“Una vera e propria progressiva dismissione del controllo di legalità”. Così il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, commenta quanto emerso dalle parole del presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, nel discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario. Per la sindacalista infatti, dalla denuncia del presidente della magistratura contabile, “vengono alla luce con forza i problemi che la crisi ha acuito: la mancanza non solo di norme ma anche di revisione delle procedure delle amministrazioni pubbliche maggiormente esposte alla corruzione, che vale più di 60 miliardi l’anno”. Più in generale, rileva, “le politiche di alleggerimento della lotta all’evasione fiscale (dai condoni alla depenalizzazione del falso in bilancio) hanno aumentato la corruzione e l’evasione”.
Da tempo la Cgil chiede “l’adeguamento del nostro codice alle norme internazionali anticorruzione previste dalla Convenzione di Strasburgo del ’99, invece da anni giacciono in parlamento diversi disegni di legge su questo tema, senza che nessuno l’assuma come priorità”. Anche sul fronte delle società pubbliche e partecipate “abbiamo proposto una revisione degli assetti andando sempre di più verso l’accorpamento in società regionali uniche che garantiscano economicità, efficienza e tutela dell’occupazione”. Sorrentino sottolinea “i primi passi fatti dal governo Monti verso il contrasto all’evasione, anche se sulla tracciabilità la soglia individuata poteva essere ulteriormente ridotta, ma sulla corruzione e sull’autoriciclaggio attendiamo ancora interventi in tempi breve”.
Per la dirigente sindacale “il controllo di legalità sul ciclo di investimenti pubblici, la lotta alla corruzione e all’evasione possono far recuperare risorse necessarie per la crescita e soprattutto per ripristinare nel Paese il primato della legalità economica, sia pubblica che privata”. Di fronte agli effetti della recessione questi temi, suggerisce la sindacalista, “dovrebbero essere assunti come priorità generale, proprio per questo da tempo chiediamo interventi mirati per recuperare parte dei 330 miliardi che costituiscono i costi dell’economia sommersa, della corruzione e dell’evasione fiscale, ai quali vanno aggiunti i guadagni delle organizzazioni mafiose. In un periodo di così grande difficoltà economica si potrebbe ripartire proprio dalla legalità economica, fondamentale per far uscire l’Italia dalla crisi”, conclude Sorrentino.