La vicenda dell’Ici sulle proprietà ecclesiastiche ci consente di fare qualche riflessione sui rapporti tra Stato e Chiesa in Italia. In primo luogo l’esenzione dall’Ici , che oggi viene anche negata dai vertici del Vaticano, esiste ed afferisce agli immobili in cui si svolgono attività commerciali (negozi, alberghi, eccetera) ovviamente connessi con l’attività di culto e di missione evangelica della Chiesa. Resta il fatto che, ictu oculi, sempre di attività commerciali ed imprenditoriali si tratta benché al servizio di una giusta causa. Ed un albergo gestito dalla suore offre comunque un servizio di ospitalità indipendentemente dalla fine che faranno i suoi proventi commerciali. Ed è quindi giusto che tale attività sia soggetta alle stesse imposte cui sono assoggettati in Italia tutti gli albergatori, prescindere da chi sia il proprietario e quale sia lo scopo della sua attività alberghiera. Anche perché per finanziare le attività solidaristiche della Chiesa cattolica lo stato italiano da tempo ha disposto la canalizzazione, su base volontaria, di una parte delle imposte sul reddito degli italiani, il cinque per mille. Insomma questa esenzione Ici o Imu che dir si voglia non ha né capo né coda ed ha tanto il sapore del privilegio. Detto questo il punto è buono per ampliare una riflessione sul ruolo della Chiesa cattolica nell’economia italiana. Oggi siamo governati da esponenti, o meglio sacerdoti della grande finanza laica mondiale: gente della Bocconi, di Goldman Sachs, insomma sta roba qui ( e si vede dalla genialità delle loro azioni, come tassare la benzina). Ma esiste un’altra influente cordata nella finanzia italiana, ma anche mondiale, che invece emana direttamente dalla Chiesa cattolica. Il nome più famoso è l’Opus Dei, che qualcuno addirittura paragona ad una vera e propria massoneria. Si tratta di un argomento da approfondire ma in ogni caso è indiscutibile che l’Opus dei abbia un’attenzione molto forte alle tematiche della finanza e della gestione di posizioni di potere economico. E si basa su ritualità e segretezza tra i suoi adepti che non sono proprio in linea con il messaggio di apertura del Vangelo di Cristo. Ma non c’è solo l’Opus dei ovviamente. Come abbiamo visto dall’inchiesta di Report il complesso imprenditoriale e societario che faceva capo al San Raffaele di Milano aveva come suo fondatore proprio un prete, potente e spregiudicato, Don Luigi Verzè. Ed oggi dopo l’esplosione dello vicenda San Raffaele é la Banca del Vaticano, lo Ior ad andare in soccorso dell’impero del prete di Illasi. E sullo Ior si sono scritti libri e libri si continuano a scrivere nonostante recenti mosse (in verità indotte dalla magistratura italiana) per rendere più trasparente l’attività bancaria di questo istituto. Ed infine possiamo anche segnalare le frequentazioni del numero 2 della chiesa cattolica mondiale, il segretario di stato Vaticano Tarcisio Bertone. Che ha una grande amicizia,e spesso usufruisce di passaggi nel suo jet privato, con un miliardario italiano attivo in Nigeria Gabriele Volpi. Volpi è a capo di un impero con 15.000 dipendenti tutto controllato da società offshore in paesi esotici. Ed oggi Volpi vorrebbe realizzare un contestatissimo porticciolo turistico a Santa Margherita Ligure. Potremmo continuare a lungo e su queste colonne continueremo a lungo anche perché è il bello di Internet. La Chiesa cattolica, infatti, ha fatto della segretezza nelle questioni economiche e finanziarie un suo punto di forza. Ma oggi anche la Chiesa è chiamata dare conto della sua filosofia negli affari, tanto più che il messaggio che dirama dal santo Padre è fortemente avverso agli eccessi del capitalismo e del consumismo. E quindi, oltre che pagare l’Ici, è forse necessario che gli uomini della Chiesa adottino nei confronti di ciò che è di Cesare una filosofia diversa. Una filosofia trasparente, chiara e morigerata e non certo quello della bella vita, condita magari da viaggi su jet privati aziendali o di amici miliardari.
di Pietro Colagiovanni