La nuova manovra del salvifico governo tecnico italiano, presieduto da Mario Monti, sta lentamente prendendo forma. Ed è una manovra tutta centrata sull’aumento delle tasse. In un paese già reso esangue da una delle pressioni fiscali più alte al mondo, il governo tecnico fa una scelta puramente politica, quella stessa scelta che ci ha portato sull’orlo (o forse oltre) del baratro: prendere soldi dalle tasche dei cittadini. Quello che alla gente non viene detto è che, a fonte dell’ennesimo incremento fiscale il bilancio italiano vede una montagna di spese correnti, ben 362 miliardi di euro per il 2012. Ed è mai possibile che su 362 miliardi di spesa non si riesce a fare un taglio del 5%, ossia un taglio che farebbe risparmiare ai contribuenti italiani ben 18 miliardi di euro? Peraltro in questo enorme agglomerato ci sono i costi della politica: basti pensare che solo Camera e Senato costano al contribuente italiano qualcosa come un miliardo di euro. Insomma il governo bocconiano (qualcuno ha parlato anche di vicinanza con la massoneria laica) che soluzione adotta? Drena liquidità dalle famiglie (l’imposta sulle case deve essere pagata con flussi di danaro fresco, non certo con pezzi di mattone) e tassa i consumi (aumento Iva) ossia colpisce le famiglie e i cittadini più deboli (l’imposta sui consumi come l’Iva è tecnicamente regressiva, cioè fa più male a chi ha meno reddito). Inoltre rinvia le pensioni, che è un altro aumento di tasse mascherato. In pratica prima con i contributi previdenziali avevi una controprestazione ad un certo tempo, oggi con gli stessi contributi prendi la pensione più tardi. E quindi i contributi sono stati tassati perché valgono meno. Forse ha ragione Maroni a dire che a mettere le tasse non c’è bisogno di un governo tecnico. Ma le colpe di questo stato di cose sono tutte della politica italiana (incluso il governo di cui lui faceva parte) che non si è mai voluta assumere la responsabilità di affrontare il cancro di una spesa pubblica mostruosa, improduttiva e che ingrassa essenzialmente i ceti politici e i loro ammennicoli amministrativi. Oggi abbiamo un governo dei poteri forti, delle grandi istituzioni finanziarie e la politica si prepara senza colpo ferire a rioccupare il potere come se nulla fosse una volta che i bocconiani ci hanno allentato l’ennesima mazzata sui denti. E i bocconiani sanno fare bene il loro lavoro. Con la scusa della lotta all’evasone fiscale si sono inventati la tracciabilità dei pagamenti sino a 300 euro. Sapete questo cosa significa? Miliardi di pagamenti tramite bancomat, carte di credito, assegni e bonifici, ossia una manna dal cielo per le banche italiane che potranno incassare dai cittadini miliardi di euro di commissioni. E risanare così bilanci devastati dalle speculazioni finanziarie e dai compensi al top managament (6 milioni di euro l’anno ad esempio per l’attuale ministro allo sviluppo Corrado Passera, ieri amministratore delegato di Banca Intesa). Si tratta di uno spettacolo indegno e che suscita indignazione. La cosa strana però è che al momento tutti stanno troppo zitti, nessuno comprende la mostruosità della situazione, la sua radicale ingiustizia. E soprattutto non si comprende che è una situazione che viene raccontata in modo radicalmente diversa da come è in verità, una propaganda che neanche il nazista Goebbels avrebbe mai potuto realizzare con così tanto successo.