Al via il progetto pilota smart grid, sistema che gestisce il flusso di uso/produzione di energia elettrica da privati – In Italia un unico progetto pilota che partirà da Isernia
Immaginate di poter controllare, comodamente da casa, quanto vi sta costando sulla bolletta della luce accendere la lavatrice a quella particolare ora del giorno. O di poter andare a lavoro ricaricando l’auto di energia dal vostro garage, senza più dover fare i conti con i prezzi della benzina. O, anche, di prevedere quanto vi rende il pannello fotovoltaico che avete istallato sul tetto di casa. Bene, tutto questo sarà possibile grazie alla smart grid, la rete intelligente. Non solo: sarà possibile ad Isernia. Grazie al progetto pilota di Enel Distribuzione, infatti, nel 2012 la tecnologia verrà istallata in un quartiere del capoluogo di provincia coinvolgendo circa seimila famiglie. Ma cosa vuol dire, esattamente, “rete intelligente”? Si tratta di un sistema che gestisce in modo razionale ed efficiente il flusso bidirezionale di energia elettrica ovvero quel flusso che proviene dal consumatore che ne fa uso e che, contemporaneamente, la produce tramite tecnologie rinnovabili “casalinghe”. Con lo sviluppo delle fonti rinnovabili da parte di piccoli gestori privati, infatti, non si può più parlare di mero consumatore ma di prosumer ossia producer e consumer di energia. Il progetto di Enel prevede un investimento complessivo di 10 milioni di euro, fa capo alla Cabina Primaria di Carpinone e comprende la previsione della produzione di energia da fonti rinnovabili, il monitoraggio della quantità di energia immessa in rete, l’interazione con i piccoli produttori per regolare il flusso energetico della rete, la modulazione dei flussi di energia utilizzando batterie agli ioni di litio (0,5 Mw/h ognuna) creati da Siemens su specifiche Enel, l’istallazione di colonnine per la ricarica di auto elettriche e, infine, la dotazione, alle case coinvolte nella sperimentazione, di contatori che permettano al cliente di verificare istantaneamente l’andamento dei consumi. Il progetto si inserisce all’interno del quadro europeo volto alla promozione dell’efficienza energetica e gode, per questo, di incentivi dell’Autorità per l’energia elettrica e del gas.
Il quadro europeo
Da anni sentiamo parlare dei problemi legati ai cambiamenti climatici e alla necessità di risparmiare energia. L’Unione Europea ha ratificato, per questo, la Strategia 20/20/20 fissando tre obiettivi fondamentali che i Paesi membri si sono impegnati a raggiungere: riduzione del 20%, rispetto ai livelli del 1990, delle emissioni di gas ad effetto serra; raggiungimento della quota da fonti rinnovabili del 20% rispetto al consumo finale lordo; il miglioramento dell’efficienza degli usi finali dell’energia del 20%. Per ottenere questi risultati (che variano da Paese a Paese secondo le specifiche territoriali ed economiche) l’Ue ha creato diversi strumenti che vanno dal monitoraggio delle emissioni di Co2, passando per un sistema sanzionatorio per chi non rispetta i livelli massimi di emissione di gas serra imposti, fino al finanziamento di progetti che inducano un comportamento più responsabile del consumo di energia da parte degli utenti. Progetti come le smart grid che si pongono come i primi mattoni per la creazione di un mercato unico dell’energia e come anticamere delle più ampie smart city: moderne città basate sullo sviluppo economico sostenibile, l’uso razionale dell’energia e delle fonti energetiche, la mobilità elettrica ed elevate qualità dei servizi per i cittadini. Non si tratta certo di belle parole considerando che, su queste iniziative sono stati investiti dai Paesi membri già 5 miliardi e che le previsioni di spesa per il 2020 saranno di 56 miliardi di euro. In questo quadro, l’Autorità per l’energia elettrica e del gas è stata chiamata ad incentivare questo tipo di iniziative.
Il quadro nazionale
Il sistema energetico nazionale non gode di buona salute. A partire dalle reti a finire dai costi in bolletta. Un sistema che, a livello strutturale, non potrà mai sostenere gli aumenti dei flussi di energia prodotta. E con lo sviluppo delle rinnovabili, questi flussi saranno anche destinati ad aumentare. A livello economico, rischia di perdere la sfida sui mercati energetici internazionali. La rete che permette di far confluire l’energia lungo lo Stivale, infatti, ha una struttura che si concentra soprattutto a Nord, dove la presenza di un massiccio comprato industriale richiede grandi quantità di energia. Qui, le maglie sono robuste e preparate a sostenere grossi carichi. Man mano che si scende a Sud, invece, la rete si dirada e assottiglia per ovvie ragioni: nel Mezzogiorno la produzione aziendale è di fatto minore e i consumi si concentrano soprattutto a livello residenziale e dei trasporti. Ma cosa succede quando, proprio a Sud, dove le condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo di eolico e fotovoltaico, l’energia rinnovabile vive il suo boom economico? Accade che la rete non è preparata a sostenere i quantitativi prodotti dai piccoli privati e Terna, società che ha in concessione la gestione delle reti di trasmissione, per non far saltare tutto il sistema, deve chiedere di volta in volta ai produttori di staccare la spina di pale eoliche o pannelli solari. Due le conseguenze negative: energia prodotta e non utilizzata; costi di mancata produzione che ci ritroviamo in bolletta. Si, perché per far star buoni i produttori di energia, lo Stato ha pensato bene di pagargli un indennizzo per l’energia che non hanno potuto produrre. Rete a parte, altro problema delle rinnovabili è quello di non poter essere organizzate perché non prevedibili: il concetto è quello del carpe diem ovvero quando c’è sole o vento, allora si produce energia. Energia che, se non si può immettere in rete, la si dovrebbe perlomeno conservare. Sulla conservazione, attualmente, ci sono diverse soluzioni in cantiere tra cui la creazione di impianti a batteria per l’accumulo. Per l’immissione in rete entrano in campo le smart grid che regola le fonti incostanti di eolico e fotovoltaico. Questo sistema di promozione efficiente delle rinnovabili può essere un elemento fondamentale per risolvere l’altro grande problema del sistema energetico nazionale: l’approvvigionamento e la dipendenza da idrocarburi. Secondo il Rapporto Istat pubblicato nel luglio del 2010, infatti, l’Italia è ancora schiava degli idrocarburi: nel 2009 la domanda energetica è stata soddisfatta per il 41% da prodotti petroliferi, il 35,5% da gas naturale, il 10,7% da fonti rinnovabili e il 7,4% da combustibili fossili. Se da un lato, infatti, l’uso di petrolio è vincolato sopratutto ai trasporti (il 33,9% del gasolio è destinato all’autotrazione mentre solo il 2% al riscaldamento), dall’altro l’incidenza delle importazioni di gas naturale raggiunge livelli notevoli. Quasi il 90% proviene da Russia, Algeria e Libia con conseguenti aumenti di costi in bolletta per l’utente finale. L’Unione europea, dunque, pensa in grande con l’ambizione di un mercato unico che metta a sistema i punti di forza dei diversi Paesi a livello energetico. Una partita che l’Italia rischia di vedere giocarsi dalla panchina se non decide di realizzare quel Piano energetico nazionale che potrebbe andare a rispondere a tutte queste problematiche ma che latita da circa vent’anni.
Carmela Mariano