Cosa sarebbe successo in questi ultimi anni di crisi economica se fosse stato in vigore il provvedimento sui “licenziamenti facili” che il Governo introdurrà nei prossimi mesi?
“Secondo una nostra stima – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – il tasso di disoccupazione nel Paese sarebbe potuto salire all’11,1%, anziché all’8,2% attuale, con quasi 738 mila senza lavoro in più rispetto a quelli conteggiati dall’Istat”.
Lo scenario delineato, tengono a precisare dalla CGIA, è un puro esercizio teorico ottenuto ipotizzando di applicare le disposizioni previste dal provvedimento sui licenziamenti per motivi economici a quanto avvenuto dal 2009 ad oggi.
In buona sostanza, nella simulazione degli artigiani mestrini è stato calcolato il numero dei lavoratori dipendenti che tra l’inizio di gennaio del 2009 e il luglio di quest’anno si sono trovati in Cig a zero ore. Vale a dire i lavoratori che per ragioni economiche sono stati costretti ad utilizzare questo ammortizzatore sociale del quale, con il nuovo provvedimento, potranno disporre probabilmente solo a licenziamento avvenuto. Pertanto, se fosse stata applicabile questa misura segnalata nei giorni scorsi dal nostro Governo all’Ue, negli ultimi due anni e mezzo, questi lavoratori, che hanno usufruito della Cig, si sarebbero trovati, trascorso il periodo di “cassa”, fuori dal mercato del lavoro.
Ebbene, secondo la stima della CGIA, sommando le Ula (Unità di lavoro standard) che hanno utilizzato la Cig a zero ore nel 2009 (299.570 persone), nel 2010 (309.557) e nei primi sette mesi di quest’anno (128.574), otteniamo 737.700 potenziali espulsi dal mercato del lavoro che in questi ultimi 2 anni e mezzo avrebbero fatto salire il tasso di disoccupazione relativo al 2011, all’11,1%.
“Sia chiaro – prosegue Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – la nostra è una semplice simulazione e come tale va interpretata. Sottolineo che non tiene conto del fatto che abbiamo conteggiato solo coloro che sono ricorsi alla Cig, mentre, chiaramente, non abbiamo potuto dimensionare quanti lavoratori avrebbero potuto potenzialmente aver perso il posto di lavoro senza avvalersi di nessun ammortizzatore sociale. Detto ciò, va ricordato che accanto al provvedimento sui licenziamenti per motivi economici, saranno prese delle misure per incentivare la trasformazione dei contratti di apprendistato in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, per agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro delle donne e per utilizzare il credito di imposta per chi assume in aree svantaggiate. Interventi che dovrebbero facilitare l’ingresso, in particolar modo, dei giovani nel mondo del lavoro. Comunque – conclude Bortolussi – il problema rimane: se questa crisi economica durerà ancora, c’è il forte pericolo che coloro che prima erano coperti da un ammortizzatore sociale, con questa misura, di fatto, non l’avranno più e ne potranno usufruire, eventualmente, solo dopo il licenziamento”.
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