Dopo la sentenza di lunedì, i magistrati sembrano intenzionati a modificare l’imputazione del secondo procedimento contro Schmidheiny e de Cartier, attribuendo loro la responsabilità intenzionale per ciascuno dei morti per l’amianto lavorato negli stabilimenti italiani del gruppo elvetico. Si ipotizza un migliaio di contestazioni
E adesso tocca a Eternit bis. Dopo la sentenza che, lunedì scorso, ha condannato il magnate svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis de Cartier, ex vertici della multinazionale elvetica, a sedici anni per disastro ambientale doloso, la procura di Torino è intenzionata ad aprire un nuovo fronte processuale: attribuire loro anche la responsabilità per ciascuno dei casi di morte per amianto. Si stima le contestazioni saranno poco meno di un migliaio.
Fascicolo già aperto per omicidio colposo. Il procedimento Eternit bis è già aperto per omicidio colposo, ma è molto probabile, alla luce del verdetto di primo grado del giudice Casalbore, una modifica del capo d’accusa. Si profila, infatti, l’ipotesi di un reato intenzionale, che potrebbe essere l’omicidio volontario con dolo eventuale. I pubblici ministeri Sara Panelli e Gianfranco Colace, che lavorano insieme al pm Raffaele Guariniello, hanno affidato a un gruppo di medici ed epidemiologi una consulenza tecnica. Per adesso il fascicolo contiene i nomi di tutte le vittime del processo Eternit – circa 2.200 uomini e donne uccise dall’amianto lavorato a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli – ma il numero è destinato a calare drasticamente anche per non ritrovarsi in Corte d’Assise con un processo impossibile da gestire.
Prese in considerazione le morti avvenute dopo il 2008/2009. La consulenza dovrà chiarire quali sono le morti che si possono addebitare con certezza alle condotte di Schmidheiny e De Cartier. Poi sarà necessario – anche alla luce della sentenza di primo grado – escludere le vicende cadute in prescrizione: è , dunque, assai probabile che si lavorerà per gli episodi avvenuti dopo il 2008 o il 2009. Infine, bisognerà evitare questioni di competenza territoriale: per questo motivo, il primo dei casi che compariranno nel capo d’accusa sarà una persona che ha vissuto o ha lavorato a Cavagnolo, un piccolo centro in provincia di Torino, dove c’era una fabbrica di amianto legata all’Eternit (il comune ha ottenuto quattro milioni di risarcimento).