Bioeconomia: la nuova sfida europea per la sostenibilità

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La Commissione Europea ha pubblicato la strategia europea per supportare una crescita sostenibile attraverso un rafforzamento della bioeconomia (EC, 2012. “Innovating for Sustainable Growth: A Bioeconomy for Europe”). Per bioeconomia s’intende un’economia basata sull’impiego di risorse biologiche per la produzione di alimenti, mangimi e combustibili per la produzione industriale ed energetica. L’avvio di una bioeconomia a larga scala può significare, per l’Europa, creare nuova occupazione, avviare la crescita economica nelle aree rurali, lungo le coste e nelle aree industriali provate dalla attuale crisi economica, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e aumentando la sostenibilità economica e ambientale della produzione primaria e dei processi industriali.

Il piano d’azione messo a punto dalla Commissione è basato su un approccio intersettoriale e sull’obiettivo di favorire la nascita di un’economia a emissioni ridotte, conciliando le esigenze di sostenibilità nell’uso delle risorse biologiche per fini produttivi con la tutela della biodiversità e dell’ambiente. I tre aspetti chiave della strategia riguardano lo sviluppo di nuove tecnologie e processi produttivi ispirati alla bioeconomia; lo sviluppo di nuovi mercati in diversi settori interessati e l’avvio di una collaborazione più ampia tra i responsabili politici e le parti interessate. In un’intervista Máire Geoghegan-Quinn, commissaria EU responsabile per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, afferma che l’Europa è ormai matura per passare a un’economia ‘post-petrolio’, dove un più ampio utilizzo delle fonti rinnovabili è una necessità ma anche un’opportunità. Questo processo può essere favorito attraverso la ricerca e l’innovazione, elementi chiave per la protezione dell’ambiente, la sicurezza energetica e alimentare e la futura competitività dell’Europa.

La Commissaria ha però affermato che l’Europa si mostra troppo lenta a recepire le grandi sfide dello sviluppo e che spesso le azioni politiche in questo senso risultano isolate. Una scommessa come quella lanciata dalla strategia europea per la bioeconomia, invece, richiede un quadro di riferimento più forte ed organico, che coinvolga contemporaneamente il mondo scientifico, quello politico e quello imprenditoriale. I fondi pensati per sostenere la strategia europea fanno capo a filoni di finanziamento come la politica agricola comunitaria, il programma di ricerca “Horizon 2020” e altri programmi comunitari e nazionali.

La strategia europea per la bioeconomia segue l’Agenda messa a punto dall’OECD nel 2009 (OECD, 2009. The Bioeconomy to 2030: designing a Policy Agenda) in modo originale. L’Agenda dell’OECD, infatti, è tarata sul ruolo che le biotecnologie (applicate agli ambiti di tipo agricolo, sanitario e industriale) possono giocare nel lanciare a livello mondiale una bioeconomia condivisa. La Commissione Europea, invece, facendo seguito al lungo dibattito e al percorso effettuato negli ultimi anni sulla strada della sostenibilità, vede la bioeconomia in un contesto più vasto, dove trovano spazio la sicurezza alimentare, la gestione sostenibile delle risorse naturali, la riduzione dalla dipendenza dalle risorse non rinnovabili, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la competitività europea per creare e mantenere nuovi posti di lavoro.

La visione europea della bioeconomia ha, quindi, un carattere più globale e coerente, che prevede aspetti politici, investimenti in conoscenza, innovazione e incremento di capacità, nuove infrastrutture e strumenti, una governance partecipativa basata su un dialogo informato con la società. L’applicazione di questa strategia, che prevede tra l’altro aspetti controversi come quelli, ad esempio, legati alla produzione dei bio-carburanti, richiederà senza dubbio un notevole impegno a livello politico, economico e sociale.

È bene però ricordare che la bioeconomia in Europa muove già, di fatto, circa 2000 miliardi di euro l’anno nei settori dell’agricoltura, della silvicoltura, della pesca, della produzione alimentare, della produzione di pasta di carta e carta, dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Si prevede che l’attuazione della strategia europea sulla bioeconomia possa moltiplicare tale valore di un fattore dieci entro il 2025.