Tre anni di fallimenti: il conto della crisi

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Tra 2009 e 2011 sono fallite in Italia circa 33 mila imprese, in cui – in base a stime fatte sugli archivi di Cerved Group – erano impiegati più di 300 mila lavoratori.
Quasi la metà dei fallimenti (oltre 15 mila) ha riguardato imprese che operano nel terziario, il 23% aziende che operano nell’edilizia (7.535), il 21% società manifatturiere (poco meno di 7 mila). Rapportando le procedure al numero di imprese operative, è evidente che il fenomeno ha colpito con maggiore intensità l’industria (con un IR medio nei tre anni pari a 38,7) e le costruzioni (28,5), rispetto a quanto osservato nei servizi (16,9) e negli altri settori (9,1). Tra i singoli settori, nei tre anni dal 2009 al 2011, hanno sofferto soprattutto l’industria dei prodotti intermedi (sono fallite circa 600 imprese, per un IR medio pari a 66,6) e il Made in Italy: la meccanica con 1.139 fallimenti (IR di 62,3), il sistema casa con 821 default (IR di 54,6) e il sistema moda con 1.658 casi (IR di 48). In valori assoluti, hanno fatto registrare un alto numero di fallimenti (ma una minore frequenza) la distribuzione (7.198 fallimenti) e il ramo dei servizi non finanziari (3.817).
Dal punto di vista geografico, quasi un terzo dei 33 mila fallimenti ha toccato aziende del Nord Ovest (più di 10 mila), un quarto imprese meridionali (8.358), il 22% del Centro Italia (7.284) e il restante 21% del Nord Est. Sono le imprese del Nord Ovest, e specificatamente quelle con sede in Lombardia, a evidenziare la maggiore frequenza dei fallimenti: gli IR si attestano rispettivamente a 23,2 punti e a 27,6 punti. Seguono Friuli Venezia Giulia (IR di25,2), Marche (23,7), Veneto (21,1) e Umbria (21,1). La Lombardia è anche la regione italiana in cui si conta il numero maggiore di aziende fallite tra 2009 e 2011: più di 7 mila, seguita a distanza dal Veneto (3.225) e dal Lazio (3.151).
Tra le singole province, è Milano quella che ha evidenziato la maggiore frequenza di fallimenti tra 2009 e 2011: l’IR si è attestato a 34 (toccando un picco di 39 nel 2011), per un numero totale dei fallimenti nei tre anni che ha superato le 3 mila unità. Seguono Pordenone (33,1), Ancona (32,9), Prato (32,6) e Lucca (30,3).