Il Molise e la Basilicata sono le regioni che hanno risentito maggiormente della crisi che ha investito il nostro Paese. A dirlo è il Sole 24 Ore attraverso una indagine condotta dal Centro Studi Sintesi sulla situazione economica dei territori tra il 2007 e il 2011. Diversi sono stati fattori presi in considerazione per realizzare l’analisi: produttività, indice di imprenditorialità, apertura commerciale, export, brevetti europei, occupazione, sofferenze sui crediti d’impresa e prestiti alle imprese. Al top della classifica si è collocata la Liguria che, in modo strategico, è riuscita a far fronte meglio delle altre regioni alla crisi finanziaria puntando prevalentemente su export e sul contenimento delle sofferenze bancarie. Non bene, però, Molise e Basilicata. Secondo il quotidiano economico, infatti, sono sarebbe la prima volta che queste regioni vengono segnale col bollino nero in materia di sviluppo e crescita. Una tendenza confermata anche questa volta a causa della scarsa capacità delle imprese di fatturare e, quindi, di onorare i prestiti (la sofferenza sui crediti d’impresa tra il 2007-2011 si attesta allo 0% per il Molise che si posiziona all’ultimo posto in classifica; per quanto riguarda la percentuale dei prestiti alle imprese, la regione si colloca al penultimo posto con il 44,7% seguita dal Lazio con lo 0%). Un dato certamente incisivo se si pensa che proprio le aziende dovrebbero trainare il territorio verso la crescita e, quindi, verso l’uscita dalla crisi. Infatti, sempre evidenziando la situazione del Molise, gli sforzi effettuati sulla produttività (56,1%) e la nascita di nuove imprese (59%), entrambe sopra la media nazionale, non sono stati sufficienti a limitare l’impatto della crisi finanziaria sul territorio che ha, così, contribuito a peggiorare una condizione già di per sè critica. Al fine di completare il quadro, riportiamo anche i dati rilevati, sempre per il Molise, per quanto concerne gli altri indici: propensione all’export 42%, apertura commeciale 61,6%, brevetti europei 37,8%, tasso di occupazione 72,5%. Tranne che per quest’ultimi due dati, il resto si posiziona al di sotto della media nazionale.