Resta alta la tensione sulla riforma del mercato del lavoro: ieri il presidente del Consiglio Monti ha sottolineato che il Governo non ha nessuna intenzione di ”esasperare alcunche”’ ma sono bastate le dichiarazioni del ministro del Lavoro, Elsa Fornero e di quello degli Interni, Anna Maria Cancellieri sull’attrazione degli italiani per il ”posto fisso” per riaccendere la polemica politica e quella sul web. ”Bisogna spalmare le tutele su tutti, non promettere il posto fisso che non si puo’ dare – ha detto Fornero – Questo vuol dire fare promesse facili, dare illusioni”. ”Gli italiani – ha detto Cancellieri – sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa citta’ e magari accanto a mamma e papa’, ma occorre fare un salto culturale”. ”Stiamo cercando con la nostra riflessione, con il dialogo, con le parti sociali e con la consultazione di esperienze di tanti altri Paesi – ha detto il presidente del Consiglio – di trovare quale sia la via migliore perche’ anche gli istituti del mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali possano dare il loro contributo alla crescita dell’economia italiana”. ”Per la riforma del mercato del lavoro – ha avvertito Fornero – ”il percorso deve essere rapido, non si puo’ tergiversare, fermarsi, aspettare”. La tensione resta alta soprattutto sul tema dei licenziamenti individuali con l’ipotesi di una revisione delle sanzioni contro quelli illegittimi. Nel caso dei licenziamenti per motivi economici (ovvero quelli descritti nella legge 604/1966 come motivati da giustificato motivo oggettivo) potrebbe essere previsto, a fronte di una decisione del giudicefavorevole al lavoratore (licenziamento considerato senza giustificato motivo) un risarcimento al posto del reintegro nel posto di lavoro. Reintegro che resterebbe valido invece per i licenziamenti discriminatori e per quelli senza giusta causa o riconosciuti come non aventi un giustificato motivo soggettivo. Il confronto e’ ancora in alto mare con la Cisl che ”apre” sulla revisione dell’articolo 18 (risarcimento al posto del reintegro nel caso di licenziamenti per motivi economici ritenuti illegittimi) ma che chiede di far entrare nel percorso della mobilita’ (prevista per i licenziamenti collettivi delle aziende industriali con oltre 15 dipendenti) anche quelli individuali. Una richiesta troppo esosa per le aziende che per la mobilita’ pagano un contributo sulle retribuzioni. Intanto la Confindustria torna a chiedere che il reintegro sia previsto solo nel caso di licenziamento discriminatorio prevedendo per tutti gli altri casi semplicemente un indennizzo economico. L’art.18 – ha detto il presidente degli industriali Emma Marcegaglia – non va toccato per i licenziamenti discriminatori, ”e’ un fatto di civilta”’, ma per tutti gli altri casi bisogna ”diventare europei”. In nessun altro Paese – spiega – c’e’ la reintegro per motivi che non siano discriminatori. ”Una manutenzione dell’articolo 18 intesa come diminuzione della sua efficacia – ha avvertito il leader della Cgil, Susanna Camusso – non e’ giusta e nemmeno necessaria”. E proprio sul reintegro filtrano dati che lo relegano ad appena l’1% delle cause contro licenziamenti illegittimi promesso dalla Cgil negli ultimi 5 anni (circa 300 l’anno a fronte di 31.000 cause l’anno). E in vista dei prossimi incontri (mercoledi’ si riuniscono sindacati e imprese mentre giovedi’ potrebbe proseguire il
confronto con il Governo) prosegue il dibattito sul fronte politico: ”L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non si tocca per chi ha un contratto” – ha detto il presidente della Camera Gianfranco Fini precisando la questione ”merita di essere discussa” per quanto riguarda i nuovi assunti ”per mettere in movimento la macchina italiana”. E se per il Pd Cesare Damiano e’ ”infondata” la tesi che vorrebbe l’art.18 come elemento che spaventa gli investitori, il leader dell’Idv annuncia che il suo partito ha presentato una mozione affinche’ la norma non si tocchi.