L’onda lunga degli incentivi alle rinnovabili sulla bolletta dei consumatori di elettricità

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Se si guarda all’evoluzione negli ultimi anni della composizione della bolletta di un consumatore domestico tipo in regime di maggior tutela (con consumi annuali non superiori a 2.700 kWh e potenza pari a 3 kW), aggiornata trimestralmente dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, si possono considerare alcuni fenomeni di interesse.
Dal 2004 ad oggi (secondo trimestre 2012), tra tutte le voci considerate solo una (il corrispettivo per i servizi di trasmissione, distribuzione e misura) decresce sia in termini assoluti (da 3,2 c/kWh a 2,6 c/kWh) che relativi (dal 26,1% al 14,0%).
Tutte le altre componenti sono aumentate in termini assoluti. Sono questi i dati raccolti da i-Com – Istituto per la competitività che ha analizzato l’incidenza delle fonti rinnovabili sulla bolletta del cittadino medio e le cause dei progressivi aumenti dei costi energetici.
Secondo lo studio, è lievitato il corrispettivo per la voce tradizionalmente più rilevante (che pesa nel periodo considerato tra il 50% e il 62%), che va a coprire i costi di acquisto e dispacciamento dell’energia (da 6,2 c/kWh a 10,1 c/kWh), a causa dell’aumento del prezzo delle materie prime (in particolare del petrolio e di conseguenza del gas importato attraverso contratti take or pay). Sono aumentate le imposte, che dipendono dalla tariffa complessiva e in particolare da alcune componenti che nel frattempo si sono incrementate (anche se in termini relativi il peso della fiscalità è diminuito dal 15,8% al 13,5%). Inoltre, a seguito della completa apertura del mercato elettrico (e in qualche misura della sua vivacità), il corrispettivo per la vendita, che negli anni precedenti era una componente poco significativa se non del tutto insignificante, a partire dal 2008 ha un peso crescente nella tariffa complessiva che è arrivato nel secondo trimestre 2012 al 4,3% (nel 2008 era il 2,7%) e a 0,8 c/kWh.
Tuttavia, l’aumento più stupefacente in termini relativi nel periodo considerato va ascritto alla voce oneri generali di sistema, che nel 2004 rappresentava il 7,9% della tariffa complessiva e, pesa attualmente al 13,0% (in termini assoluti si è passati nello stesso intervallo di tempo da 1 c/kWh a 2,4 c/kWh). Ma, almeno in termini relativi, l’incremento si consuma dal 2010 in poi (la voce pesava ancora nel 2009 per il 7,7% della bolletta totale). In tali dati, tuttavia, non è stato considerato l’aggiornamento degli incentivi diretti alle fonti rinnovabili e assimilate, che avverrà solo a partire da maggio, a meno di interventi da parte dei decisori politici che stemperino l’impatto su cittadini e imprese. Se ciò non dovesse accadere, si determinerà un ulteriore incremento del 4% del prezzo della bolletta: in tal caso, gli oneri di sistema peseranno per 3,1 centesimi di euro per ogni kWh consumato.
Se si vanno a guardare i motivi di tale trend la risposta è scontata e lampante. Di tutte le numerose sottovoci ricomprese negli oneri generali di sistema, l’aumento è da ascrivere pressoché interamente alla componente A3 (costi per il finanziamento degli incentivi alle fonti rinnovabili e assimilate). Basti pensare che, se nel secondo trimestre 2009, l’A3 pesava per circa il 55% degli oneri generali di sistema, nel primo trimestre 2012 la percentuale aveva varcato quota 90 (90,28%), con una crescita costante negli ultimi due anni e mezzo.
Nella stragrande maggioranza, se escludiamo il ritiro dei certificati verdi da parte del GSE, l’incremento della A3 è da attribuire al costo degli incentivi al fotovoltaico, che sono passati dai 744 milioni di euro del 2010 ai 6 miliardi previsti nel 2012 (nel 2010 l’A3 valeva 4,1 miliardi di euro mentre nel 2012 si aggirerà intorno ai 10,4 miliardi). Sull’aumento dell’A3, pesa anche il crescente costo legato al ritiro da parte del GSE dei certificati verdi, che nel 2008 era pari a un insignificante cifra di 15 milioni di euro, repentinamente rimbalzata nel 2010 a 940 milioni per proseguire la corsa ai 1750 previsti nel 2012. In questo modo, passa in secondo piano il progressivo esaurimento delle convenzioni CIP 6, che tra rinnovabili e assimilate porterà risparmi nel 2012 di non più di 700 milioni rispetto al 2010.
Tuttavia, il peggio deve ancora arrivare, almeno nel quadro regolatorio corrente (o che si va delineando in base ai più recenti interventi normativi). Facendo delle proiezioni in base alla probabile evoluzione degli incentivi nei prossimi anni e pure ipotizzando uno stop nel 2016 (con il quasi certo conseguimento degli obiettivi europei in anticipo rispetto ai tempi previsti nel PAN 2010), si può stimare un’ulteriore escalation degli incentivi alle rinnovabili che vanno in A3 a 20 miliardi di euro nel 2016 (dai quasi 10 previsti nel 2012). Questo anche per il phasing-out dei certificati verdi previsto nei prossimi anni in base al nuovo regime incentivante.
Se queste stime si avverassero (e al momento sembra piuttosto realistico che questo accada più o meno nei termini indicati), l’impatto in bolletta sarebbe a dir poco significativo, con un incremento superiore al 50% nel 2016 rispetto all’attuale valore dell’A3 per il consumatore domestico tipo.
Con scenari non molto allegri sulle altre componenti della bolletta elettrica, l’Italia è riuscita a guadagnarsi con le scelte del passato un’eredità che porterà i consumatori di elettricità ad avere almeno nei prossimi due anni aumenti della bolletta in media a due cifre su base annuale.. Non proprio una buona notizia per il consumatore in tempo di crisi e già alle prese con un’inflazione arrivata su base tendenziale quasi alla soglia del 5%, la cui evocazione sembrava ormai un ricordo del passato.
Difficile d’altronde immaginare evoluzioni troppo diverse dall’attuale (come il ritorno ai certificati verdi o il passaggio almeno parziale del costo degli incentivi alla fiscalità. Tuttavia, in questa situazione, con il cerino acceso, capro espiatorio di tutti i mali attuali del sistema elettrico, rischia di rimanere l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, costretta ad aggiornare trimestralmente le tariffe elettriche sulla base di andamenti che in gran parte non può controllare, alcuni esogeni e altri fin troppo endogeni al sistema italiano (vedi Decreto Salva Alcoa et similia).