L’effetto congiunto dell’incremento Iva e del perdurare della trasmissione dei passati rincari delle materie prime sui prezzi al consumo comporterà sino a fine anno un’accelerazione della dinamica inflativa oltre il 3%. Ad ottobre il tasso di crescita dovrebbe portarsi al 3.3% per poi invertire la marcia in conseguenza della perdurante crisi dei consumi. In termini prospettici elementi di forte preoccupazione giungono dal comparto delle tariffe pubbliche, che, soprattutto in riferimento a quelle locali, ancora in settembre hanno continuato a registrare aumenti. Sul fronte degli interventi sulla spesa, le manovre estive hanno sancito tagli alle amministrazioni locali (Regioni, Province e Comuni) per un totale di 21 miliardi di euro: un’ulteriore spinta alla dinamica inflativa potrebbe dunque provenire da un incremento di tariffe e prelievi locali già a partire dall’inizio del 2012.
Queste alcune delle principali valutazioni emerse dall’ultima riunione dell’Osservatorio “Prezzi e mercati” dell’INDIS, Istituto dell’Unioncamere specializzato nella distribuzione dei servizi, che periodicamente riunisce operatori delle diverse filiere e rappresentanti delle istituzioni.
Attesi nei prossimi mesi ulteriori aumenti dei prezzi alla produzione dei generi alimentari, già cresciuti di oltre il 5% nell’ultimo anno.
Prezzi alimentari: rincari del 5% per la produzione
Non si è arrestata nei mesi estivi la tendenza al rialzo dei prezzi dei generi alimentari. Negli ultimi dodici mesi, secondo le rilevazioni operate dall’INDIS di Unioncamere presso le centrali d’acquisto della Grande Distribuzione Organizzata, i prezzi alla produzione dei generi alimentari lavorati sono aumentati del 5.5%. Contrariamente all’alimentare confezionato, i prodotti freschi, tra cui frutta e verdura, hanno avviato nelle ultime settimane una fase di rallentamento per effetto della maggiore disponibilità sul mercato domestico.
I rincari che hanno investito i prezzi alla produzione segnalano come le recenti tensioni non siano ancora state interamente riassorbite lungo la filiera produttiva, nonostante l’arretramento del ciclo internazionale, in particolare delle economie emergenti, abbia prodotto una minore pressione della domanda sui mercati a monte e l’arresto delle quotazioni internazionali delle principali materie prime. Le variazioni più importanti riguardano le seguenti referenze: lo zucchero (+21% nell’ultimo anno), il caffè (+19%), l’olio di semi (+18%), il parmigiano reggiano ed il grano padano (entrambi al 13%) e la farina di grano (+12%).
Le anticipazioni indicano che i prezzi continueranno a crescere anche in autunno: aumenti sono attesi per alcuni beni di prima necessità, come la pasta, la carne bovina e la passata di pomodoro. Negli ultimi mesi del 2011 l’inflazione al consumo dei generi alimentari lavorati potrebbe portarsi oltre la soglia del 3%.
L’estate rovente delle manovre anti crisi: quale impatto sui prezzi al consumo?
L’andamento dell’inflazione al consumo sconterà nei prossimi mesi l’effetto delle misure anti crisi introdotte dalle manovre estive. L’intervento correttivo del Governo si è infatti concentrato per i due terzi (per un totale di circa 40 miliardi di euro) sul versante delle entrate: nell’ambito dei provvedimenti accreditati di determinare un ulteriore surriscaldamento dei prezzi al consumo, l’impatto più consistente nell’immediato origina dall’innalzamento di un punto percentuale dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 20% al 21%. Tradizionalmente la maggiore imposizione viene trasferita integralmente a valle sul consumatore ma con tempistiche che dipendono dal grado di salute della domanda interna di famiglie ed imprese. L’impatto più intenso si avrà nei mesi autunnali. In uno scenario come quello attuale, caratterizzato da una decelerazione della domanda di lavoro ed un rallentamento della dinamica salariale, è possibile che la revisione dei listini avvenga assai gradualmente, con una iniziale e temporanea contrazione dei margini dell’industria e della distribuzione commerciale. Secondo l’Osservatorio “Prezzi e mercati” dell’INDIS l’impatto contabile sui prezzi al consumo ammonterà nel complesso a circa mezzo punto percentuale, di cui circa la metà nei mesi autunnali del 2011.