Su un totale di 10.225 beni confiscati alla mafia in tutta Italia, è in Sicilia che si registra il primato con 4.581 immobili. Discorso valido anche per le aziende sottratte alla criminalità organizzata, che nell’Isola coprono più di un terzo del totale nazionale (544 su 1480). In questo quadro Catania è seconda a Palermo con 595 immobili e 87 aziende confiscate. Da un lato il peso di numeri che non mentono su una diffusione capillare della mafia, dall’altro una cartina al tornasole sul contrasto diretto tra infiltrazione mafiosa e intervento della giustizia.
La recente approvazione del “Codice antimafia”, ha integrato alcune misure patrimoniali, anche in riferimento alla figura dell’amministratore giudiziario incaricato dal giudice delegato secondo precisi requisiti professionali e criteri legislativi: un nuovo identikit che corrisponde ai requisiti di una specifica figura professionale, quella del commercialista. «Siamo chiamati a svolgere una delicata funzione, mettendo al servizio della giustizia e della società il nostro know-how. Il reinserimento dei beni e delle aziende strappati all’illegalità vuol dire restituire al territorio la ricchezza sottratta. È nostro compito mettere a disposizione del giudice le nostre competenze per mantenere, ove possibile, il valore delle aziende». Così il presidente dell’Ordine dei commercialisti di Catania Margherita Poselli ha avviato l’incontro “Le Misure patrimoniali antimafia alla luce del D. Lgs. n. 159/2011: il nuovo ruolo degli Organi della procedura nella gestione dei patrimoni da confiscare”, ospitato al Tribunale di Catania, organizzato in collaborazione con la Commissione di Studio sulle Amministrazioni Giudiziarie. Primo evento in città ad affrontare questa tematica, che introduce il corso formativo per amministratore giudiziario dell’Odcec Catania (dal 9 febbraio all’8 marzo 2012, www.odcec.ct.it).
Diventare “manager” delle “imprese paravento”, dietro cui si nascondono gli affari della malavita, per il professionista vuol dire confrontarsi con un clima di sfiducia e diffidenza che comprende i dipendenti, i fornitori, gli istituti di credito. «La scelta dei commercialisti nel ruolo di amministratori dei beni e delle aziende confiscate è assolutamente strategica e valida – ha affermato il presidente del Tribunale di Catania Bruno di Marco – per le spiccate capacità in campo imprenditoriale, per la formazione giuridica e per le doti gestionali che li caratterizzano. Quello tra il giudice e il professionista sarà un rapporto di reciproca fiducia e supporto, la delicatezza dei casi che quest’ultimo si troverà ad affrontare lo esporrà a possibili condizionamenti esterni, e a rischi che vanno messi in conto. Sono certo che la nostra sarà una proficua collaborazione, nella lotta alla mafia».
Dopo i saluti del presidente Sezione Misure di Prevenzione Tribunale di Catania Luigi Russo, e la presentazione del corso da parte del consigliere Odcec Catania Andrea Aiello, è stata la volta dei relatori, coordinati da Salvatore Virgillito: Roberto Passalacqua, giudice Sezione del Riesame Tribunale Catania; Benedetto Paternò Raddusa, giudice Sezione Misure di Prevenzione Tribunale Catania; Salvatore Bruno, presidente Commissione di studio Amministrazioni Giudiziarie Odcec Catania; Carmelo Peluso, avvocato penalista.