“Controllare, controllare, controllare”. Questo è il motto di tutta l’Unione Europea, in primis della Commissione. Parla il suo Presidente, Josè Manuel Barroso, che alza la voce di fronte ad una recessione economica che rischia di tagliare le gambe ad alcuni paesi.
La nazione più a rischio, ormai non fa più notizia, è la Grecia, ma anche l’Italia non dorme notti tranquille. Barroso afferma l’importanza di maggiori controlli sull’operato di ciascuna nazione in difficoltà; è necessario verificare che ciascun paese faccia la sua parte nell’applicazione delle misure e di quelle riforme necessarie per abbattere il debito pubblico, incubo numero uno delle nazioni con l’acqua alla gola e rischiano di affondare: “I parlamenti dovranno essere più consapevoli delle regole europee, un aumento della sorveglianza della Commissione condurrà inevitabilmente a un suo ruolo più forte in ambiti prima riservati ai governi o ai parlamenti nazionali. E’ una scelta necessaria se vogliano avere una moneta comune”.
Sul fronte sanzioni Barroso sottolinea come le attuali misure non siano sufficienti, nel 2012 entreranno in vigore norme più aspre, di applicazione diretta e subito efficaci, ma non si esclude l’entrata in vigore di ulteriori interventi. Lo Stato o gli Stati che non rispettano le regole europee possono incorrere nella sospensione del diritto di voto, nella mancata concessione dei fondi strutturali oltre a subire il pieno intralcio europeo nel lavoro dei rispettivi Parlamenti nazionali. In Italia spesso si è parlato di un’Europa che mina la sovranità degli altri Stati, se i controlli devono servire per uscire tutti insieme dalla crisi, ben vengano.
Marco Chinicò
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