Ipsos-Acri: 87ª Giornata Mondiale del Risparmio, attese negative per il futuro

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Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, oggi sarà celebrata a Roma l’87ª Giornata Mondiale del Risparmio, da sempre organizzata dall’Acri, l’Associazione che rappresenta collettivamente le Fondazioni di origine bancaria e le Casse di Risparmio Spa. Interverranno il Presidente dell’Acri Giuseppe Guzzetti, il Presidente dell’Abi Giuseppe Mussari, il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giulio Tremonti. Come ogni anno, alla vigilia della manifestazione l’Acri presenta i risultati dell’indagine sugli Italiani e il Risparmio, che da undici anni realizza insieme ad Ipsos per questa occasione. I risultati dell’indagine sono suddivisi in due macroaree: la prima, comune a tutte le rilevazioni (dal 2001 al 2011), che consente di delineare quali siano oggi l’atteggiamento e la propensione degli Italiani verso il risparmio, evidenziando i cambiamenti rispetto al passato; la seconda focalizzata sul tema specifico della Giornata, che quest’anno è “Il risparmio per la crescita economica e sociale”.

IN SINTESI

Dall’indagine risulta che per gli Italiani il risparmio è una virtù soprattutto privata, una propensione che è loro propria: un obiettivo a cui tendono ancor più nell’attuale congiuntura, quantunque nella realtà facciano ancora più fatica a risparmiare.
Se da un lato aumentano coloro che non riescono a vivere tranquilli se non risparmiano (il 44% contro il 41% del 2010), ad esserci riusciti effettivamente sono poco più di un terzo degli Italiani (il 35% contro il 36% del 2010). Al Sud sono meno (il 25%, 5 punti percentuali in decremento rispetto allo scorso anno) e, soprattutto, aumenta il numero di famiglie in saldo negativo di risparmio, ovvero che necessitano di risorse superiori a quelle che guadagnano e che per “tirare avanti” hanno dovuto decumulare i risparmi passati o ricorrere a prestiti: sono il 40% (34% nel 2010) contro un dato nazionale, comunque alto, del 29% (26% nel 2010). Inoltre sono il 42% (36% nel 2010) gli Italiani che temono di non riuscire a risparmiare nel prossimo anno come in passato e solo il 13% spera di risparmiare di più: il dato più basso mai registrato al riguardo da questa indagine (nel 2010 era il 15%, nel 2009 il 19%). La difficoltà di risparmio sembra poi colpire maggiormente nel pieno dell’età lavorativa, fra i 31 e i 64 anni.
Sulla volontà di risparmiare convergono vari elementi: il desiderio di ricostruire le proprie scorte per dare maggiore sicurezza all’avvenire, il timore per l’incertezza sul futuro economico personale e del Paese, insieme alle preoccupazioni circa il proprio reddito dopo la pensione. Infatti i preoccupati per il futuro dopo la pensione in dieci anni crescono dal 38% all’80%.
Forse anche per questo gli Italiani ritengono che le famiglie stiano risparmiando assai meno del dovuto (per il 37% stanno risparmiando poco e per il 16% persino troppo poco). Questo dato si lega alla sensazione diffusa (6 Italiani su 10) di aver ridotto negli ultimi anni le riserve di risparmio accumulate nella propria vita.
Per gli Italiani risparmiare è quindi fondamentale soprattutto per la sicurezza economica dopo la pensione (47%) e per la possibilità di programmare il proprio futuro (44%); ma pensano anche che abbia una valenza etico-pedagogica e che educhi a un consumo più responsabile e sostenibile.
Inoltre, sembrano attribuire al risparmio pari importanza per la crescita economica e per quella sociale, anche se le virtù pubbliche del risparmio sembrano essere considerate secondarie rispetto a quelle private: è ritenuto fondamentale per la crescita economica di una nazione dal 24% degli Italiani (7 punti percentuali in meno rispetto al 2010).
In termini di impieghi del risparmio, in controtendenza rispetto al 2010, nel 2011 aumenta, dal 21% al 24%, la percentuale di Italiani che preferiscono investire una piccola parte dei propri risparmi a discapito di chi li tiene a casa o sul conto corrente (scendono dal 68% al 64%). La causa potrebbe essere individuata nell’aumento dei rendimenti dei titoli di stato e delle obbligazioni, ma anche nella ripresa dell’inflazione. Il “mattone” resta l’investimento “preferito”, ma la percentuale di chi lo sceglie crolla di oltre dieci punti percentuali in un solo anno (dal 54% al 43%), tornando sui livelli del 2001. Gli Italiani continuano a ritenere fondamentale la bassa rischiosità e la solidità dell’investimento, anche perché pensano che gli strumenti esterni (leggi, regolamenti, controlli) di tutela del risparmio siano a oggi poco efficaci (59%) e anche per il futuro le prospettive non appaiono rosee: oltre la metà del campione ritiene che nei prossimi 5 anni il consumatore sarà meno tutelato, con un incremento di 10 punti percentuali rispetto al 2010 (56% vs 46%).