La crisi dell’Italia? Partiamo dal rimborso chilometrico dell’Emilia Romagna…

0
820

A volte per capire fenomeni di grandi entità, come può essere la gravissima crisi finanziaria dell’Italia, basta qualche dettaglio, qualche particolare, qualche piccola cosa che però fa comprendere l’intero scenario. La notizia è la seguente, nascosta tra le pieghe delle mille notizie che parlano dei costi della politica: il Consiglio regionale dell’Emilia Romagna, una delle regioni più virtuose ed efficienti d’Italia ha deciso, non si sa bene perché, di aumentare il rimborso chilometrico dei propri consiglieri per recarsi alla sede del Consiglio di Bologna portandolo alla non modica cifra di 0,81 euro a chilometro.

Stiamo parlando di una regione tradizionalmente bene amministrata, solida roccaforte del centro sinistra dal dopoguerra, che offre servizi pubblici mediamente di buona qualità ai propri cittadini. Eppure il rimborso chilometrico al consigliere regionale viene aumentato, senza dire niente a nessuno e portato a 0,81 euro. In pratica, il consigliere che abita fuori Bologna appena fa dieci chilometri si vede accreditati 8,1 euro. Tenuto conto che con un litro di benzina (circa 1,6 euro al litro in base agli ultimi rincari) si fanno normalmente più di dieci chilometri è ovvio che quegli 8,1 euro non sono giustificati e sono un incremento, peraltro non tassato, dell’indennità di carica del consigliere regionale.

Ed infatti alcuni consiglieri, più lontani geograficamente da Bologna hanno già chiesto rimborsi nell’ordine di decine di migliaia di euro. Successivamente alla pubblicazione della notizia il Presidente del consiglio regionale emiliano ha voluto cercare di disinnescare la mina, dicendo che chi abita a Bologna non percepisce un euro e che il rimborso viene attribuito solo per comprovate presenze all’assemblea. Sarà. Il punto è un altro e come dicevamo può spiegare perché la situazione italiana è così grave. Non si tratta solo di cifre, di debito pubblico, di spread o di deficit di bilancio. E non si tratta nemmeno (o non solamente) di un presidente del consiglio Berlusconi chiaramente avviato verso una parabola discendente della sua vita pubblica. No, il problema è grave perché è culturale. Se persino l’efficiente Emilia Romagna, punto di riferimento di tutte le buone notizie che provengono dalla pubblica amministrazione italiana, è invasa, metastatizzata dal virus dell’arraffare i soldi pubblici stiamo combinati davvero male. Perché di questo si tratta.

Una classe dirigente, nelle sue diverse coloriture politiche (destro, centro, sinistra, terzo e quarto polo) è pervasa da anni da una sindrome dell’arricchimento facile e senza sforzi che fa leva sull’appropriarsi dei soldi contenuti nelle casse statali. Un fenomeno di degenerazione culturale e sociale che va oltre la stessa morale personale. Come si fa a giustificare un rimborso chilometrico di 0,81 euro per chilometro. Forse perché anche in Emilia Romagna i consiglieri usano le Maserati (19) acquistate per i generali dell’esercito italiano dal ministro della Difesa Larussa? Con che faccia, quando la gente perde il posto di lavoro, l’iva è aumentata perché non ci sono soldi, i consiglieri emiliani lucrano sull’utilizzo delle loro vetture per andare a svolgere un compito (il consigliere regionale) per il quale sono già lautamente pagati e strapagati (oltre 10.000 euro netti in busta paga sempre secondo l’articolo del Sole 24 Ore)? E se questo succede nella civilissima e bene amministrata Emilia Romagna cosa diavolo potrà succedere nelle regioni, specie quelle del Sud, che hanno una fama e una nomea ben diversa? Qui c’è il fallimento morale di un’intera nazione, un fallimento gravissimo verso il quale il sistema non sembra più dotato di alcun anticorpo e capacità di reazione.

di Pietro Colagiovanni