Dall’1 al 20 dicembre 2011 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 698 imprese con almeno 50 addetti, di cui 366 operanti nell’industria e 332 nel settore dei servizi. Il tasso di risposta è stato del 40,3 per cento.
Alle imprese è stato richiesto di formulare previsioni sia su temi macroeconomici, quali l’andamento del tasso di inflazione e la situazione generale del sistema produttivo italiano, sia su aspetti legati alla propria operatività. Per alcuni fenomeni le valutazioni prospettiche sono accompagnate da giudizi retrospettivi; dove possibile, si approfondiscono le cause delle dinamiche osservate o attese. Le principali evidenze emerse dall’indagine vengono riassunte di seguito.
I principali risultati
Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese
Le attese delle imprese sull’inflazione al consumo sono state riviste al rialzo (di 0,8 punti percentuali) rispetto alla rilevazione di settembre su tutti gli orizzonti temporali, al 3,3 per cento a sei mesi e al 3,4 a uno e a due anni. Esse si collocano su livelli superiori a quelli degli analisti professionali, in particolare sugli orizzonti più distanti. In dicembre il ritmo di crescita sui dodici mesi dei prezzi al consumo è stato del 3,7 per cento, superiore di 1,7 punti percentuali rispetto alle aspettative rilevate nell’inchiesta di un anno prima. Le imprese hanno dichiarato di aver aumentato i propri prezzi di vendita del 2,1 per cento negli ultimi dodici mesi, mezzo punto percentuale in più di quanto riportato nell’indagine di settembre. L’aumento è stato superiore a quanto era stato anticipato un anno prima per lo stesso orizzonte temporale (1,4 per cento). I rincari più forti si sono registrati tra le imprese che operano nel comparto dei servizi (2,2 per cento) e al Centro (3,0 per cento). Nei prossimi dodici mesi le imprese prevedono di aumentare i propri prezzi di vendita dell’1,7 per cento, sostanzialmente in linea con le attese formulate in settembre (1,6 per cento); tra i fattori che influenzeranno la dinamica dei listini, si riduce il contributo dei corsi delle materie prime e del costo del lavoro, a fronte di una maggiore importanza assegnata alla variazione della domanda nel contenere le pressioni al rialzo.
Valutazioni sulla situazione economica generale
Tre quarti delle imprese segnalano un peggioramento della situazione economica generale nello scorcio del 2011, mentre coloro che ne riportano un miglioramento rimangono al di sotto del 2 per cento. Il saldo negativo si è ulteriormente ampliato, a 74,0 punti percentuali; era già aumentato in modo considerevole nel sondaggio di settembre (62,2 punti, dai 13,7 di giugno). La quota di aziende che indicano un deterioramento della situazione economica generale è lievemente più contenuta al Centro e tra le imprese più grandi.
Come nella precedente rilevazione, oltre metà delle imprese attribuisce probabilità nulla al verificarsi di un miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi. Il pessimismo coinvolge anche le aziende esportatrici.
Evoluzione della domanda
I giudizi sull’andamento negli ultimi tre mesi della domanda totale per i propri prodotti sono peggiorati per il terzo trimestre consecutivo: il saldo tra le risposte di diminuzione e di aumento è salito a 34,3 punti percentuali, da 22,2 nell’inchiesta di settembre. Risultano meno penalizzate le imprese che realizzano all’estero almeno un terzo del proprio fatturato.
Sono invece migliorati i giudizi sulla domanda estera: il saldo fra la percentuale di imprese esportatrici che ritiene che sia aumentata la domanda dei propri prodotti sui mercati esteri e quella che ne indica una diminuzione è tornato positivo per 3,1 punti percentuali (da –4,1 nella rilevazione precedente. Anche le attese per i prossimi tre mesi sono divenute più favorevoli: l’incidenza delle imprese esportatrici che prevede un aumento della domanda di fonte estera è salita al 28,2 per cento (dal 21,6), mentre è scesa quella delle aziende che ne anticipa una flessione (al 15,1 per cento dal 18,0).
Valutazioni delle condizioni operative delle imprese
Circa la metà delle aziende si attende un peggioramento delle condizioni operative nei prossimi tre mesi (dal 38,1 per cento nell’inchiesta di settembre), mentre il 5,2 per cento prefigura un miglioramento (dal 3,8). Tra i fattori che influenzeranno le condizioni operative è diventato negativo il contributo della variazione della domanda ed è aumentato in valore assoluto quello, già negativo, delle condizioni di accesso al credito.
La percentuale di imprese che anticipano un miglioramento delle condizioni operative nei prossimi tre anni, pur rimanendo ampiamente maggioritaria, è scesa ulteriormente, al 48,4 per cento dal 49,8 della precedente inchiesta; il 29,6 per cento teme invece un peggioramento (25,6 in settembre).
Condizioni per l’investimento
La percentuale di aziende che ritiene peggiorate le condizioni per investire nell’ultimo trimestre è ora di circa due terzi, contro la metà nella rilevazione di settembre. Il saldo negativo tra giudizi di miglioramento e di peggioramento è salito a 60,0 punti percentuali, da 44,2; risulta particolarmente ampio fra le imprese del Nord.
Condizioni di liquidità e di accesso al credito
In questo sondaggio è stato chiesto alle aziende di riportare una previsione sulla propria posizione di liquidità nei prossimi tre mesi, anche considerando la variazione prevista delle condizioni di accesso al credito: quasi un terzo delle imprese (31,1 per cento) ritiene che sarà insufficiente, mentre il 55,8 per cento si attende che sarà appena adeguata.
Quasi la metà delle aziende (49,7 per cento) riporta un peggioramento delle condizioni di accesso al credito negli ultimi tre mesi (dal 28,6 per cento della precedente inchiesta; solo il 2,0 per cento (dal 3,4 della precedente rilevazione) delle imprese intervistate le giudica migliorate.
Dinamica dell’occupazione
La quota di aziende che ritiene che la propria occupazione si manterrà invariata nei prossimi tre mesi rimane stabile intorno ai due terzi (67,0 per cento, dal 64,5 nella rilevazione di settembre). Si è però nuovamente ampliato il saldo negativo tra attese di aumento e di diminuzione (a –16,9 punti percentuali, da –9,9)