La Banca d’Italia, nel diffondere i dati sull’aumento di sofferenze,ossia di prestiti che devono essere iscritti quasi totalmente a perdite nei bilanci delle banche, ripartisce i pesi in maggior parte a carico delle società non finanziarie come le imprese, a cui risultano iscritti 66,6 miliardi a fine settembre 2011 (dai 47,6 miliardi a settembre 2010, +39,9%); le famiglie consumatrici con 24 miliardi (dai 16,4 miliardi di un anno prima, +46,3%) e infine le famiglie produttrici con 9,9 miliardi (7,8 miliardi a fine settembre 2010, +16,2%), prova provata di una crisi lunga e difficile che interessa soprattutto l’Italia.
Bankitalia omette però di aggiungere, nelle criptiche analisi diffuse sulle banche sue azioniste, quali siano a livello percentuale,le sofferenze bancarie derivanti da erogazioni ed affidamenti deliberati fuori dai criteri prudenziali sulle meritorietà del credito, ad alcuni grandi gruppi industriali,da tempo decotti ma tenuti in vita da robuste iniezioni di denaro, mediante fidi incautamente rinnovati,se non aumentati.
Ad Adusbef, che ritiene preoccupante l’aumento delle sofferenze delle famiglie consumatrici (+ 46,3 per cento pari a 24 miliardi di euro,indice di perdita del potere di acquisto e di difficoltà nell’onorare gli impegni assunti) risulta che alcuni soggetti,che non hanno mai prodotto neppure un bullone,ma molto attivi nel capitalismo di relazione perché custodi di pacchetti azionari delle stesse banche concedenti messi a garanzia di quegli affidamenti, hanno usufruito di illimitate linee di credito per miliardi di euro, al contrario di piccole e medie imprese, che hanno subito una drastica restrizione del credito.
Con la crisi dei mercati e delle borse, il fenomeno di incagli e sofferenze, che attualmente viaggia ben oltre il 10 per cento degli impieghi, è destinato ad accentuarsi, e Bankitalia farebbe per una volta opera meritevole qualora riuscisse ad entrare nel merito degli affidamenti “relazionali” erogati da alcune grandi banche a soggetti senza alcuna meritorietà di credito,a volte concessi o per esigenze clientelari o per pressioni “amicali”, per dare un segnale di sobrietà e rigore, anche con procedure sanzionatorie, a quei comitati fidi che escono dai canoni della prudente gestione del credito e del risparmio.
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