La Corte d’appello di Torino ha dichiarato ammissibile la prima class action italiana nei confronti di una banca: si tratta di Intesa Sanpaolo. Oggetto del contendere, le commissioni di scoperto di conto (CSC) applicate a correntisti in rosso ma senza un fido, considerate illegittime e, di conseguenza, da restituire.
Confermando il verdetto emesso dal tribunale nell’aprile scorso, scatta dunque una nuova class action nel nostro Paese. La prima fu quella presentata al tribunale di Milano dal Codacons contro Voden Medical Instruments (per inefficaci test contro l’influenza A).
Questa volta l’azione collettiva è stata avviata da tre correntisti attraverso l’associazione Altroconsumo, che sono riusciti a superare tutte le misure di difesa messe in campo dalla banca per fermare l’iniziativa sul nascere.
Questa class action presentava un caso particolare, ossia la coesistenza in giudizio dei correntisti e dell’associazione. Tuttavia, i dubbi legali sono stati superati dal momento che al rappresentante di Altroconsumo non è attribuita la qualità di parte sostanziale.
A questo punto non resta che aspettare che il tribunale di Torino definisca tempi e modalità di pubblicità dell’azione e di raccolta delle adesioni.
È in questo lasso di tempo che i consumatori interessati – i correntisti Intesa Sanpaolo andati in rosso e che, pur non avendo un fido, dopo il 15 agosto 2009 hanno dovuto pagare la commissione ritenuta dal Tribunale illecita – possono aderire all’azione, tramite il sito dell’associazione, per il rimborso delle voci di spesa non dovute come “Commissione per scoperto di conto” (CSC).
Ricordiamo che in Italia il meccanismo della class action è legittimo soltanto per illeciti commessi a partire dal 16 agosto 2009 (entrata in vigore 1 gennaio 2010, in applicazione di quanto prescritto nel DL Sviluppo). Sul sito di Altroconsumo è ancora possibile compilare la pre-adesione, compilando il form utilizzato per la petizione necessaria per avviare l’azione collettiva.
Alessandro Vinciarelli
Pmi.it