Giovani, 33 mesi per un primo impiego

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La vita difficile dei precari italiani. Un quadro aggiornato della situazione ci viene dal Cerp, il centro ricerche per le pensioni e le politiche di welfare dell’università di Torino che ha presentato di recente uno studio, rilanciato dal gruppo di studio Datagiovani, secondo il quale un giovane italiano per trovare la prima occupazione impiega mediamente 33 mesi, contro i 5 degli Stati Uniti. Si tratta inoltre di una vita dura e difficile quella che si prospetta davanti a un giovane italiano precario tra difficoltà ad ottenere mutui per comprarsi la casa. Rispetto al capitolo pensioni minime, dopo 40 anni di contributi chi non ha mai avuto un posto fisso avrà una pensione media di 608 euro lordi al mese (191 euro sotto la pensione media dell’Inps). Gli stessi nuclei familiari non riescono a risparmiare quanto facevano un tempo; padri e nonni sono costretti a fornire sostegno economico a figli e nipoti che iniziano a lavorare più tardi e con posti di lavoro non garantiti: mentre nel 1995 una famiglia italiana riusciva a risparmiare il 22% delle proprie entrate, nel 2011 la percentuale si è dimezzata, riducendosi all’11,5%. Secondo lo studio, fino all’anno scorso, i lavoratori senza un contratto a tempo indeterminato erano 3 milioni e 700 mila, vale a dire il 16% della forza lavoro. Se a questi si aggiungono i circa 2 milioni di Neet (Not in Education, Employment or Training), siamo vicini ai 6 milioni, senza contare i 2,1 milioni di disoccupati più un altro mezzo milioni di cassa integrati. Rispetto al capitolo cassa integrazione è di poco superiore al 46% (per l’esattezza il 46,06%) la percentuale delle ore di cassa integrazione (cig) che sono state effettivamente utilizzate (il cosiddetto tiraggio) nei primi nove mesi del 2011. Lo comunica l’Inps: in sostanza, delle circa 732 milioni di ore autorizzate fino a settembre, ne sono state utilizzate 337 milioni. Il tiraggio relativo al periodo gennaio-settembre, commenta il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua, “conferma che le aziende usano poco meno della metà delle ore di cassa integrazione richieste. Il dato si unisce alla flessione delle richieste di nuove autorizzazioni, che nel 2011 è calata di circa il 20%”. Nel dettaglio, spiega l’Inps sulla base dell’ultima analisi, il tiraggio della cassa integrazione ordinaria (cigo) si ferma al 51,62%. Quello della cassa integrazione straordinaria (cigs) – che in questo computo comprende anche quella in deroga (cigd) – è ancora più basso: solo il 44,42% delle ore autorizzate risulta effettivamente utilizzato nelle aziende che ne hanno fatto richiesta. La media porta a quel 46,06%.

Fonte: Conquiste del Lavoro