“Siamo dinanzi ad un approccio populista che è sorretto da mancanza di informazione. In quella che sembra essere una montante ‘vandea’ si parla di abolizione delle Province senza considerare che non sarebbe raggiunto alcun risultato sul fronte del contenimento della spesa, che anzi aumenterebbe, né su quello del risanamento dei conti pubblici.”
Lo ha detto il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio intervenendo nei lavori della seduta congiunta di Consiglio provinciale aperto delle cinque Province calabresi tenuto a Lamezia Terme, presso il Centro Agroalimentare. Una assise, convocata dall’UPI Calabria, con all’ordine del giorno la legge 214 del 22/12/ 2011, comma 14/21, Normativa in materia di Province, che ha visto la partecipazione dei presidenti dei Consigli delle cinque Province della Calabria, dei Presidenti Oliverio, Ferro, De Nisi, Zurlo, Raffa , di consiglieri provinciali, ed aperta a parlamentari, consiglieri regionali, numerosi sindaci. Larga, ancora, la presenza di dirigenti, funzionari, dipendenti dei cinque Enti, di rappresentanti delle forze economiche e sociali e delle organizzazioni sindacali.
“ Le Province- ha affermato ancora Oliverio- sono l’agnello sacrificale in un momento in cui, al contrario, occorrerebbe avviare , con urgenza, un serio processo di riforma che coinvolga l’organizzazione dello Stato, attraverso il superamento del bicameralismo, diminuzione del numero dei parlamentari, tetti di spesa per il funzionamento degli organi e delle strutture delle Regioni, tetti di spesa per gli organi di governo delle province e dei comuni. La funzione di organi che hanno 150 anni di vita va ricollocata nel quadro di un progetto chiaro, definito, di riforma dello Stato e della Pubblica Amministrazione in direzione di un alleggerimento del suo peso e di uno snellimento delle procedure, al fine di garantire una migliore qualità dei servizi e di realizzare un incisivo abbattimento dei costi.”
“Le norme contenute nel decreto Monti relativamente alle Province- ha poi messo in evidenza il presidente di quella di Cosenza- presentano evidenti vizi di incostituzionalità . In tal senso, come Province calabresi, unitariamente invitiamo il governatore Scopelliti ad impugnare il provvedimento presso la Corte Costituzionale assumendo una iniziativa chiara così come hanno già fatto e stanno facendo tante altre Regioni.”
“ I cittadini- ha quindi detto Mario Oliverio – devono sapere che la rappresentazione di enti inutili e costosi che è stata data delle Province è assolutamente falsa e risponde ad una esigenza di mera conservazione degli assetti statuali esistenti. Le Province vengono assunte come agnello sacrificale da dare in pasto ad una comprensibile domanda di cambiamento e di abbattimento dei costi della politica e del funzionamento della macchina pubblica, sapendo che sono l’anello meno significativo e più irrisorio del costo della Pubblica Amministrazione del nostro Paese, pari solo all’2,5% della spesa complessiva. Nell’ipotesi di soppressione delle Province il trasferimento del personale alle Regioni comporterebbe un automatico aggravamento dei costi. Uno studio presentato nei giorni scorsi dalle Province del Friuli dimostra che un dipendente della Regione costa mediamente, nel rispetto del contratto di lavoro, 20mila euro all’anno in più di un dipendente della Provincia. Ciò, per la Calabria, comporterebbe un aggravio di 60 milioni di euro all’anno, per non parlare poi del costo di gestione delle funzioni ( viabilità, edilizia scolastica, ecc.) che gli studi di qualificati istituti specializzati dicono aumenterebbero tra il 20 ed il 30%.”
“ Non siamo qui per difendere una casta o affermare una cultura di autoconservazione- ha concluso il presidente Oliverio- .Tutt’altro. Noi vogliamo che si dispieghi e si realizzi pienamente un progetto di reale riforma dello Stato, delle istituzioni e della Pubblica Amministrazione al fine di alleggerirne il peso e liberare importanti risorse. Nell’ambito di questo progetto siamo disponibili a discutere anche il ruolo e le funzioni delle Province, consapevoli che un ente intermedio di vasta scala territoriale, collocato tra la Regione ed i Comuni, è necessario per l’esercizio di funzioni sovracomunali e per la gestione di servizi che rispondono a vasti interessi territoriali e comprensoriali. Per questo siamo convinti che bisogna abbandonare la ‘vandea’ populistica ed assumere con responsabilità il percorso di un confronto di merito per affrontare con serietà nodi importanti del funzionamento dell’assetto istituzionale e, in definitiva, della vita democratica.”