La Grecia deve aspettare ancora. L’Eurogruppo di oggi diventa una teleconferenza, e tutto viene rinviato a lunedì prossimo, perchè Atene non ha ancora fornito le garanzie richieste dalla troika. E lo stesso governo ellenico, dopo un consiglio dei Ministri, raggiunge un apparente accordo sui tagli aggiuntivi di 325 milioni necessari, provenienti probabilmente in gran parte dalle pensioni, ma non sembra esserci certezza sulla lettera d’impegno firmata dai leader dei partiti: il socialista Giorgos Papandreou l’avrebbe già sottoscritta, ma il leader conservatore Antonis Samaras avrebbe ancora delle divergenze sul testo. Secondo indiscrezioni – un annuncio ufficiale non c’è stato – il governo greco avrebbe raggiunto una prima intesa sui risparmi: 300 milioni verrebbero dai tagli alle pensioni e il resto da tagli a difesa e spese per medicinali. Questo contrasta con quanto affermato in questi giorni da fonti governative, per le quali i tagli di spesa avrebbero riguardato le attività dei ministeri e non le pensioni. Circa 100 milioni verranno, secondo questa ipotesi accreditata da siti ben informati, da un taglio del 7% alle pensioni del fondo per i marinai e il 20% a quelle di lavoratori del settore elettrico, telefonico e banche sopra i 1200-1300 euro. Circa 200 milioni saranno invece reperiti da un 15% tagliato dalle integrazioni pensionistiche ove queste superino i 200 euro.Le decisioni cruciali sull’austerità, dopo il voto al Parlamento di domenica, si intrecciano in queste ore con la politica interna ellenica, e questo complica il quadro, dopo che il portavoce del governo Pantelis Kapsis aveva annunciato che le elezioni politiche anticipate si terranno ad aprile. C’è ad esempio la questione della successione di Papandreou alla guida del Pasok: fonti socialiste la ipotizzano in tempi brevi. Il candidato favorito è il ministro delle Finanze Evangelos Venizelos, che però potrebbe dover lasciare il suo incarico al governo per fare campagna ‘interna’. Questa incertezza sembra aver bloccato il previsto rimpasto di governo necessario al premier Lucas Papademos, che deve sostituire i ministri e sottosegretari dimissionari. Su questo fronte, nel corso del consiglio dei Ministri il primo ministro ha chiesto di restare nella compagine di governo, ai Trasporti, a Makis Voridis, dissidente del Laos (estrema destra), che la scorsa settimana si era dimesso con altri tre esponenti del suo partito, che era uscito dalla maggioranza. Voridis avevacomunque votato a favore delle misure di austerità nonostante l’ordine del leader di Laos, Giorgos Karatzaferis, di votare No. Il premier ha invece accettato le dimissioni di altri cinque membri del governo, tre del Laos e due socialisti. Non è ancora noto chi li rimpiazzerà.