Fiducia a Monti, “non siamo il governo dei poteri forti”

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Mario Monti ha incassato ieri la prima fiducia. Al Senato ha ottenuto una larghissima maggioranza con 281 sì e 25 no. Hanno votato a favore i senatori del Pdl, del Pd, del Terzo Polo e di Idv.
Contro solo quelli della Lega e mentre fuori dal Parlamento è arrivato il “no” del Sel di Nichi Vendola. Oggi si replica alla Camera. Il primo impegno parlamentare di Monti e del suo governo “tutto tecnico” era iniziato all’ora di pranzo con l’illustrazione del programma nell’aula di Palazzo Madama. Un intervento durato 44 minuti e contrassegnato da 17 applausi per lo più bipartisan nel quale ha definito il suo esecutivo “un governo di impegno nazionale” con tre linee guida “rigore crescita e equità” e poi in serata una brevissima replica per rassicurare tutti: “non siamo il governo dei poteri forti”. Quanto ai provvedimenti da realizzare il premier ha parlato di modifica della pressione fiscale per renderla favorevole alla crescita “spostando la tassazione da lavoro e imprese a consumi e proprietà'” ossia agendo sull’Iva e sull’introduzione della patrimoniale. Ecco allora un “riesame del peso del prelievo sulla ricchezza immobiliare” a la fine dell’esenzione dell’Ici sulla prima casa (“un’anomalia del nostro ordinamento”). Poi ancora interventi sulle pensioni per rendere il sistema “meno squilibrato tra le generazioni” e “togliere categorie e aree di privilegi” e sul mercato del lavoro per evitare che alcuni siano eccessivamente tutelati ed altri privi di tutele.
Il nuovo governo punta poi sul capitale umano, soprattutto giovani e donne definiti le “risorse sprecate del nostro Paese”. Monti evoca quindi livelli di istruzione in linea con quelli europei, priorità ai giovani e alla valorizzazione dei talenti. Un’attenzione particolare l’ha riservata al mondo femminile: “è indifferibile l’inserimento e la permanenza al lavoro. Bisogna conciliare le esigenze lavorative e della famiglia oltre che di sostegno alla natalità”. Per questo il governo studierà una “tassazione preferenziale per le donne”. Sul fronte dei costi della politica i tagli sono “ineludibili”, le “cariche elettive devono pesare di meno sui bilanci” e quanto al riordino delle Provincie “si farà intanto con legge ordinaria”. Il premier ha concluso definendo il suo compito difficilissimo e aggiungendo: “se falliremo, se non raggiungeremo le riforme che servono, saremo tutti sottoposti a condizioni ben più dure”. “I margini di successo sono ridotti, ma se fosse altrimenti non sarei qui”. “Abbiamo degli obiettivi ambiziosi sul pareggio di bilancio e sul rapporto debito-Pil – ha aggiunto – ma non saremo credibili nel perseguimento di tali obiettivi se non ricominceremo a crescere”. Per Monti, poi, bisogna superare il principio dell’Italia “anello debole” dell’Europa. “Non dobbiamo vedere i vincoli Ue come un’imposizione”. “Non c’è un ‘loro’ e un ‘noi: l’Europa siamo noi”. I mercati? “con le riforme calerà lo spread”, “più saranno eque più saranno efficaci”. Nella replica, al termine del dibattito che ha seguito con attenzione prendendo appunti, Monti è intervenuto per ironizzare sui “complotti internazionali” evocati da più parti ” e negare di essere mai stato un “devoto servitore delle multinazionali” e per confermare il suo “ossequioso rispetto” del suo governo al “primato della politica e delle istituzioni”. Infine un messaggio alla Lega, l’unico partito che non vota la fiducia: “il governo intende seguire da vicino il processo di attuazione del federalismo fiscale”.