Banche: ABI, occupazione stabile in un quadro di redditività compressa

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Rapporto ABI 2011: in piena fase di rinnovo contrattuale obiettivi del settore su maggiore efficienza e utili. Tra i punti di forza solido mercato retail, capitalizzazione crescente, qualità delle relazioni industriali. Agire su costi e ottimizzazione reti. La riforma delle pensioni riduce sensibilmente il numero dei possibili fruitori del Fondo esuberi.
Nel 2010 le banche italiane hanno affrontato la difficile congiuntura mondiale senza importanti ricadute occupazionali. Ma in un contesto generale particolarmente critico, come industria bisogna continuare ad accrescere efficienza e dare prospettive di redditività. L’azione di controllo e razionalizzazione dei costi, anche del personale, resta fondamentale. Questa la sintesi della diciannovesima edizione del Rapporto ABI 2011 sul mercato del lavoro nell’industria finanziaria, presentato a Roma dal Presidente dell’ABI, Giuseppe Mussari.
L’organico ha subito un decremento intorno all’1% in linea con quello dell’economia italiana nel suo complesso. Tra le principali caratteristiche si confermano la stabilità (96% del totale occupati a tempo indeterminato, comprendendo gli apprendisti si arriva al 99%), la qualità professionale in crescita (con il 35% di laureati), e la “corsa” del personale femminile (43% sul complesso dei dipendenti).
Sul fronte degli indicatori di costo in evidenza il permanere un gap a sfavore dei gruppi bancari italiani rispetto ai maggiori concorrenti europei. Il perdurare del ciclo economico negativo e le non incoraggianti previsioni per il futuro svantaggiano le banche commerciali, italiane e non, a favore degli intermediari concentrati su modelli di business più orientati verso attività finanziarie in senso stretto.
Emerge che il costo del lavoro unitario, pari a 74.600 euro, è tra i più elevati nel panorama europeo, dove in media risulta pari a 56.800 euro. Il rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione supera di 10 punti percentuali la media Ue (43% contro 33%). Nel confronto con i 5 maggiori mercati concorrenti (Francia, Germania, Olanda, Spagna e UK), in termini di media semplice tra gruppi bancari connazionali, si rileva un analogo differenziale, mentre, in termini di media ponderata, il gap a sfavore delle banche italiane risulta pari a circa 4 punti percentuale. Così anche il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione oltre 7 punti (73% contro la media Ue del 65%).
Significativi recuperi di redditività si potranno avere solo proseguendo l’azione volta a contenere i costi operativi complessivi. La trattativa sul contratto non può prescindere, quindi, da un’opportuna ed equilibrata combinazione di moderazione salariale e acquisizione di nuove flessibilità, sia all’ingresso dei giovani che nella gestione della prestazione di lavoro, con particolare riguardo ai tempi e ai modi dell’offerta dei servizi alla clientela, adattando anche i sistemi di remunerazione variabile per rendere le relative erogazioni effettivamente commisurate alla performance aziendale. In ultimo, l’esercizio della riforma delle pensioni riduce sensibilmente il numero dei possibili fruitori del Fondo esuberi e richiede un approfondito confronto.
Alla presentazione del Rapporto da parte di Giancarlo Durante, Direttore Centrale ABI – Responsabile Direzione Sindacale e del Lavoro, e Luigi Prosperetti, Ordinario di Politica Economica – Università degli Studi di Milano, sono intervenuti Francesco Micheli, Presidente del Comitato Affari Sindacali e del Lavoro di ABI, e Carlo dell’Aringa, Ordinario di Economia Politica – Università Cattolica di Milano.