato la Regione a prendere posizione, promuovendo un ricorso costituzionale, ed i Consigli comunali a deliberare in maniera esplicita contro l’abolizione.
Una battaglia difficile che però, secondo Enzo Romeo, primo presidente della Provincia vibonese, si può vincere recuperando «l’entusiasmo degli anni ’90, quando l’Ente fu costituito e cominciò ad operare, a patto di superare gli steccati ideologici e agire insieme, imparando da questa esperienza che uniti si può fare meglio e di più».
Contrario alla cancellazione dei confini provinciali anche il vescovo di Mileto, Luigi Renzo, che ha però invitato a riflettere attentamente sulle difficoltà di questo momento storico, «perché è vero che piccoli Comuni e Province devono continuare ad esistere, ma non si possono ignorare le esigenze di bilancio dello Stato e dunque occorre tagliere i costi della politica, cominciando, ad esempio, dagli stipendi dei consiglieri regionali».
Di «un Governo che naviga a vista, pronto ad ogni furbata per salvare le Province amiche», ha parlato il consigliere regionale Bruno Censore, che si è però detto ottimista sull’esito finale «perché questo provvedimento chiaramente iniquo non supererà l’esame del Parlamento». Censore ha poi rimarcato il silenzio del presidente della Regione sulla questione, annunciando l’intenzione di promuovere una seduta del Consiglio regionale ad hoc.
Critico anche il senatore Francesco Bevilacqua, che ha annunciato la presentazione di un emendamento che preveda l’abolizione di tutte le Province. «Se però la norma dovesse restare quella attuale, voterò contro, a patto che sulla manovra non venga posta la fiducia», ha precisato, suscitando il palese dissenso del pubblico.
Contro «la confusione istituzionale generata da questo provvedimento, che non riassegna le competenze delle Province che verrebbero abolite», ha puntato il dito l’ex parlamentare Michele Ranieli, mentre il vice presidente della commissione Bilancio della Camera, Roberto Occhiuto si è impegnato a difendere le Province nel corso del confronto parlamentare. «Va comunque detto – ha continuato Occhiuto – che i livelli di governo in Italia sono troppi e vanno diminuiti, cominciando dalle Regioni, che da quando esistono hanno determinato un incremento pauroso del debito pubblico».
È stata poi la volta del consigliere regionale ed ex presidente della Provincia Gaetano Bruni, che dopo aver definito la soppressione «un imbroglio ai danni dei cittadini, perché non c’è risparmio ma soltanto disagi», ha lanciato una forte provocazione, molto apprezzata dall’auditorio: «Se il Parlamento non cambierà la decisione del Governo dovremmo per protesta dimetterci in massa, senza eccezioni». «Tutti i partiti sono a favore dell’abolizione delle Province – ha aggiunto Bruni – quindi il problema è politico e va affrontato all’interno dei nostri stessi partiti». Anche Bruni, inoltre, si è detto intenzionato a promuovere la convocazione di un Consiglio regionale che affronti la questione ed esprima il proprio orientamento.
«Di provvedimento insensato», ha parlato il sindaco di Vibo Valentia Nicola D’Agostino, mentre l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino ha auspicato un movimento di massa di protesta animato dai cittadini.
«Fare fronte comune» è anche la ricetta dell’ex parlamentare Romano Carratelli, mentre per l’onorevole Nicodemo Oliverio, «questa è una battaglia di civiltà per tutti i calabresi».
Contro il pericolo che la provincia vibonese si divida e una parte venga annessa a Catanzaro mentre l’altra a Reggio Calabria, ha messo in guardia il consigliere regionale Nazzareno Salerno, che ha esortato ad essere pronti a limitare i danni, nel caso in cui la cancellazione passasse indenne l’esame del Parlamento.
Infine, l’onorevole Mario Tassone ha stigmatizzato fortemente la nuova manovra economica, «perché – ha detto – prevede soltanto tasse e nessuna riforma strutturale».