1300 euro lordi ovvero 700 euro netti in meno nelle tasche dei deputati. È questo l’importo che è stato stabilito per ridurre i costi della politica. Il provvedimento, immediatamente adottabile, è stato varato dall’ufficio di presidenza della Camera e verrà applicato, nei prossimi giorni, anche in Senato. L’importo, non certamente di grandi dimensioni come alcuni, tra cui l’Idv, avevano auspicato, sarebbe la somma che, con il passaggio dal sistema pensionistico contributivo previsto dal Governo Monti, i deputati avrebbero recepito in più rispetto a quanto prendono attualmente in busta paga. Insomma, il taglio promesso dal Governo c’è stato ma sembrerebbe avere tutta l’aria di un bluff visto che si tratta di costi che i parlamentari non percepiscono ancora ma di cui avrebbero potuto beneficiare grazie alle nuove norme pensionistiche. In pratica si va a rinunciare ad un ulteriore benefit in aggiunta ai tanti accumulati. Nonostante ciò, alcuni si sarebbero anche opposti: sono 20, infatti, le istanze presentante a Montecitorio. In ogni caso, la somma accumulata da tali “rinunce” verrà depositata in un apposito fondo a disposizione della Camera.
Altri tagli previsti sono quelli delle indennità d’ufficio che saranno decurtate del 10% per il Presidente della Camera, vicepresidenti, deputati questori, segretari di presidenza, presidenti e membri degli uffici di presidenza degli organi parlamentari, delle delegazioni parlamentari presso assemblee internazionali e componenti di organi interni di giurisdizione.
Passando al nuovo sistema pensionistico che ha scatenato tali cambiamenti, secondo le nuove norme, i deputati potranno accedere alla pensione solo a 65 anni di età per un periodo contributivo di 5 anni con l’opzione che, per ogni anno di mandato in più, l’età verrà diminuita fino ad un massimo di 60 anni. I dipendenti della Camera, invece, potranno andare in pensione a 66 anni (67 a partire dal 2021), mentre 41 anni per le donne e 42 per gli uomini che intendano richiedere la pensione anticipata. Per i dipendenti che recepiscono più di 200mila euro annui di pensione sarà , inoltre, previsto anche un contributo di perequazione del 15%.
Infine, come ultima iniziativa, sono state toccate anche le norme che riguardano i famosi “portaborse”, ovvero i collaboratori dei parlamentari. Figure che dovranno essere inquadrate con specifici contratti certificati da appositi consulenti del lavoro e le cui spese dovranno essere tempestivamente giustificate dal parlamentare stesso. Il rimborso “eletto-elettori” di 3.690 euro, infatti, sarà diviso in due parti: un primo 50% dovrà essere adeguatamente documentato e fare capo a specifici servizi; il restante 50%, invece, sarà a titolo forfettario.
C.M.