Carneval, Coldiretti: “-20% frappe per maltempo e crisi. Spesi 120 mln”

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Si riducono del 20 per cento gli acquisti complessivi degli italiani dei dolci tipici del Carnevale, dalle frappe alle castagnole, per i quali la spesa complessiva è stata di 120 milioni di euro. E’ quanto stima la Coldiretti che, nel trarre un bilancio del carnevale 2012, sottolinea gli effetti negativi del maltempo e della crisi sulla festa piu’ pazza dell’anno durante la quale sono stati comunque consumati ben 15 milioni di chili di dolci tipici. Berlingozzi e Cenci in Toscana, Cicerchiata in Abruzzo, Brugnolus e Orillettas in Sardegna, Galani in Veneto, Sfrappole in Emilia Romagna, Bugie in Liguria, Chiacchiere in Basilicata, Struffoli e Sanguinaccio in Campania, Crostoli in Friuli, Frappe e Castagnole nel Lazio, Pignolata in bianco e nero in Sicilia e Grostoi in Trentino, sono – sottolinea la Coldiretti – solo alcune delle specialità gastronomiche regionali che gli italiani riscoprono nel giorno di carnevale. Nella maggioranza dei casi i dolci tipici della tradizione preparati nei forni, negli agriturismi di Terranostra, nei mercati degli agricoltori di “Campagna Amica” sono ottenuti da ingredienti semplici come farina, zucchero, burro, miele e uova. Anche per effetto di una partenza difficile a causa del maltempo i dolci di Carnevale registrano prezzi sostanzialmente stabili o in leggero aumento rispetto allo scorso anno con valori variabili dai 15 ai 20 euro al chilo. Resta il fatto che in molti approfittano del forte risparmio che è possibile realizzare con la preparazione casalinga anche mettendo a frutto la propria creatività personale negli ingredienti o nella forme dei dolci. La festa – ricorda la Coldiretti – prende le mosse dalla tradizione della campagna, dove segnava il passaggio tra la stagione invernale e quella primaverile e l’inizio della semina nei campi che doveva essere festeggiata con dovizia. I banchetti carnevaleschi – conclude la Coldiretti – sono molto ricchi di portate perché, una volta in questo periodo si usava consumare tutti i prodotti della terra, non conservabili, in vista del digiuno quaresimale.