Crisi: l’Imu sui fabbricati rurali mette fuori mercato migliaia di imprese

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Il presidente della Cia Giuseppe Politi manifesta grande preoccupazione. Sono misure che avranno effetti devastanti per l’intero settore. Se da parte del governo non arriveranno le giuste risposte, la mobilitazione scatterà con iniziative sull’intero territorio nazionale. Le aziende agricole già fanno i conti con costi insostenibili (specie per il caro-gasolio) e per gli effetti negativi del maltempo e del blocco dell’autotrasporto.

“Ormai è vera emergenza per l’agricoltura italiana. Un’impresa agricola su tre è a rischio. I bilanci aziendali sono sempre più “in rosso”. I costi produttivi (soprattutto a causa del caro-gasolio) crescono in maniera preoccupante e con essi gli oneri contributivi e il “peso” asfissiante degli adempimenti burocratici. Nel 2011 più di 20 mila aziende hanno chiuso i battenti. E ora sull’intero settore si sta per abbattere un colpo micidiale: l’Imu per i fabbricati rurali e l’aumento degli estimi catastali per i terreni agricoli previsti dalla manovra del governo Monti. Provvedimenti che rischiano di travolgere migliaia di agricoltori. Ecco perché è assolutamente urgente intervenire per correggere una vera e propria ingiustizia. Siamo, comunque, pronti ad iniziative, a sviluppare una forte mobilitazione sul territorio perché vengano date risposte valide alle esigenze dei nostri produttori”. Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi preoccupato per la situazione delle campagne, dove continuano a salire disagio e malessere.
“Nelle scorse settimane -ha aggiunto Politi- abbiamo inviato lettere al presidente del Consiglio, ai leader dei partiti politici, al presidente dell’Anci, manifestando la nostra netta contrarietà alle misure fiscali in agricoltura, soprattutto per quello che concerne l’Imu. D’altronde, il fabbricato rurale, come la stalla, il magazzino, la cascina, è uno strumento fondamentale di lavoro e il ‘bene terra’ è indispensabile per produrre derrate alimentari. Quindi, non possono avere una tassazione così pesante”.
“Abbiamo sottolineato, dunque, che l’incremento degli estimi dei terreni agricoli e l’Imu sui fabbricati rurali rappresentano -ha rimarcato il presidente della Cia- una tassazione ingiusta, in quanto si va a colpire strumenti fondamentali per l’attività del produttore agricolo. Sono misure che avrebbero un costo drammatico per le aziende agricole, che già sono oppresse da oneri produttivi, previdenziali e burocratici pesantissimi. Per non parlare degli effetti negativi provocati dall’ondata di maltempo e del blocco dell’autotrasportatore”.
“Al governo e alle forze politiche abbiamo ribadito che il problema dell’Imu sui fabbricati rurali e dell’incremento degli estimi catastali dei terreni -ha detto ancora Politi- deve essere risolto in tempi brevi. Sull’agricoltura, peraltro in grave difficoltà, non si possono scaricare provvedimenti punitivi. Non è possibile che alle aziende agricole si chiedono pesanti sacrifici per nulla controbilanciati da interventi a sostegno della crescita imprenditoriale che si pone quanto mai urgente”.
“Negli ultimi dieci anni -ha concluso il presidente della Cia- oltre 500 mila imprese agricole, in particolare quelle che operavano in zone di montagna e svantaggiate, hanno chiuso i battenti. Il pericolo è che nei prossimi tre-quattro anni, altre 250 mila aziende rischiano di cessare l’attività. Senza interventi mirati sulla fiscalità in agricoltura e misure in grado di ridare slancio al lavoro dei nostri imprenditori agricoli sarebbe una tragedia per l’intero settore”.