Sono 542 mila i giovani in apprendistato, pari al 15% degli occupati tra i 15 e i 29 anni d’età. Nel biennio 2009-2010 si è registrato un calo complessivo del 17%, con punte più alte per il segmento dei minorenni, soprattutto se occupati nelle aziende artigiane. E’ quanto emerge dal XII Rapporto di monitoraggio sull’apprendistato, appena pubblicato dal Ministero del Lavoro e realizzato grazie alla collaborazione dell’Isfol e dell’Inps.
Dai dati traspare, tuttavia, anche qualche segnale di ripresa: sul fronte dei nuovi avviati si è avuta una contrazione del 27% nel 2009 ma l’anno successivo si è tornati ad un trend positivo del 2%. Inoltre, nonostante la crisi in atto il numero di apprendisti il cui contratto è stato trasformato a tempo indeterminato è comunque rimasto stabile nel 2009 ed è addirittura aumentato del 12% nel 2010. Rispetto ai contratti non standard l’apprendistato continua ad offrire maggiori possibilità di passare ad una condizione lavorativa stabile.
Il professionalizzante è l’apprendistato più diffuso. I minori in apprendistato sono in netto calo da anni e nel 2010 corrispondono a 7.700 unità, comunque assunti con contratto professionalizzante, visto che quello per il diritto-dovere non è mai partito. Gli apprendisti in alto apprendistato sono solo qualche centinaio.
L’apprendistato ha un peso rilevante nell’ambito delle politiche del lavoro: il costo per le sottocontribuzioni e per la formazione rappresenta circa il 39% della spesa totale per le politiche attive per il lavoro.
Gli apprendisti iscritti alle attività di formazione pubblica sono il 25%. Forti i divari territoriali, con i valori di Centro e Mezzogiorno attestati intorno al 15%. Le realtà con la più alta percentuale di apprendisti in formazione sono le Province autonome di Bolzano (84%) e Trento (80%), il Friuli Venezia Giulia (75%) e l’Emilia Romagna (66%).
“La formazione in apprendistato è ancora un punto debole in molte parti d’Italia – ha dichiarato il Direttore generale dell’Isfol Aviana Bulgarelli – mentre questa tipologia contrattuale costituisce uno strumento cruciale per l’acquisizione di competenze da parte dei giovani. E’ molto importante sviluppare anche l’apprendistato per il diritto-dovere di istruzione e formazione, che può contribuire ad affrontare il dramma dei Neet, cioè di coloro che sono al di fuori sia del mercato del lavoro sia del sistema formativo. Penso soprattutto a quel 19% di giovani italiani che abbandona gli studi dopo la licenza media e rischia di rimanere emarginato dalla vita professionale e di confluire in condizione di povertà ed esclusione sociale. L’apprendistato, viceversa, è uno strumento che può far emergere il talento anche di quei giovani cha hanno difficoltà con l’apprendimento scolastico tradizionale”.