La Cia dà le prime stime dei danni al settore per l’ondata di freddo polare: danneggiati anche fabbricati e alberi da frutta, olivi e viti. Bloccate sulle strade o nelle aziende oltre 100 mila tonnellate di frutta e verdura. Gli scaffali cominciano a svuotarsi e rincari e speculazioni sui prezzi sono dietro l’angolo. Sempre più urgente la dichiarazione dello stato di calamità nelle aree colpite.
Non c’è pace per l’agricoltura italiana. Dopo gli effetti disastrosi provocati dal blocco dei tir, ora sul comparto si è abbattuta come un macigno anche l’ondata di freddo polare, che in meno di una settimana è costata all’intera filiera oltre 100 milioni di euro. E mentre l’allerta meteo resta alta in molte zone del Paese, il settore primario fa la prima conta dei danni. Con risultati devastanti.
Le stime della Cia-Confederazione italiana agricoltori parlano chiaro: quasi 50 mila imprese agricole “paralizzate” e il 25 per cento dei raccolti in campo aperto andati distrutti, con distese intere di cavolfiori, radicchio, carciofi, indivia e cicoria “bruciati” dal ghiaccio. E poi bloccati sulle strade e nelle aziende 100 mila tonnellate di ortofrutta, 200 mila litri di latte, 1 milione di uova e quasi 2 mila tonnellate tra carni bovine, suine e avicole. E ancora: danneggiati o distrutti il 5 per cento tra alberi da frutta, olivi e viti e ben il 10 per cento delle strutture aziendali, fra serre, stalle, magazzini, cascine e ripostigli. Che hanno ceduto sotto il peso della neve.
Ma non basta. Le aziende “risparmiate” dai danni diretti a colture o fabbricati -spiega la Cia- pagano comunque le conseguenze del maltempo sulla bolletta energetica. Con le temperature anche molto al di sotto dello zero, infatti, gli agricoltori devono ricorrere massicciamente al riscaldamento delle serre e delle stalle, con gli impianti costantemente accesi per evitare il congelamento delle tubature. Una vera stangata per il settore, dato che il prezzo del gasolio agricolo è cresciuto in un biennio del 130 per cento, con un aggravio sui costi produttivi pari a oltre 5 mila euro ad azienda.
Insomma, la situazione è veramente drammatica e richiede immediati interventi. Per questo -avverte la Cia- chiediamo subito lo stato di calamità per le zone maggiormente colpite. Inoltre, vanno al più presto liberate strade e autostrade e garantita di nuovo la distribuzione delle merci, soprattutto dei prodotti altamente deperibili come latte, frutta e verdura. Tanto più che dietro l’angolo c’è sempre il rischio speculazione sui prezzi.
Già adesso molti mercati sono bloccati e, soprattutto al Centro-Nord, anche i punti vendita della Gdo lavorano a rilento. Quindi, se entro uno o due giorni la circolazione non dovesse tornare alla normalità -conclude la Cia- sarebbe di nuovo corsa agli alimentari freschi, con la conseguenza di scaffali vuoti e rincari dei listini assicurati.