Oggi, giovedì 15 settembre, il presidente Francesco De Nisi sarà a Roma per partecipare alla grande manifestazione promossa da Province, Comuni e Regioni per protestare contro i tagli della Finanziaria e la ventilata soppressione degli Enti locali minori. Il giorno successivo, inoltre, De Nisi prenderà parte a un incontro ristretto promosso dall’Upi (Unione province italiane) con il personale dell’Ufficio legislativo del Senato.
In merito alle motivazioni dell’iniziativa di protesta, De Nisi ha rilasciato al seguente dichiarazione:
«Non si può non sottolineare la contraddittorietà, fino al limite del paradosso, di questa manovra economica, a cominciare dall’ipotesi di soppressione delle Province e dei piccoli Comuni, poi rientrata a causa delle proteste, ma riproposta dal Governo con un disegno di legge costituzionale secondo il quale saranno le Regioni a riordinare in totale autonomia il proprio territorio, creando enti di area vasta simili a quelli contestualmente soppressi. Un paradosso, appunto.
Eppure l’abolizione delle Province comporta benefici finanziari del tutto irrisori, a fronte del venir meno dell’autonomia territoriale e della loro rappresentanza democratica, perché saranno le Regioni a dover stabilire non soltanto quanti enti di area vasta istituire, ma anche le loro funzioni e competenze. In teoria, dunque, le nuove “province” formate da unioni di Comuni, potranno essere anche di più di quelle attualmente esistenti.
Se davvero si voleva incidere in modo significativo sui costi della politica, perché non intervenire sul numero dei parlamentari, sulle relative indennità, benefit e vitalizi? Perché non sopprimere i tantissimi enti ed autorità a carattere non elettivo, dai costi altissimi per il bilancio statale, le cui funzioni possono essere assolte da Stato, Regioni e Province? In tal modo si sarebbero risparmiate somme di gran lunga superiori a quelle derivanti dalla soppressione delle Amministrazioni provinciali e dei relativi confini territoriali. Dal che si deduce chiaramente come tale orientamento miri soltanto a catturare qualche consenso sull’onda dell’imperante, per quanto spesso giustificato, sentimento di antipolitica che alberga nei cittadini.
La nostra protesta, comunque, sarà indirizzata anche contro i pesanti tagli ai trasferimenti statali che stanno mettendo letteralmente in ginocchio Province e Comuni, costretti a loro volta a ridurre prestazioni e servizi, soprattutto nel settore socio-assistenziale. Sicché, per colpa di questi tagli, a pagare saranno ancora un volta le fasce più deboli e bisognose della popolazione. Su questo argomento avremmo voluto sentire parole di critica al governo da parte anche degli esponenti politici ed istituzionali del centrodestra vibonese ma finora, a quanto ci risulta, non ce ne sono state. Eppure credo che anche a loro non stia bene una manovra che si scarica essenzialmente sulle spalle, e le tasche, dei soliti noti, cioè dei ceti medio-bassi. A Roma, dunque, saremo compatti nel dire no a tutto questo, chiedendo una politica economica coerente ed efficace, che punti al risanamento dei conti pubblici ma senza penalizzare ingiustamente i cittadini».
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