Le famiglie italiane, un tempo al primo posto in Europa per quota di risparmio, hanno ormai eroso le risorse accumulate ed ora hanno sempre più paura di mettere mano al loro portafoglio. Un italiano su quattro, insomma, rischia di lasciare l’universo della cittadinanza per entrare nell’inferno dei senza diritti. La prova del nove arriva con la pubblicazione dell’indice della fiducia dei consumatori stilato dal Conference Board, che conclude una tornata di dati, tutti dedicati allo stato di salute della fiducia e dei consumi, resi noti anche in Europa e in Italia.
Come sottolinea Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti “, stando a quanto ha riportato il Conference Board, nel mese di agosto l’indice della fiducia dei consumatori è crollato a 44,5 punti, contro i 52 punti stimati dal consensus, e rispetto ai 59,5 punti di luglio.
In mattinata, è stato reso noto infatti il dato europeo sulla fiducia nei confronti dell’economia, il cosiddetto indice sul “sentimento economico”, che viene calcolato dalla Commissione europea: tale dato ha segnato una flessione di 5 punti a 97,3 nell’Unione europea e di 4,7 punti a 98,3 nell’Eurozona.
La fiducia è calata in tutti i comparti: dai servizi al commercio al dettaglio e fra i consumatori. Solo il settore delle costruzioni nell’Eurozona ha registrato un miglioramento.
Anche secondo l’Istat in Italia le vendite al dettaglio a giugno sono diminuite dell’1,2% (dato grezzo) rispetto allo stesso mese del 2010 e dello 0,2% rispetto a maggio (dato destagionalizzato). Si chiudono, cosi’, per il commercio al dettaglio sei mesi negativi, con le vendite che rispetto al primo semestre dello scorso anno diminuiscono dello 0,4% (dato grezzo).
Guardando al comparto, a giugno le vendite dei prodotti alimentari registrano una variazione nulla, restando ferme rispetto allo stesso mese del 2010. Ma a fare peggio e’ il non food, che registra un caduta dell’1,8%. A trascinare al ribasso le vendite di giugno e’, quindi, il settore non alimentare. In particolare, a subire le diminuzioni piu’ marcate sono elettrodomestici, radio, tv e registratori (-5,1%) e supporti magnetici, strumenti musicali (-4,3%). Male anche i comparti prodotti farmaceutici (-3,2%) e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-3,0%). Inoltre, a giugno tornano a soffrire le botteghe e i negozi di quartiere. Infatti, l’Istituto di statistica rileva un calo tendenziale dell’1,9% per le vendite delle imprese operanti su piccole superfici.
Oramai le famiglie a tavola ricercano il prodotto con il prezzo piu’ basso a scapito della qualita’. Anche a giugno l’unica tipologia commerciale che resta su valori moderatamente positivi e’ il discount, con un incremento annuo dell’1,5 per cento. All’opposto, gli ipermercati crollano al meno 1,7 per cento, le botteghe di quartiere al meno 1,5 per cento e i supermercati devono accontentarsi del piu’ 0,4 per cento.
Ancora calano drasticamente i consumi di frutta e agrumi (meno 8,7 per cento), pesce (meno 7,5 per cento), pane (meno 7,1 per cento), latte e formaggi (meno 6,3 per cento), carne rossa (meno 5,1 per cento).
L’Italia è diventata la parente povera d’Europa praticamente il paese è in ginocchio E se la riserva storica del nostro paese è sempre stata la relazione di solidarietà interfamiliare, con le generazioni che si venivano reciprocamente in aiuto, a formare una sorta di ammortizzatore sociale permanente, l’analisi dei numeri proposti dall’Istat evidenzia come ormai anche questo filo stia spezzandosi, causa un sovraccarico che non più in grado di sopportare.