Il Decreto Legge del Governo Monti riduce le Province a enti di secondo grado svuotate da funzioni. Per i capigruppo PdL Gallina e PD Grieco: “un atto incostituzionale che non produce reali risparmi ai costi della politica ma sarà causa di inefficienze e scadimento dei servizi ai cittadini e alle comunità locali che resteranno senza coordinamento territoriale”.
“C’è tutta la responsabilità del momento e la consapevolezza che ci troviamo di fronte, per necessità indilazionabili, a un cruciale passaggio storico nella re-impostazione del sistema socio-economico e istituzionale del Paese, ma non possiamo tacere di fronte a quello che è un atto palesemente incostituzionale. Non si tratta di difendere la ‘casta’ di cui oggettivamente come consiglieri provinciali non facciamo parte, ma di opporci a un dispositivo inammissibile. Il Decreto Legge varato ieri dal Governo Monti di fatto chiude le Province – previste dalla Carta Costituzionale – togliendo loro risorse e funzioni, che saranno distribuite tra Comuni e Regione, così come il personale dipendente. E tutto questo dovrà avvenire in pochi mesi secondo modalità e criteri sui quali ancora non si è minimamente ragionato. Le conseguenze pratiche sono, nell’immediato, il rischio ‘caos’ nella gestione di servizi e la loro riduzione nella quantità e qualità in un frangente di emergenza socio-economia dove i bisogni dei cittadini e delle comunità locali sono più che mai sentiti e accentuati. Per il futuro ciò comporta la perdita per i territori di un punto di riferimento e di coordinamento amministrativo in grado di fare sistema in aree omogenee sotto diversi aspetti ma parcellizzate in numerose realtà comunali”.
Così i capigruppo consigliari del PdL Sebastiano Gallina e del Partito Democratico Giuseppe Grieco esprimono la posizione dei principali partiti di maggioranza e opposizione dell’Amministrazione Provinciale sui provvedimenti riguardanti le Province inseriti nel Decreto Legge varato ieri sera.
“L’incostituzionalità delle misure assunte riguarda poi la soppressione d’ufficio, insieme alla Giunta e già a partire dal prossimo novembre, di un organo elettivo com’è il Consiglio Provinciale, ridotto da 24 consiglieri più il Presidente a 10 ma non eletti dalla popolazione bensì dai consigli comunali. Tra i dieci consiglieri verrà nominato un Presidente che sarà poco più che una figura rappresentativa di un ente di secondo grado senza nessun ruolo esecutivo ma consultivo e di controllo di quanto operativamente verrà compiuto da Regione e Comuni. Un ruolo inesistente e insignificante che equivale a decretarne la fine, meglio allora la loro diretta soppressione” fanno sapere Grieco e Gallina ribadendo come questo vada nella direzione di un ulteriore impoverimento degli spazi di democrazia in un sistema elettorale dove già i deputati sono nominati e non eletti, così come il 20% dei consiglieri regionali.
“Nessuno – ribadiscono Gallina e Grieco – nasconde la necessità improrogabile di adottare drastici provvedimenti anti-crisi che ci richiamano tutti al sacrificio ma non si può accettare questo ‘taglio’ alla rappresentatività democratica dei territori e poi ravvisare nell’Art. 8 ‘misure per la stabilità del sistema creditizio’ un salvacondotto per il principale soggetto dell’esplosione del grave frangente di recessione”.
“Sono poco più di 30.000 euro, circa 1200 euro lordi all’anno per ciascun consigliere, quello che questa Amministrazione Provinciale spende per la sua Assemblea elettiva. Nello studio realizzato dall’Università Bocconi e presentato da UPI la scorsa settima all’interno di un’’operazione verità’ emerge come gli Italiani per il costi ‘politici’ delle Province paghino due euro pro-capite all’anno. Una cifra – rimarcano Gallina e Grieco – che non ne giustifica la soppressione e che conferma come le Province siano un facile ‘capro espiatorio’ con il quale buttare fumo negli occhi della parte di opinione pubblica che chiede un drastico taglio alla spesa della politica. Eppure è evidente che il privilegio e lo spreco vanno stanati altrove e non in questi enti intermedi che per territori decentrati e peculiari come i nostri hanno la loro ragione di esistere in termini di sussidiarietà. Si trovano infatti a rivestire un ruolo di raccordo e regia amministrativa laddove le realtà comunali sono polverizzate su un territorio esteso e la Regione resta comunque un’entità troppo vasta e lontana”.
Oggi si riunisce l’Assemblea Generale dell’UPI, il Presidente Nobili interverrà portando avanti una posizione condivisa a più livelli, quella dell’incostituzionalità delle misure assunte dal Governo Monti in merito a ciò che non è niente altro che il ‘soffocamento’ unilaterale delle Province, senza nessun confronto sebbene da più parti ci si fosse espressi con la disponibilità a una loro revisione, a partire dagli ambiti territoriali.