Prima le riunioni dei tecnici dei sindacati da un lato e degli imprenditori dall’altro. Poi mercoledì un confronto tra i rappresentanti dei lavoratori e quelle del mondo dell’impresa. Quindi giovedì il tavolo con il governo, che a sua volta potrebbe essere preceduto da una riunione dei tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. E’ un calendario ricco, una vera e propria girandola d’incontri, quello che caratterizza la settimana che si apre sul fronte della riforma del mercato del lavoro. La fitta agenda fotografa chiaramente come il confronto tra governo e parti sociali diventi più intenso, entrando nei temi specifici: dalla necessità di ridurre le formule contrattuali a quella di definire meccanismi di aggiornamento, dall’ipotesi di nuove forme di sostegno al tema della flessibilita’ in entrate e in uscita (leggi articolo18). Sui contratti di inserimento e sull’apprenditasto – che dovrebbero cancellare la ”flessibilità cattiva” delle false partite Iva – si è più vicini ad una intesa. Tutti concordi anche sull’importanza della formazione. Ma è sull’articolo18, diventato oramai quasi politico, che le schermaglie pre-tavolo sono più accese. Il governo – prima Monti e poi il ministro Fornero – ha fatto intendere che il tema è sul tappeto. Per il sindacato, però, il suo mantenimento è una pregiudiziale. Chi pone la questione – ha detto più volte il segretario della Cgil, Susanna Camusso – non vuole il confronto. Anche gli altri sindacati fanno muro. Pronto ad uno sciopero si
dice anche l’Ugl. No all’abolizione viene ribadito anche dal segretario Cisl, Raffaele Bonanni. Del resto il documento unitario firmato da Cgil,Cisl e Uil blinda il sindacato su questo punto, anche se il leader Cisl sembra indicare una possibile strada di apertura. Si dice possibilista su una ”robusta manutenzione” in particolare per favorire la velocizzazione delle vertenze di lavoro, le cui lungaggini oggi ”danneggiano lavoratori e aziende”. Sul tema dell’articolo18 il governo non può non tener conto anche dal fatto che una parte della maggioranza che lo sostiene soffia sul fuoco. Il Pdl ritiene che dopo l’intervento sulle liberalizzazioni, più penalizzante per il proprio bacino elettorale, sia ora la volta dei sacrifici per l’elettorato d’elezione del Pd, quello dei lavoratori. ”In questi giorni – ha detto Bersani rispondendo ad una domanda sull’articolo 18 – sento ripartire un dibattito come se fossimo negli anni ’80, quando si diceva ‘arrivera’ la flessibilità’, ‘bisognerà adeguarsi’ Ma qui lo tsunami è già arrivato. Uno che ha 30 anni oggi, se ha un lavoro mediamente ce l’ha flessibile,
precario e sottopagato, anche se ha una laurea. La realtà di oggi eèquesta”. Il leader del Pd spiega poi che il suo partito vigilerà sul Tavolo aperto con le parti sociali affinché nessuno interferisca.
Dal Pdl a tenere la corda tesa sul tema del lavoro è il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri che nei giorni scorsi ha chiesto ”norme tempestive e incisive per superare le rigidità e favorire la creazione di lavoro”. E’ un tema, comunque, sul quale la vecchia maggioranza di centro-destra potrebbe trovare nuovi dissidi visto che la Lega presenterà, firmatario Roberto Calderoli, una mozione che chiede il mantenimento delle tutele previste dall’articolo 18.