Dopo la Cina ora la Tunisia vuole invadere l’Italia. 1.486 paia di pantaloni importati

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Da anni ormai i nostri mercati sono letteralmente invasi dalle importazioni cinesi a prezzi concorrenziali: dalle pelletterie all’oggettistica, dai giocattoli ai cosmetici, dall’elettronica al tessile; ma diffusione e prezzi limitati nascondono talvolta problemi di illegalità, sfruttamento del lavoro, utilizzo di sostanze nocive alla salute. Ora tocca ai prodotti tunisini dopo quelli cinesi.

Ieri funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Civitavecchia hanno sequestrato 1.486 paia di pantaloni da uomo, in lana e cotone, con falsa indicazione “Made in Italy”, per un valore di circa 21.000 euro.

Il sequestro della merce, prodotta in Tunisia, è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria, ai sensi dell’art. 517 del Codice Penale (vendita di prodotti con segni mendaci).

Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, l’operazione ripropone, ancora una volta, il tema della concorrenza sleale da parte di imprenditori che operano con prodotti contraffatti in danno a imprese italiane, i cui modelli rappresentano prodotti di punta nel mondo della moda. Sicuramente non si tratterà di un caso isolato bensì di un nuovo filone che le autorità dovranno affrontare per combattere questo specifico genere di illegalità.