Liberalizzazioni: il decreto arriva in Senato

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Il decreto legge sulle liberalizzazioni è stato presentato in Senato. Lo ha annunciato in Aula al Senato il presidente di turno, Vannino Chiti. Il provvedimento è stato assegnato alla Commissione Industria in sede referente. La novità principale del testo finale del decreto è lo stanziamento di 5,7 miliardi per il pagamento di enti e ministeri da parte della Pubblica Amministrazione. Le risorse vengono trovate in parte riallocando fondi, in parte consentendo l’emissione, fino a 2 miliardi, di titoli di Stato. Tra le novita’ introdotte ci sono due articoli relativi alla filiera agroalimentare, le norme consentono l’attivazione di un volume di investimenti nel settore Food e No-Food quantificabili- spiega la relazione tecnica – in 250-300 milioni di euro, l’intervento – viene spiegato – assume carattere di urgenza in considerazione della fase di crisi economica e dell’esigenza di rilancio degli investimenti che, in particolare, il comparto attende da oltre tre anni. Ma questa norma viene accompagnata anche da una disciplina sulle ”relazioni commerciali in materia di cessioni di prodotti agricoli e agroalimentari” che servono a limitare pratiche commerciali sleali che, vista la crisi,rischierebbero di ampliarsi nei prossimi mesi. Tra le altre novita’ un articolo prevede l’applicazione della deducibilita’ degli interessi passivi per le societa’, a prevalente capitale pubblico, che forniscono acqua, energia, teleriscaldamento e servizi di smaltimento e depurazione. Alcune modifiche di dettaglio vengono introdotte anche per la tassazione delle rendite finanziarie con l’aliquota unica prevedendo la soppressione dell’esclusione della tassa del 20% sui redditi di capitale e sui redditi differenti di natura finanziaria (la norma ha valore interpretativo) ma anchel’applicazione dell’aliquota del 12,5% sui pronti contro termine su titoli pubblici emessi da Stati esteri e dell’11% sui fondi pensione Ue (per rispondere ad una procedura di infrazione comunitaria). Nel testo vengono fissate con dettaglio anche le norme sull’autotrasporto e rispetto all’ultimo testo vengono introdotte alcune novita’ che sembrano confermare la volonta’ di sterilizzare l’effetto degli aumenti dei carburanti per il settore. La modifica – spiega la relazione tecnica – si e’ resa opportuna per equiparare la normativa italiana a quella degli altri Paesi europei ma anche per limitare l’esposizione finanziaria che gli aumenti delle accise comportano in attesa del rimborso, che e’ oggi annuale e diventera’ trimestrale. Nella relazione tecnica infatti il governo riconosce che ”i recenti aumenti delle accise sul gasolio per autotrazione stanno mettendo a dura prova la tenuta del comparto, che ha gia’ dovuto sopportare ulteriori rincari di altre voci di spesa come assicurazioni e manutenzione dei veicoli, in un contesto economico che e’ tuttora al di sotto dei livelli antecedenti alla crisi”